Basta con questi tomi dell'IPCC, forse è l'ora di cambiare formula: prevedere rapporti più agili e rapidi su questioni concrete. Ormai l'abbiamo capito che il cambiamento climatico è colpa dell'uomo. Anche la ricerca deve cambiare obiettivi e mettersi più decisamente al servizio di cosa si può fare in termini di mitigazione e adattamento. A partire dal prossimo summit del 2015, infatti, bisognerà pensare al “dopo Kyoto”. E come hanno ribadito abbastanza chiaramente i dati presentati con il V rapporto IPCC, non abbiamo secoli, ma decenni, per metterci una pezza. Così la pensa Nature, che al rapporto IPCC dedicato una serie di commenti interessanti. Nel frattempo da Cina e India arrivano notizie tutt'altro che rassicuranti per il futuro del clima. La Cina, che si giustamente vanta grandi investimenti in energie rinnovabili, ha messo pure in cantiere un progetto di otto impianti per produrre gas artificiale (37 miliardi di metri cubi all'anno) bruciando carbone.
Non pare un buon affare: infatti, secondo uno studio della Duke University, questo scherzo costerebbe 21 miliardi di tonnellate di anidride carbonica emessa nell'arco di 40 anni (che crescerebbe a 100 miliardi se venisse attuato l'intero programma di 20 centrali). Situate nelle regioni semi desertiche del Xinjiang e della Mongolia interna, queste centrali necessiterebbero di 200 milioni di tonnellate d'acqua all'anno, cento volte in più di quanto ne serve per ottenere lo shale gas). Tutti i benefici che si otterrebbero con le rinnovabili cancellate da questo programma, insomma.
L'acqua invece abbonda pericolosamente sull'Himalya, dove il cambiamento climatico continua a sciogliere i ghiacciai e ingrossare gli 8.800 laghi himalayani, 200 dei quali ormai catalogati come molto a rischio di alluvionare sulla testa di chi abita sotto. Lo racconta sempre su Nature Maharaj K. Pandit, ecologo delle montagne dell'Università di Delhi. Indiani e nepalesi vogliono in qualche modo approfittare del “disgelo” mettendo in cantiere nel prossimo decennio circa 700 dighe per generare energia. I disboscamenti sono in pieno corso, mentre nessuno pone regole a un turismo spinto ormai ai limiti dell'irresponsabilità, che lascia ogni anno centinaia di alpinisti sotto frane e slavine, per un costo stimato di 2 miliardi di dollari. Insomma i danni sono già qui, il cambiamento climatico non è più argomento di speculazione, è ora di darsi da fare.
Luca Carra