Quanto vi sentite felici in una scala da 1 a 10? E se questa domanda vi venisse posta mentre state prendendo delle decisioni pensate che la vostra risposta cambierebbe? E come influirebbero le conseguenze delle decisioni sul vostro stato d’animo? La risposta in uno studio condotto dalla UCL e pubblicato su PNAS: la felicità non dipende da quanto stanno andando bene le cose in questo momento ma piuttosto dal fatto che stanno andando meglio o peggio del previsto.
Gli avvenimenti che accadono durante la nostra vita possono modificare
la nostra felicità in positivo o negativo e questo è un dato di fatto. Quello
che finora non si sapeva esattamente è quanto si sentono felici le persone mentre
prendono decisioni e prendono atto delle conseguenze di queste decisioni.
La felicità è un concetto difficile da definire e la relazione complessa
che esiste tra la felicità e il benessere suggerisce che non esiste una
relazione semplice nemmeno tra felicità e ricompensa. Proprio per questo i
ricercatori hanno deciso inizialmente di concentrarsi solo sulle recompense in
quanto fattori quantificabili.
Sono stati scelti 26 partecipanti che dovevano prendere delle decisioni,
150 in tutto. Alcune decisioni avevano risultati certi, altre erano “rischiose”
ovvero potevano portare tanto un guadagno quanto una perdita. Tutti i
partecipanti partivano con un capitale di 20 dollari e al termine delle 150
decisioni portavano a casa quanto avevano guadagnato.
Ogni due o tre scelte veniva chiesto loro quanto ti sentissero felici e
questi dovevano spostare un cursore su una barra per indicare lo stato di
felicità in quel dato momento.
Per prima cosa è emerso che la felicità non dipendeva in modo univoco
dalle ricompense. Per esempio i soggetti che avevano guadagnato 28 dollari
oltre i 20 di partenza se durante le singole domande del test mostravano di
aver aumentato la loro felicità, in generale dall’inizio alla fine dell’esperimento
non mostravano miglioramenti nel loro stato d’animo.
Così i ricercatori hanno cominciato a ipotizzare un legame della
felicità non con la ricompensa ma con l’aspettativa e, soprattutto, con quanto
il risultato delle decisioni andava oltre le aspettative dei partecipanti.
A partire dai dati, non solo quelli ottenuti tramite il test decisionale
ma anche quelli dell’attività cerebrale dei partecipanti registrata tramite
risonanza magnetica funzionale, gli scienziati hanno realizzato un modello
matematico.
Il modello è stato infine testato su 18 420 persone attraverso il gioco
“What makes me happy?”, cosa mi rende felice?, distribuito con una app per
smarthpone, sviluppata sempre dalla UCL e chiamata “The great brain experiment”.
Il risultato? Sembrerebbe che il consiglio che spesso ci sentiamo
ripetere, ovvero quello di abbassare le nostre aspettative abbia un fondo di verità. Aspettative minori, infatti, aumentano la probabilità che il risultato
di una nostra decisione sia migliore di quanto ci aspettiamo e questo ha un
impatto positivo sulla nostra felicità momentanea.
Il modello matematico si è rivelato molto accurato: “il gioco ha
mostrato che la nostra semplice equazione si applica correttamente a migliaia
di persone sparse in giro per il mondo e questo dimostra che il nostro
approccio a questo genere di problemi ha un grande potenziale.” A dirlo è stato
Robb Rutledge del UCL Welcome Trust Centre for Neuroimaging e Max
Planck UCL Centre for Computational Psychiatry and Ageing, primo autore dello
studio.
Il tutto potrebbe sembrare un gioco curioso e fondamentalmente inutile
ma, secondo gli scienziati, quantificare gli stati soggettivi delle persone in
modo matematico potrebbe aiutare i medici a capire meglio i disordini
dell’umore e questo a sua volta potrebbe portare allo sviluppo di farmaci più
efficaci.