fbpx I geni di Neanderthal hanno reso il Covid più grave | Scienza in rete

I geni di Neanderthal hanno reso il Covid più grave

Tempo di lettura: 2 mins
Un uomo primitivo con zagaglia, blazer e valigetta ventiquattrore"--"

Lo studio Origin dell’Istituto Mario Negri ha individuato varianti genetiche provenienti dall'uomo di Neanderthal nel DNA di chi ha avuto la malattia nella forma più grave. 

Crediti immagine: Crawford Jolly/Unsplash

Un piccolo gruppo di geni che abbiamo ereditato dall’uomo di Neanderthal - e dalle sue relazioni amorose con i nostri antenati sapiens - ci espone oggi al rischio di sviluppare il Covid in forma grave. È questa la singolare conclusione dello studio Origin dell’Istituto Mario Negri, presentato ieri a Milano e pubblicato sulla rivista iScience. Condotto con una sofisticata tecnica di analisi del DNA, lo studio ha infatti individuato un aplotipo contenente tre geni neandertaliani, vicini fra loro, «certamente collegati alla gravità della malattia, e la cui presenza nel genoma spiega perché il virus può colpire in modo gravissimo anche soggetti giovani e senza altri fattori di rischio» spiega Giuseppe Remuzzi, direttore del Mario Negri.

I geni responsabili del 15% dei decessi in provincia di Bergamo

Secondo i calcoli di Matteo Breno, primo autore dello studio, il 15% dei decessi che si sono verificati nella provincia di Bergamo è attribuibile a queste varianti. Origin ha coinvolto le comunità della bergamasca colpite più duramente dal virus a inizio 2020. Quasi 10.000 persone hanno risposto a un primo questionario. Fra queste, 1.200 sono state selezionate per il successivo test del DNA e suddivise in tre gruppi da 400, omogenei per età, sesso e altre caratteristiche. Il primo gruppo era composto da pazienti che avevano avuto il Covid in forma grave, il secondo da chi aveva avuto una malattia lieve o asintomatica e il terzo da soggetti che non avevano contratto il virus. La tecnica del DNA microarray ha infine permesso di analizzare per ogni partecipante quasi 9 milioni di varianti genetiche, alla ricerca di quelle che potessero spiegare la varietà dei sintomi. Le regioni collegate alle forme più gravi sono in tutto una ventina. «Ma fra queste una risulta particolarmente significativa: si trova sul cromosoma 3 e contiene tre geni che Homo sapiens ha ereditato dall’uomo di Neanderthal», spiega Remuzzi. Chi ne è portatore ha più del doppio del rischio di sviluppare il Covid severo, quasi tre volte il rischio di andare in terapia intensiva e una probabilità ancora maggiore di aver bisogno di ventilazione meccanica.

Confermata la relazione tra gravità del Covid e geni neandertaliani 

Lo studio conferma quanto ipotizzato da Svante Pääbo, lo scienziato premio Nobel che ha decifrato il DNA dei Neanderthal, e che nel 2020 aveva già trovato una relazione fra la gravità del Covid e i geni neandertaliani. Lo studio del Mario Negri precisa che due dei tre geni individuati (chiamati CCR9 e CXCR6) hanno a che fare con i processi infiammatori, mentre il terzo (LZTFL1) influisce sullo sviluppo delle cellule che tappezzano le pareti delle vie respiratorie, che risulterebbero meno efficaci nell’espellere gli agenti nocivi provenienti dall’esterno.

 

Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

L’Europa è impreparata per affrontare i rischi climatici

Alluvione

Sebbene l’Europa sia il continente che sta registrando i più rapidi aumenti delle temperature a livello globale, al momento è impreparata ad affrontarne le conseguenze. I rischi climatici minacciano molteplici ambiti: sicurezza energetica e alimentare, gli ecosistemi, le infrastrutture, le risorse idriche, la salute dei cittadini. Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente (AEA), molti di questi rischi hanno già raggiunto livelli critici, che potrebbero diventare catastrofici in assenza di interventi rapidi. Il report European Climate Risk Assessment (EUCRA) evidenzia come la combinazione tra i pericoli climatici e i pericoli non climatici accresca complessivamente i rischi economici, sociali e ambientali a cui la collettività è esposta. Inoltre, il report mette in luce i collegamenti tra diversi rischi e la loro capacità di diffondersi sia da un settore a un altro sia da una regione all’altra.

Photo by Kelly Sikkema on Unsplash

Il primo marzo scorso l’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) ha pubblicato i risultati della prima valutazione europea dei rischi climatici, European Climate Risk Assessment (EUCRA). Il report evidenzia che le politiche e gli interventi di adattamento adottate in Europa non procedono con la stessa rapidità con cui stanno evolvendo i rischi climatici.