Parkinson: un malattia in crescita, ancora non curabile e di cui non si parla abbastanza. Oggi esistono 4 milioni di casi nel mondo, 200 mila solo in Italia, ma le proiezioni dicono che nel 2025 i casi potrebbero essere raddoppiati. “Non esiste una cura per questa malattia", spiega Stefano Gustincich, docente di fisiologia presso la SISSA "Nessuna molecola può bloccare la neurodegenarazione. Il motivo principale della mancanza di una cura sta nel fatto che non c’è una diagnosi obiettiva, la diagnosi è clinica ma poco precisa. Nel 30% dei casi, la diagnosi risulta sbagliata e poco tempestiva”.
Per questo motivo l’équipe di Gustincich ha messo a punto il Parkscreen, test diagnostico della malattia di Parkinson, vincitore dell’edizione 2011 di Working Capital PNI per la sezione BIO&NANOTECH. Attraverso questo test è possibile identificare la malattia in fase precoce, a un costo decisamente modesto, e senza dover intervenire con sistemi invasivi. La malattia di Parkinson è dovuta a una degenerazione dei neuroni dopaminergici della sostanza nigra presente nel tronco dell'encefalo. Questi neuroni producono la dopamina, una molecola che intermedia la comunicazione tra cellule nervose. Con la neurodegenerazione viene a mancare la dopamina e si crea uno squilibrio tra i centri nervosi che controllano i movimenti automatici.
Le ultime scoperte sullo studio dei neuroni dopaminergici saranno al centro della Summer School “Dopaminet”, finanziata nell’ambito del Settimo Programma Quadro, che si sta svolgendo (19 - 20 luglio) presso la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste. Il fuoco dell'incontro è sulle le innovazioni e gli avanzamenti tecnologici e terapeutici e il loro potenziale per la cura del morbo di Parkinson. “L’obiettivo della Summer School è cercare di fornire, ai dottorandi e ai giovani ricercatori un approccio altamente interdisciplinare per lo studio dei geni che codificano per i neuroni dopaminergici nel cervello” spiega Gustincich.
Studiare quindi le cellule dopaminergiche non solo dal punto di vista elettrofisiologico, ma utilizzando le tecniche più all’avanguardia nel campo della genomica funzionale. Verranno presentati i profili di espressione ottenuti da quattro organismi cordati (uomo, topo, Zebrafish e Ciona intestinalis). Grazie all’utilizzo di saggi innovativi, come saggi microCAGE è stato possibile identificare la gene network dei neuroni dopaminergici. Le analogie e le differenze riscontrate potrebbero essere rilevanti per l'utilizzo di questi organismi, come modelli per lo studio del Parkinson. “Ricostruire le rete dei neuroni dopaminergici” continua Gustinicich “ci permetterà di indentificare i possibili bersagli terapeutici”.
La Summer School riunisce i leader nel campo della neurogenomica funzionale, tra cui Moussa B.H. Youdim (Technion-Rappaport Family) e Alain Prochiantz (Collège de France): a loro sono riservate le plenary lectures. Nel corso dell’evento vengono approfonditi i nuovi studi sulla riprogrammazione delle cellule somatiche in neuroni dopaminergici, mentre Maria Trinidad Herrero illustra i dati sul ruolo dell’infiammazione nella degenerazione dopaminergica. Al termine della due giorni, è prevista una tavola rotonda dal titolo: “Neurodegenerative diseases: from bench to bedside. Institutional strategies and role of the private sector in the transfer of knowledge", dove si cercherà di promuovere la partecipazione e il dialogo con gli attori impegnati nelle definizione di politiche e interventi efficaci per combattere le malattie neurodegenerative.
"Dopaminet è l’occasione per parlare di Parkinson. In Italia infatti non se parla ancora abbastanza, c’è ancora un forte pregiudizio che va superato anche con il lavoro scientifico e la sua divulgazione” conclude Gustincich.
Il sito del Progetto Dopaminet