La scoperta del bosone di Higgs chiude gloriosamente mezzo
secolo di fisica delle alte energie sancendo in modo inequivocabile la validità
della teoria nota come Modello Standard delle interazioni fondamentali.
Oggi
possiamo affermare che conosciamo come le particelle elementari, i costituenti
ultimi della materia, interagiscono tra loro attraverso le forze
elettromagnetica, nucleare debole e nucleare forte fino a energie dell’ordine
di qualche centinaio di GigaElettronvolt (GeV) o a distanze dell’ordine di 10-16
cm.
Non si tratta solo di una descrizione fenomenologica di successo del
mondo microscopico a energie mai prima raggiunte; è ancor più un grandioso
passo avanti della nostra capacità di descrivere l’Universo in termini
geometrici mediante la correlazione delle forze fondamentali con simmetrie
presenti in Natura. Ecco perché la scoperta del bosone di Higgs non
rappresenta solo il “ritrovamento” dell’ultima particella che ancora mancava
per completare il puzzle del Modello Standard, ma è il coronamento di una
profonda intuizione del collegamento tra fenomeni fisici e simmetrie che ha
trovato la sua massima espressione nelle cosiddette “teorie di gauge” del
secolo scorso di cui il Modello Standard è il rappresentante per eccellenza.
Tutto bene allora? Possiamo dire che con questo si chiude la
nostra corsa alla comprensione fenomenologica e teorica dell’“elementare”
(particelle elementari e forze fondamentali)? In altre parole, brutalmente, la
fisica delle alte energie è arrivata al suo (glorioso, ma finale) capolinea?
Ci sono almeno tre evidenze osservative che testimoniano l’insufficienza del Modello Standard a descrivere la realtà fisica:
i) I neutrini hanno una massa (piccola, ma non
nulla); il Modello Standard prevede che essi siano rigorosamente a massa nulla
(problema della massa dei neutrini);
ii) Gran parte della materia tenuta insieme gravitazionalmente (quella cioè che forma le galassie e gli ammassi e super-ammassi galattici) non è costituita da protoni e neutroni, ma è prodotta da qualche nuova particella che non fa parte delle particelle contenute nel Modello Standard (problema della Materia Oscura);
iii) Partendo da un Universo in cui inizialmente vi era tanta materia quanta antimateria e considerando che la sola fisica presente fosse quella descritta dal Modello Standard, arriveremmo alla conclusione che noi come il nostro Universo fatto di materia non potremmo esistere (problema della asimmetria cosmica tra materia e antimateria).
Questi tre problemi aperti ci dicono in modo inequivocabile
che esiste una fisica oltre quella espressa dal Modello Standard (la cosiddetta
Nuova Fisica), ma non ci dicono a quale scala di energia si trovino le
particelle legate a tale nuova fisica, quindi non ci dicono se sarà possibile
trovarne traccia già a LHC quando procederà alla sua energia più alta (14 TeV)
o se dobbiamo andare ad altre macchine acceleratrici ancora più potenti (ad esempio,
una sorta di super LHC, un acceleratore con una circonferenza di 70 – 100 Km.
invece dei 27 di LHC) o con
caratteristiche diverse (ad es. un acceleratore lineare in cui si scontrino
elettroni e positroni ad alta energia invece che protoni come nel caso di LHC).
Ho tralasciato qui un formidabile problema, quello
dell’origine dell’espansione accelerata dell’Universo (la sua soluzione
potrebbe essere legata a una modifica della descrizione della gravità e il
Modello Standard di per sè tratta le interazioni elettrodeboli e forti, ma non
quelle gravitazionali).
Vi sono poi dei “deficit teorici” del Modello Standard: esso
non ci spiega l’enorme differenza di massa tra le particelle, non ci dice perché
esistano tre repliche dei fermioni elementari di materia, non dà una
descrizione unificata delle forze fondamentali (se ci fossero solamente le
particelle del Modello Standard le forze elettrodebole e forte non potrebbero
mai confluire in un’unica forza fondamentale, come nelle teorie di Grande
Unificazione).
E infine c’e’ la “mancanza teorica” più grave del Modello
Standard: dato che presumibilmente esiste della nuova fisica oltre il Modello
Standard a scale di energia molto più alte di qualche centinaio di GeV, perché
il bosone di Higgs ha una massa di circa 125 GeV invece di “saltare” a una
massa dell’ordine di queste scale di energia più alte? Questo è il cosiddetto
problema della “gerarchia di gauge”;
la sua origine è legata a una proprietà ben nota delle teorie quantistiche di campo
che prevedono che, grazie alla presenza di opportune simmetrie, sia possibile
evitare che i fermioni (particelle di spin ½) o i messaggeri delle interazioni
(fotone , bosone W etc., particelle di spin 1) acquisiscano grandi masse,mentre
per i bosoni senza spin (detti bosoni scalari, quali il bosone di Higgs) non
esiste una tale “protezione” dovuta alle simmetrie.
