A provocare la demenza fronto-temporale sarebbe una mutazione nelle cellule staminali che formano i neuroni. Questa la scoperta pubblicata da un gruppo di ricercatori dell’Università KU di Leuven su “Stem Cell Reports”.
La
demenza fronto-temporale è un gruppo eterogeneo di demenze che globalmente
rappresenta circa metà dei casi rilevati in soggetti sotto ai 60 anni. Questa
condizione neurodegenerativa è caratterizzata da alterazioni dei lobi cerebrali
frontale e temporale. Da tempo è noto che tale malattia è associata a una mutazione nel gene per la progranulina (GRN), una proteina simile
a un ormone.
Con
queste conoscenze si era passati agli studi su modelli animali, ma l’iniziale
entusiasmo per la scoperta era venuto meno, poiché nel topo le mutazioni nel
gene in questione non riproducevano tutti le caratteristiche della demenza.
Per
questo motivo, Philip Van Damme e
gli altri autori dello studio hanno utilizzato un altro approccio.
Per prima
cosa hanno ottenuto cellule staminali pluripotenti indotte (iPSC), partendo da
fibroblasti ricavati da pazienti che presentavano una mutazione nel gene GRN.
Dopodiché è stata indotta la differenziazione di queste cellule staminali in
neuroni.
Durante
il processo di differenziazione, gli scienziati hanno scoperto un
malfunzionamento della via di segnalazione intracellulare WNT, meccanismo
fondamentale per la proliferazione cellulare e la differenziazione delle
cellule staminali in cellule adulte. In particolare l’alterazione provocava
l’incompleta maturazione delle cellule neuronali corticali, causando la
demenza.
I
ricercatori hanno quindi cercato di ristabilire la funzionalità della via,
effettuando una correzione genica del difetto direttamente nelle cellule iPSC o
somministrando sostanze in grado di inibire la via di segnalazione WNT.
In
questo modo Van Damme e colleghi sono riusciti a ripristinare la capacità di
differenziazione delle cellule staminali in neuroni corticali maturi.
Il risultato di questo studio fa luce innanzitutto sul meccanismo che provoca
la demenza fronto-temporale, come spiegano gli autori: "I nostri risultati
suggeriscono che gli eventi di segnalazione necessari allo sviluppo neurologico
possono avere un ruolo importanti nella successiva neurodegenerazione".
Ma conoscere le basi dello sviluppo di
tali disturbi è anche il punto di partenza per nuove ricerche e possibili terapie
perché, "prendendo come bersaglio questi percorsi di segnalazione, come la
via WNT, si potranno forse definire nuovi approcci terapeutici alla demenza
frontotemporale".