Giornata storica il 13 maggio: Vittoria Brambilla e Fabio Fornara di Unimi hanno messo a dimora le prime piantine di riso geneticamente editate TEA (tecniche CRISPR di evoluzione assistita) per resistere a parassiti come il brusone senza usare fitofarmaci, nella campagna pavese di Mezzana Bigli. Si tratta di una sperimentazione, ma in campo aperto, il primo consentito in Italia. Il permesso è fino a fine anno, ma prorogabile in attesa delle nuove regole europee. All'evento erano presenti una piccola folla di amici delle biotecnologie, tra cui spiccano la senatrice a vita Elena Cattaneo e Marco Cappato dell’associazione Luca Coscioni. Era presente anche la giornalista Anna Meldolesi, che firma l'articolo, e il ricercatore CNR Roberto Defez, nella foto insieme a Vittoria Brambilla. Credito foto: Associazione Luca Coscioni.
La rete delimita ventotto metri quadrati di nudo terreno, in mezzo alla campagna pavese. Al suo interno si muove una decina di ricercatrici e ricercatori dell’Università di Milano. Il computer portatile appoggiato a terra mostra lo schema delle parcelle. Un metro viene srotolato per segnare le coordinate sulle zolle. Le targhette gialle da conficcare nel suolo sono pronte: la scritta TEA (tecniche di evoluzione assistita) serve a segnalare le piante di riso geneticamente editato nella speranza di renderlo più resistente a una malattia fungina (il brusone), mentre la sigla WT indica le wild-type, che non sono state modificate e servono come gruppo di controllo. Eccole lì, duecento di un tipo più duecento dell’altro, finora erano cresciute al sicuro dentro a una cella climatizzata ed è finalmente arrivato il momento di trasferirle all’aperto. Il terreno però si è seccato troppo, colpa del sole degli ultimi giorni. «Zappe, servono delle zappe», dice Vittoria Brambilla, che insieme a Fabio Fornara è l’artefice dell’esperimento. «E annaffiatoi», aggiunge il biotecnologo Roberto Defez, arrivato da Napoli per dare una mano. Poi speriamo che piova, la prima settimana di vita all’aperto è la più delicata.
In futuro sembrerà una scena di ordinaria ricerca, almeno si spera. Ma per l’Italia dei giorni nostri quello che si è consumato il 13 maggio 2024 a Mezzana Bigli è stato un evento. Abbastanza insolito e significativo da aver portato fin qui - nella tenuta messa a disposizione da un imprenditore attivo nella Fondazione Bussolera Branca - una piccola folla di amici delle biotecnologie, tra cui spiccano la senatrice a vita Elena Cattaneo e Marco Cappato dell’Associazione Luca Coscioni. Sono venuti a festeggiare l’avvio della prima sperimentazione in campo con piante geneticamente editate in Italia. La regolamentazione europea sulle Nuove Tecniche Genomiche non è stata ancora adottata in via definitiva: dopo l’approvazione in plenaria a Strasburgo il 7 febbraio di quest’anno, nella prossima legislatura dovrà riprendere la triangolazione tra Parlamento, Consiglio e Commissione dell’UE. Perciò le vecchie regole che disciplinano i rilasci sperimentali di OGM continuano a valere anche per le piante che non contengono geni estranei e presentano solo qualche correzione puntiforme, che con molta fortuna avrebbe potuto verificarsi in natura per mutagenesi spontanea. Dunque anche per il riso di Brambilla e Fornara, che presenta tre geni disattivati (Pi21, HMA1 e HMA2) grazie all’impiego delle forbici genetiche CRISPR e nessun transgene.
Per vent’anni nessun gruppo di ricerca aveva osato chiedere l’autorizzazione per sperimentare in condizioni realistiche (dunque in campo) le piante modificate in laboratorio e cresciute in serra (l’ultima domanda relativa a un OGM risale al 2004 e fu respinta). Nel frattempo la tecnologia si è evoluta e un numero crescente di attori politici, economici e sociali ha ammorbidito la propria opposizione all’innovazione genetica, almeno nei casi in cui non sono coinvolti transgeni. È così che un comma inserito nel decreto siccità un anno fa ha riconosciuto l’importanza di preparare l’agricoltura italiana alla sfida dei cambiamenti climatici anche con l’aiuto delle nuove biotecnologie, aprendo uno spiraglio e sbloccando l’impasse delle autorizzazioni. Presentare una notifica comunque resta un impegno notevole, per la mole di dati da presentare al Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, allo scopo di dimostrare che anche i rischi più remoti per flora, fauna, microrganismi target e non target sono virtualmente azzerati.
Give CRISPR a chance, sta scritto sulla t-shirt di una ricercatrice al lavoro dentro alla recinzione, che sembra una gabbia ma rappresenta una conquista per la libertà di ricerca, a patto che questo sia soltanto l’inizio. Una sperimentazione non fa primavera, e un campo di un anno non è sufficiente a raccogliere dati scientificamente solidi. Perché il successo di Brambilla e colleghi non sia soltanto simbolico, dunque, i termini del decreto dovranno essere prorogati ben oltre il 31 dicembre 2024, fino all’approvazione delle nuove regole europee. A novembre sapremo se il riso editato (ribattezzato Ris8imo) ha retto bene la prova del campo, ma intanto potrebbe partire una seconda sperimentazione. Proprio a Mezzana Bigli Luigi Cattivelli ha annunciato che il CREA (il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria, finanziato dal Ministero dell'agricoltura e della sovranità alimentare) ha depositato una notifica per testare in Emilia Romagna un pomodoro editato resistente all’orobanca, una pianta parassita. Poi potrebbe essere la volta del Veneto, confida Mario Pezzotti dell’Università di Verona, ma prima di procedere con una coltura pluriennale come la vite bisognerà essere certi di poter contare su un sostegno stabile da parte delle istituzioni e un orizzonte temporale abbastanza lungo.