Il recente bell’articolo di Giacomo Rizzolatti sui “Memi” offre vari spunti per approfondimenti ed estensioni. Il taglio dell’articolo è neurobiologico, il che non sorprende, dato che Giacomo è lo scopritore del fondamentale meccanismo rappresentato dai Neuroni Specchio. A me però interessa estendere il discorso sui Memi in un’altra direzione, che a ben guardare ne deriva in modo abbastanza logico: vale a dire quella del “politicamente corretto” che io qui ho già ripetutamente assimilato, e non penso di avere esagerato, al conformismo: all’atteggiamento mentale che è divenuto dilagante nel modo mentale di porsi della cultura (tra virgolette) d’oggi. Giacomo cita memi “innocui”, come “fare un passo indietro”, o “portare avanti il discorso”. Saranno anche innocui, ma indicano comunque l’accettazione passiva di modi di porsi che evitano la fatica di pensare autonomamente. O, addirittura, che comportano la piacevole sensazione di non essere un diverso, ma di far parte del gregge mentale che si muove in una direzione unica: e qui, in nuce, già fa capolino l’idea del conformismo. Naturalmente, però, i Memi più interessanti sono quelli che pretendono di dar corpo, e di portare all’accettazione generale, a idee che si pensano significative. Cioè le idee, come si dice ora, politicamente corrette. Ma chi ha per primo pensato che siano idee significative? E, soprattutto, come è poi successo che siano divenute Memi universali, al punto da creare disagio mentale in chi, pur pensando nell’intimo che significative non siano per nulla, finisce con l’adattarvisi? Vogliamo fare qualche esempio? Chi ha avuto la splendida pensata di definire gli spazzini “operatori ecologici”, con l’idea che il cambio di definizione li avrebbe enormemente gratificati? E chi ha avuto l’altra splendida pensata di definire una persona con un handicap fisico che la limita, “diversamente abile”? Ma quando mai? Uno che è sordo è sordo e basta, tanto che i libri di medicina, per fortuna, continuano a parlare di sordità, e solo di sordità. Però ecco il Meme: guai a dirlo! Qui naturalmente, che lo si comprenda o no, siamo nel conformismo puro. E sui suoi meccanismi vi sarebbe da discutere: ma non si tratta, comunque, di conformismo pericoloso, qui vi è solo una sorta di sottomissione al modo di pensare "comune", i cui aspetti spesso bizzarri riguardano solo l’individuo che se ne rende partecipe.
Ma che Blog sarebbe questo se non vi fosse una qualche provocazione a più ampio respiro? Ed eccone quindi una, che ha a che fare con un Meme che risuona ora continuamente nella nostra informazione pubblica. Si tratta del Meme che proclama che “le sentenze giudiziarie vanno comunque rispettate”. Detta così, con il timbro del dogma, l’affermazione pare non solo accettabile, ma addirittura rivestita di un alcunché di moralmente nobile. Forse però, dato che ora nell’informazione pubblica l’affermazione ha perso il significato generale, e viene invece applicata al ben noto caso specifico che tanto agita le opinioni, ci si può chiedere, senza naturalmente sul caso specifico prendere posizione, se veramente lo sia. O se, per converso, non sia invece divenuta un Meme che maschera qualcosa di più terra a terra. Dunque, vediamo: le sentenze, si afferma, vanno sempre e comunque rispettate. E va bene: ma applichiamo allora la regola anche alle sentenze palesemente infami dei processi della Santa Inquisizione di qualche secolo fa, o, per rimanere in un ambito temporale a noi più vicino, a quelle dei processi farsa nell’Unione Sovietica degli anni ’30? Non sarebbe forse più ragionevole limitarsi a dire che le sentenze vanno, caso mai, eseguite, ma non necessariamente “rispettate”? Perché il verbo “rispettate”, piaccia o no, convoglia l’idea, da cui poi deriva il Meme relativo, che esse siano, quasi per definizione, sempre e comunque, non solo giuridicamente corrette (ci mancherebbe altro!), ma anche “moralmente giuste”. Per dirla in altro modo, che non si possano e non si debbano discutere. Naturalmente anche sul concetto che le sentenze debbano sempre e comunque essere eseguite vi sarebbe molto da dire, dato che, dall’Inquisizione in avanti, sentenze “giuridicamente” corrette sono state con somma evidenza fonti di inenarrabili infamie: ma qui il discorso porterebbe troppo lontano… Naturalmente capisco bene che l’idea di mettere in discussione proprio ora un Meme come questo può passare per una provocazione. Ma, come ho detto, un Blog deve anche provocare. E poi, chissà, a qualcuno forse verrà qualche dubbio….
Ernesto Carafoli
Biochimica, Università di Padova