Esaminare le dinamiche lavorative di un gruppo di ricercatori specializzati in scienze marine che a bordo della nave oceanografica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) “Urania” utilizzano strumentazioni dalle più complesse e sofisticate a quelle più semplici e di uso comune. Lo scopo è di capire gli aspetti che caratterizzano e rendono originale questa realtà rispetto ad altre simili in contesti diversi, come quella analizzata da Charles Goodwin nel suo lavoro Il senso del vedere (2003) su una nave militare statunitense. Sono questi gli argomenti trattati nello studio “dal vivo”, realizzato nel corso di una spedizione nel mare Mediterraneo "La ricerca scende nelle profondità del mare. Indagine etnografica per analizzare tecnologie, lavoro e pratiche sociali a bordo della nave del Cnr Urania”. Un viaggio nel mondo della ricerca oceanografica per studiare le interazioni tra i ricercatori e capire come le tecnologie complesse, e non solo, influenzano le pratiche lavorative del team di lavoro.
Nave oceanografica Urania
Il Mediterraneo costituisce un'eccellente area di studio sia per le ridotte dimensioni rispetto ai bacini oceanici sia per i tempi relativamente brevi di residenza delle acque, che consentono alla comunità scientifica di chiarire eventi climatici transitori che si sono verificati nel mar Mediterraneo e le conseguenti implicazioni di tipo biogeochimico. A collaborare allo studio degli ecosistemi marini e dei cambiamenti climatici nelle acque del Tirreno centrale e meridionale, più gruppi di ricerca appartenenti a diversi Enti come Cnr, Enea, Università Partenopea di Napoli, Università di Messina, Stazione Zoologica di Napoli.
L’idea di partenza era osservare le pratiche svolte quotidianamente dai ricercatori esperti e novizi, utilizzando un approccio di ricerca di tipo emico, ovvero all’interno del gruppo, secondo il punto di vista degli attori sociali, cercando di capire come le attività lavorative, particolarmente complesse per l’uso di tecnologie informatiche e strumentazioni sofisticate, possano generare sentimenti di precarietà e sensazioni di incertezza sia lavorativa che di vita. Proprio come analogamente avviene per le organizzazioni ad alto rischio come le strutture ospedaliere dove gli imprevisti lavorativi sono frequenti.
Rispetto ad altre realtà straniere - come quella statunitense - la nave "Urania" mostra una organizzazione tipicamente civile, offrendo maggiore libertà di manovra nelle operazioni di ricerca. Tranne situazioni di criticità, momenti in cui il comandante è l’unico deputato a prendere decisioni insieme al ricercatore esperto che lo affianca; essi decidono tempi, modalità e team per le operazioni sulla nave.
Retini per lo studio del Plancton
Sebbene le procedure di prevenzione e monitoraggio dei rischi siano le stesse, l’emergenza sulla nave oceanografica si differenzia da altre realtà, sia per la presenza del mare che non agevola eventuali aiuti dall’esterno sia per la gestione dell’emergenza: dalle regole di sicurezza per tutte le attività di ricerca e di lavoro, alle strategie per la risoluzione di problemi che possono mettere in pericolo l’incolumità dei passeggeri e degli strumenti, fino alla velocità con cui entrambe risolvono le urgenze. In tali momenti è il comandante, team leader, a prendere le redini della situazione.
Inoltre, se da una parte l’organizzazione lavorativa risulta non prevedibile e in continuo divenire, anche con momenti di crisi, dall’altra non bisogna sottovalutare quanto i contratti di lavoro, ultimamente sempre più flessibili e di breve durata, possano influenzare i comportamenti e le dinamiche lavorative stesse delle professionalità coinvolte.
Le note sul campo mostrano poi come la programmazione sia sempre a breve termine, di ora in ora, in quanto legata alla continua evoluzione delle condizioni atmosferiche, che richiedono nell’arco della giornata una grande flessibilità nell’adeguare continuamente le necessità della ricerca alla volontà del mare.
Durante la missione, la programmazione del piano di campionamento ha subito una serie di cambiamenti in corso d'opera a causa del progressivo peggioramento delle condizioni meteo, che ha visto il mare raggiungere anche forza 7. Tra le attività portate a termine: l'immersione dei retini per lo studio del Plancton, delle pompe in situ per filtrare grandi volumi d'acqua a diverse profondità per lo studio del disequilibrio uranio/torio, dello spettroradiometro per misurare la luce a varie frequenze e infine la misurazione della produzione primaria fitoplanctonica in situ.
A documentare le relazioni e le interazioni che si sono succedute durante la missione, foto e riprese video, mentre a completare lo studio un DVD con immagini riprese durante l’osservazione.
Lo studio si è chiuso con una ulteriore prospettiva di ricerca: creare un team di esperti in grado di monitorare periodicamente la comunità dei ricercatori durante le campagne oceanografiche per migliorare da una parte il sistema organizzativo delle pratiche lavorative quotidiane e dall’altra la progettazione dell’usabilità degli apparati tecnologici complessi e di nuova generazione, sviluppando al contempo nuove strategie di ricerca per ridefinire in modo innovativo la relazione tra tecnico e sociale, cambiando in meglio le attività di lavoro.