Il problema della gerarchia gauge
Come è possibile risolvere il problema della gerarchia di
gauge? Uno potrebbe superarlo invocando un improbabile aggiustamento
estremamente preciso di parametri fondamentali a scale di energia molto alta. È
molto più attraente, almeno secondo me, risolverlo grazie a una soluzione
“naturale” che non invochi tali “cospirazioni” tra parametri. Ad esempio, abbiamo visto che tutto il
successo della fisica delle particelle degli ultimi decenni si è basato su una
comprensione sempre più profonda dell’ intreccio tra proprietà delle
interazioni fondamentali e simmetrie presenti in Natura: si potrebbe allora
introdurre una nuova simmetria che “protegga” la massa del bosone di Higgs.
Questa
è una simmetria veramente peculiare perché, a differenza delle simmetrie di
gauge di cui parlavo sopra, dovrebbe scambiare tra loro fermioni e bosoni,
quindi particelle di spin differente. Si tratta della Supersimmetria (SUSY) che prevede la presenza di particelle
supersimmetriche, ovvero ogni particella
ordinaria sarebbe accompagnata da un partner supersimmetrico che presenta le
stesse caratteristiche dal punto di vista delle interazioni forti ed
elettrodeboli, ma spin e massa diversi. Un’altra affascinante possibilità è che
vi sia una modifica dello spazio-tempo con l’introduzione di nuove dimensioni
spaziali, o ancora l’introduzione di una nuova interazione che conduca a un
bosone di Higgs composto da nuove particelle elementari (i techni-quark).
Quello che è cruciale sottolineare è che qualunque soluzione “naturale” per la massa
del bosone di Higgs si voglia adottare, inevitabilmente si finisce col
postulare l’esistenza di una fisica nuova, non contenuta nel Modello Standard
con particelle nuove alla scala di
energia che attualmente sta sondando la macchina acceleratrice LHC al CERN di
Ginevra.
Alla ricerca della materia oscura
Naturalmente, viene spontaneo chiedersi se tale nuova fisica
visibile a LHC possa avere a che fare con i tre “problemi sopraddetti”. Il caso
più promettente è quello fornito dal problema della materia oscura.
Sia che introduciamo nuove particelle supersimmetriche sia
che postuliamo l’esistenza di nuove dimensioni spaziali per “proteggere” la
massa del bosone di Higgs, in ogni caso finiamo con l’avere dei candidati molto
validi per costituire la materia oscura: nel primo caso si tratterebbe della
particella supersimmetrica più leggera, mentre nel secondo sarebbe la più
leggera di una serie infinita di nuove particelle che accompagnerebbe quelle
ordinarie (particelle di Kaluza-Klein). Vi è un enorme sforzo da ogni parte del
mondo (in Italia in particolare nel laboratorio INFN del Gran Sasso) per trovare
traccia di urti di queste particelle di materia oscura con materia ordinaria
usata quale bersaglio.
Un altro modo di cercare la materia oscura è attraverso
l’identificazione di prodotti della sua annichilazione: ecco le ricerche di
fotoni, antimateria, neutrini che vengono compiute ovunque, nello spazio, a terra, sotto i ghiacci o i mari. Sia le
ricerche dirette che indirette di materia oscura si riferiscono al
“ritrovamento” di quelle particelle che costituiscono la materia oscura che
sono state prodotte nei primi istanti dell’Universo. Vi è un modo alternativo di cercare la
materia oscura che riguarda la fisica delle alte energie: in questo caso è una
materia oscura che noi stessi produciamo negli urti ad alta energia agli
acceleratori.
L'“insostenibile” leggerezza del bosone di Higgs non
uccide la fisica delle alte energie, ma, anzi, ne riafferma la decisiva
rilevanza per la nostra comprensione del mondo elementare. Se vi è, come io
penso, una spiegazione “naturale” a tale
leggerezza, allora le particelle della nuova fisica saranno trovate quali
particelle reali, fisiche o a LHC o in un “super LHC” che esplorerà la regione
di energia di 100 TeV oppure saranno identificate quali particelle “virtuali”
nella fisica di precisione che si farà a macchine ad alta intensità.
Un risultato negativo di tali ricerche
porterebbe pure ad un risultato “rivoluzionario” per la fisica e per il nostro
modo di fare fisica: per la prima volta, avremmo che ciò che accade a una certa
scala di energia, nel nostro caso ~100
GeV, dipende con estrema accuratezza da parametri ad una scala di energia molti
ordini di grandezza superiore. Forse allora, e solo allora, dovremmo gettare la
spugna e rivolgerci a soluzioni quali quella del Multi-verso.