Nella scorsa legislatura il ministro dell'Università e Ricerca, cui compete di proporre al Consiglio dei Ministri questa nomina - così come quella dei presidenti degli altri Enti Pubblici di Ricerca vigilati dal suo Ministero - aveva deciso di spogliarsi del suo unilaterale potere di nomina e di interpellare piuttosto la comunità scientifica per il tramite di un search committee che vagliasse ed eventualmente sollecitasse espressioni di interesse e producesse una rosa di pochi nomi di alto profilo scientifico, entro la quale il ministro era tenuto ad operare la sua scelta. Questo modo di procedere, implementato su base "volontaria" ancor prima che diventasse normativa attraverso il suo inserimento nell'ultima legge di riforma degli Enti di Ricerca, era stato utilizzato per la prima volta proprio in occasione della nomina del presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e successivamente per la nomina dei presidenti dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Questo modo diprocedere, questo nuovo metodo, decisamente innovativo per la nostra cultura e per le nostre abitudini politiche, aveva subito riscosso un grande successo presso la comunità scientifica nazionale e ancor più presso quella internazionale. Nature eScience, considerate le due più autorevoli riviste scientifiche internazionali multidisciplinari, scrissero per l'occasione che in Italia il merito aveva trionfato sulla politica. Non succede spesso.
Ecco, sarebbe auspicabile che questo modo nuovo di selezionare i massimi vertici degli Entidi Ricerca, si radicasse nella nostra cultura e nella nostra politica e si perfezionasse, utilizzando, per i search committee personalità di alto e indiscusso livello di competenza scientifica e manageriale, non solo italiani ma anche (prevalentemente?) stranieri e istituendo procedure certe, robuste e trasparenti. Sarebbe anche auspicabile che "il Metodo" fosse in qualche modo contagioso e si estendesse ad altri ambiti, ad altre nomine. Ne seguirebbero benefici nazionali e altri plausi internazionali.
L'appellarsi alla valutazione e al merito come valori da utilizzare per misurare, finanziare, decidere, è ormai affare dichiaratamente bipartisan. Tutti li invocano e li propongono, maggioranza e opposizione. Pochi tuttavia li hanno mai messi in pratica, manifestando così, sempre in modo bipartisan, una preoccupante predisposizione alla schizofrenia: i fatti separati dalle dichiarazioni. Passare dalle parole ai fatti non è facile, ci vogliono autorevolezza, coerenza e determinazione ma chi, tra inostri politici, avrà la convinzione e la capacità di farlo, lascerà un segno notevole. E anche estremamente positivo.