Il R&D Magazine ha pubblicato di recente il 2016 Global R&D Funding Forecast, l’analisi degli investimenti mondiali in ricerca scientifica e sviluppo tecnologico (R&S) e le previsioni relative a l’anno in corso, il 2016. Tutti i dati sono calcolati a parità di potere d’acquisto delle monete nazionali. Quello essenziale è che la spesa mondiale in R&S continua ad aumentare e nel 2015 ha raggiunto, secondo le stime degli esperti del R&D Magazine, i 1.883 miliardi di dollari. Un record assoluto, pari all’1,75 del Prodotto interno lordo (Pil) del pianeta: mai il mondo aveva investito tanto in ricerca scientifica e sviluppo tecnologico. Il record precedente, infatti, apparteneva all’anno precedenti e, il 2014, quando erano stati spesi in R&S 1.746 miliardi di dollari, pari all’1,70% del Pil globale. Il primo dato, dunque, è che gli investimenti in ricerca e sviluppo crescono sia in termini assoluti che in termini relativi. Un trend che dura, in maniera sostanzialmente ininterrotta, da quarant’anni.
Gli investimenti non sono omogeneamente distribuiti. La gran parte della spesa in R&S – 1.824 miliardi di dollari, il 97% del totale – avviene, infatti, a opera di 40 paesi, che nel 2015 hanno investito in ricerca e sviluppo l’1,96% della ricchezza prodotta. Contro l’1,91% del 2014. Dunque anche i paesi che costituiscono il vertice della società della conoscenza stanno aumentando gli investimenti in R&S sia in termini assoluti che relativi.
Asia, primato tra i continenti
Di grande interesse è la distribuzione della spesa per continente (Tabella 1). L’Asia non solo si conferma prima area continentale in assoluto, col 41,2% degli investimenti totali. Ma tende a consolidare questo suo primato con passo svelto e a scapito sia del Nord America (che conferma il suo secondo posto) sia dell’Europa. Il nostro continente è, ormai, terzo e in posizione sempre più distaccata. Col suo 21,0% nel 2016 l’Europa investirà in R&S la metà esatta dell’Asia. Solo cento anni fa l’Europa aveva il monopolio pressoché assoluto degli investimenti in R&S. I numeri del R&D Magazine ci danno un quadro molto chiaro di come sia cambiato il mondo.
Resta il fatto che Asia, Nord America ed Europa coprono il 90% degli investimenti globali in R&S. Il resto del mondo ha un ruolo da comprimario. Ciò non significa che, anche in queste aree, non ci sia una chiara dinamica: con regioni – come quella della Russia e delle altre repubbliche ex sovietiche o il Sud America – che stentano a tenere il passo e regioni come il Medio Oriente e l’Africa che mostrano segni non banali di vitalità, con una crescita relativa superiore alla media mondiale.
TABELLA 1 - Investimenti in R&S per continente (in % sul totale mondiale)
2014 | 2015 | 2016 | |
---|---|---|---|
Asia | 40,2 | 41,2 | 41,8 |
Nord America | 29,2 | 28,5 | 28,5 |
Europa | 21,5 | 21,3 | 21 |
Russia/CIS | 3,1 | 2,9 | 2,8 |
Sud America | 2,8 | 2,6 | 2,6 |
Medio Oriente | 2,2 | 2,3 | 2,3 |
Africa | 1 | 1,1 | 1,1 |
USA, primo paese
La classifica elaborata da R&D Magazine per singoli paesi non, mostra, almeno nelle posizioni di vertice, sensibili cambiamenti. E, tuttavia, i primi 40 paesi per investimenti in R&S si muovono con velocità molto diversificate. Nella Tabella 2 riportiamo i primi 25 paesi. Al primo posto troviamo sempre e piuttosto nettamente gli Stati Uniti d’America, che nel 2015 hanno investito in R&S quasi cinquecento miliardi di dollari: il 2,4% in più rispetto al 2014. La previsione del R&D Magazine è che nel 2016 la spesa USA aumenterà del 3,5% rispetto all’anno precedente.
Al secondo posto c’è la Cina, che proprio nel 2015 supera da sola l’intera Europa. Gli investimenti cinesi nel 2015 sono cresciuti dell’8,4%: un valore tre volte superiore a quella degli Stati Uniti. E anche se nel 2016 si prevede un rallentamento (crescita del 6,3%) nel giro di pochi anni – entro il 2026, prevede il R&D Magazine – la Cina supererà in termini assoluti anche gli USA e si collocherà al primo posto tra i paesi che investono di più in R&D.
Ma non c’è solo la Cina, in Asia. Nei primi sei posti nella classifica del R&D Magazine sono infatti ben quattro i paesi asiatici (Giappone, Corea del Sud e India, oltre la Cina). Nel 2015 questi quattro paesi hanno investito complessivamente 678,42 miliardi di dollari: il 37% in più degli Stati Uniti e il doppio dell’Europa. A conferma che, ormai, è in Asia orientale che si colloca il maggior flusso di investimenti in R&S.
