La spesa in ricerca per il 2023 è sostanzialmente immutata rispetto allo stanziamento della legge di bilancio dell’anno scorso per il 2022 ma in leggera crescita rispetto agli anni precedenti grazie al contributo del PNRR. Se però si tiene conto dell’inflazione attuale e di quella prevista nei prossimi anni, la crescita risulta molto ridimensionata e la caduta del valore reale della spesa interviene prima dell'esaurimento dei fondi PNRR (Foto di Kelly Sikkema su Unsplash, modificata da Scienza in rete).
La legge di bilancio per il 2023, approvata il 29 dicembre 2022, non introduce novità sul fronte della ricerca e dell’università. C’è un aumento di spesa, che deriva da decisioni precedenti e dalla disponibilità dei fondi legati al PNRR, ma si resta lontani dalla traiettoria di aumento e stabilizzazione della spesa per ricerca pubblica in Italia che era stata proposta nel luglio scorso dal Rapporto finale del Tavolo tecnico istituto dalla Ministra Maria Cristina Messa e coordinato da Luigi Ambrosio, direttore della Scuola normale superiore.
Il rapporto analizzava le previsioni di aumento della spesa per il triennio 2023-2026 per effetto del PNRR, proponeva integrazioni per gli stanziamenti non ammessi dal PNRR – per esempio le spese correnti e le assunzioni di personale a tempo indeterminato – e chiedeva di stabilizzare la spesa per ricerca pubblica allo 0,7% del PIL, evitando la caduta della spesa a partire dal 2025 con l’esaurimento delle risorse straordinarie del PNRR e il rischio di ritorno ai precedenti, del tutto inadeguati, livelli di spesa. Nel complesso, il rapporto chiedeva l’impegno per 10 miliardi di spesa dal 2023 al 2027.
Nulla di tutto questo si trova nel bilancio dello stato per il 2023.
La legge di bilancio pubblicata in Gazzetta ufficiale il 29 dicembre 2022 presenta le spese raggruppate in 34 missioni, 183 programmi e 719 azioni, come spiegato dal Ministero dell’economia: le missioni riguardano gli obiettivi principali, i programmi riassumono come gli obiettivi sono perseguiti, e le azioni descrivono interventi specifici.
Sommando le spese di tutta la missione “Ricerca e innovazione”, alcuni programmi della missione “Istruzione universitaria e formazione post-universitaria”, più altre azioni che riguardano spese in ricerca, la legge di bilancio 2023 indica una spesa di 16,3 miliardi nel 2023 e ne prevede 16,5 per il 2024 e 16,6 per il 2025.
La spesa per il 2023 è sostanzialmente immutata rispetto allo stanziamento della legge di bilancio dell’anno scorso per il 2022, che pure prevedeva 16,3 miliardi per la ricerca. L’anno scorso le previsioni per il 2023 erano di 15,9 e per il 2024 di 16,1 miliardi, valori che ora sono stati aumentati lievemente. La tabella 1 presenta l’articolazione in programmi e azioni.
Tabella 1. La legge di bilancio 2023 e la spesa per ricerca (dati in milioni di euro).
Queste risorse comprendono i finanziamenti del PNRR che per il periodo 2023-2027 prevedono gli importi seguenti, illustrati nella tabella 2 (si veda la tabella 4.1 del documento Proposta di piano quinquennale per la ricerca pubblica: anni 2023-2027)
Tabella 2. I finanziamenti del PNRR e la spesa per ricerca (dati in milioni di euro).
Come si vede, se non si considera il PNRR, la dinamica della spesa per ricerca finanziata dal bilancio ordinario dello stato è destinata a diminuire già dal 2023.
Di particolare interesse è l’andamento di una delle maggiori componenti della spesa, il Fondo per il finanziamento ordinario delle università (FFO). Come mostra la tabella 3, la legge di bilancio 2023 mantiene l’obiettivo di aumentare il finanziamento delle università statali impostato dalle leggi di bilancio precedenti, ma l’incremento è destinato a fermarsi negli anni successivi. Dal punto di vista statistico, il 60% della spesa per università è conteggiata come spesa per ricerca e sviluppo, il resto è legato alla funzione formativa delle università.
Tabella 3. Il Fondo per il finanziamento ordinario delle università (dati in milioni di euro).
Se consideriamo le singole azioni riportate nel documento “La struttura per missioni e programmi del bilancio dello stato 2023-2025” e nella tabella 1, troviamo alcune variazioni nella definizione di spese per ricerca. I contributi per l’Istituto nazionale di astrofisica (INAF) (ex azione 17.22.2 “Interventi integrati di ricerca e sviluppo”) e delle risorse per il finanziamento dei progetti internazionali (ex azione 17.22.3) sono confluiti all’azione 23.5.3 “Partecipazione dell'Italia agli organismi internazionali correlati alla ricerca che discendono da obblighi governativi”. Alcuni fondi sono passati dalla missione salute a quella ricerca: l’azione 20.1.3 “Organizzazione e coordinamento delle reti a tutela della salute, in materia di trasfusioni, trapianti, cecità ed altro)” viene spostata sotto l’azione 17.20.2 “Promozione e sviluppo della ricerca sanitaria”.
Ma il fatto nuovo più grave, che porta a una lettura ben più preoccupante di questi dati, è l’impennata dell’inflazione, che nel 2022 è stata dell’8,7% in Italia. L’aumento dei prezzi ha colpito la ricerca sia per l’aggravio dei costi per l’energia utilizzata, sia per il lievitare della spesa per il personale con il recente rinnovo del contratto di lavoro per il personale tecnico-amministrativo. Se ricalcoliamo i dati precedenti trasformandoli in prezzi costanti del 2022, i valori reali sono ridotti dell’8,7% rispetto ai dati del bilancio dello stato, e la dinamica della spesa per ricerca registra un forte appiattimento già a partire dal 2023.
La figura 1 qui sotto mostra l’evoluzione della spesa a prezzi correnti, prevista dal Tavolo tecnico e dal Piano quinquennale per la ricerca, con la bolla dei finanziamenti PNRR che gonfiano temporaneamente la spesa e il rischio di un ritorno ai livelli precedenti a partire dal 2026.
Figura 1. Andamento 2008-2022 dell’intensità di R&S e previsioni (Fonte: Piano quinquennale 2023-2027 per la ricerca pubblica di Ugo Amaldi, Luigi Ambrosio, Luciano Maiani e Angela Santoni)
Se teniamo conto dell’inflazione attuale e di quella prevista nei prossimi anni, la crescita risulta molto ridimensionata e la caduta del valore reale della spesa interviene molto prima.
È importante che la politica e il mondo della ricerca rompano il silenzio sulla spesa per ricerca. Ricordiamo l'appello sottoscritto, al momento, da 108 società scientifiche italiane rivolto alla ministra MUR Anna Maria Bernini perché difenda le misure PNRR rivolte al potenziamento della ricerca italiana, e perché vengano implementate le misure suggerite lo scorso luglio dal "Tavolo tecnico per la Strategia italiana in tema di ricerca fondamentale".