E tuttavia la Tabella dimostra che qualcosa si muove anche nel Vicino Oriente. La Turchia e l’Iran hanno ormai superato Israele in termini assoluti. Anche se con il 3,93% rispetto al Pil, l’intensità della spesa israeliana in R&S resta tra le più alte al mondo: seconda, com’è, solo a quella della Corea del Sud (4,04%). In ogni caso con un investimento complessivo di quasi 26 miliardi di dollari, i tre paesi fanno del Medio Oriente una regione emergente nella ricerca scientifica internazionale.
Diminuisce il peso dell'Europa
La Tabella 2 testimonia che il peso dell’Europa tende a diminuire. Tra i primi dieci paesi in classifica, solo tre ormai sono dell’Unione Europea. Tuttavia non tutti i paesi europei si muovono allo stesso modo. La Germania consolida la sua quarta posizione assoluta e porta i suoi investimenti in R&S al 2,92% rispetto al Pil: un valore non lontano da quel 3,0% indicato come ottimale dal “programma di Lisbona”.
La Francia tiene il passo per intensità di investimenti (2,26% rispetto al Pil), ma ha dovuto cedere il passo nella classifica dei valori assoluti a Corea del Sud e India. Il Regno Unito è scivolato al nono posto e l’Italia, addirittura, al tredicesimo. A dimostrazione che molti paesi europei hanno serie difficoltà a seguire il resto del mondo nella corsa verso la società e l’economia della conoscenza, di cui gli investimenti in R&S sono un indicatore primario.
TABELLA 2 - Investimenti in R&S per Paese - Anno 2015
Investimenti assoluti (in miliardi di dollari a ppp) | In % rispetto al Pil | ||
---|---|---|---|
1. | USA | 496,84 | 2,76 |
2. | Cina | 372,81 | 1,98 |
3. | Giappone | 164,59 | 3,39 |
4. | Germania | 107,42 | 2,92 |
5. | Corea del Sud | 74,53 | 4,04 |
6. | India | 66,49 | 0,85 |
7. | Francia | 59,17 | 2,26 |
8. | Russia | 51,49 | 1,5 |
9. | Regno Unito | 44,51 | 1,78 |
10. | Brasile | 36,81 | 1,21 |
11. | Canada | 28,89 | 1,79 |
12. | Australia | 27,03 | 2,39 |
13. | Italia | 26,37 | 1,27 |
14. | Taiwan | 24,93 | 2,35 |
15. | Spagna | 20,44 | 1,3 |
16. | Olanda | 17,52 | 2,16 |
17. | Svezia | 15,21 | 3,41 |
18. | Turchia | 13,41 | 0,86 |
19. | Svizzera | 13 | 2,9 |
20. | Singapore | 11,92 | 2,6 |
21. | Iran | 11,62 | 0,9 |
22. | Austria | 11,09 | 2,84 |
23. | Israele | 10,91 | 3,93 |
24. | Belgio | 10,6 | 2,24 |
25. | Messico | 9,93 | 0,45 |
Un altro elemento di sostanziale stabilità che emerge dal report del R&D Magazine è il rapporto tra investimenti industriali e investimenti istituzionali (dei governi o accademici). In tutte le tra grandi aree di investimento (Nord America, Asia ed Europa) e in quasi tutti i paesi (l’Italia è un’eccezione) gli investimenti industriali sono di gran lunga prevalenti su quelli istituzionali. Il rapporto è, ormai da tempo, di 2:1. Per ogni dollaro istituzionale ce ne sono due investiti dalle industrie. Con evidenti correlati di tipo economico. Gli investimenti in R&S non sono solo un indicatore, ma un motore della crescita economica.
Il che favorisce l’innovazione di prodotto oltre che di processo. Ma espone, aggiungiamo noi, a dei rischi. Per esempio, l’eccesso di pragmatismo può portare a trascurare quella che gli americani (non del tutto a torto) chiamano scienza di base e che in Europa si preferisce definire curiosity-driven.
Nelle economie della conoscenza emergenti (in quelle asiatiche, soprattutto) questo rischio è reale. Anche se cominciano a svilupparsi degli anticorpi. La Cina, per esempio, sta aumentando gli investimenti pubblici in ricerca fondamentale. Tuttavia una certa accentuazione pragmatista si nota anche negli Usa e in Europa: molti chiedono di finanziare soprattutto la scienza traslazionale, capace di trasformare più in fretta possibile le conoscenze in applicazioni pratiche.
Le tecnologie del futuro
Il rapporto del R&D Magazine non si sofferma su queste problematiche. Ha chiesto, invece, a un panel di esperti quali saranno, nel prossimo futuro – a partire dal 2018 – le tecnologie che più beneficeranno delle nuove conoscenze scientifiche. Le più gettonate sono state le tecnologie dell’informazione (31%) e le nanotecnologie (30%). In buona posizione anche lo sviluppo di software per le analisi (29%) e di software per le simulazioni (27%). In mezzo a queste due tecnologie informatiche si piazzano le tecnologie per lo sviluppo delle fonti rinnovabili di energia (28%). Un po’ a sorpresa meno fiducia attira l’intelligenza artificiale (segnalata solo dal 14% del panel”. Ultima e molto staccate sono le tecnologia fondate sulla biologia sistemica: è stata segnalata solo dall’8% del panel.