Dalle politiche fanno fuori i candidati verdi. Alle regionali inquinamento, urbanistica, mobilità, rifiuti e territorio è come se non esistessero. Solo lavoro e giovani, vuote parole d'ordine per ogni stagione. Intanto il consumo di suolo continua ai soliti ritmi, capannoni sfitti continuano a crescere come funghi lungo nuove inutili tangenziali e autostrade. Il Mose non salverà Venezia dall'acqua alta ma nessuno lo ferma, e il Ponte sullo Stretto è sospeso ma non cancellato.
La passione per le grandi opere inutili e la sistematica sottovalutazione dei problemi ambientali non riguardano ovviamente solo l'Italia, ma è un male abbastanza diffuso in Europa. Non è un caso che la Commissione europea stia pensando di varare una nuova Direttiva Aria (in sostituzione di quella attualmente in vigore, del 2008) che anziché inasprire allenta i limiti degli inquinanti. Addirittura vorrebbe deregolamentare le emissioni del biossido di azoto (NO2) e non stringere su polveri e altri gas. A meno che la scienza non porti prove convincenti sulla loro nocività. Di prove, in realtà, ce ne sono ormai a bizzeffe. E l'ultima della serie ce la regala un bello studio del Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio che ha misurato i rischi di morte prematura per esposizioni a lungo termine proprio a NO2 e PM2,5. La ricerca, pubblicata su Environmental Health Perspective (leggi qui), quantifica per più di un milione di residenti a Roma il rischio di mortalità a ogni aumento di 10 microgrammi/m3 dei due inquinanti, che risulta positivo per malattie respiratorie, tumore al polmone, ictus, ma soprattutto malattie ischemiche e cardiovascolari (qui una sintesi divulgativa).
Il tema dell'inquinamento dell'aria soffre di un problema: strillato sui giornali a partire da ottobre, passa rapidamente in secondo piano eclissato da altre emergenze. L'aria inquinata rappresenta infatti un rischio individuale abbastanza basso - se raffrontato ad altri rischi (es. il fumo) - ma si dovrebbe ormai aver colto che, interessando più o meno tutti, esso ha un notevole impatto in termini di salute pubblica, e anche un costo sanitario ed economico non indifferente (leggi qui). Sempre di più, inoltre, studi epidemiologici come quello romano sono in grado di mostrare quanto l'inquinamento incida in modo ineguale sugli individui, sia per diverse suscettibilità agli aggressori chimici sia per differenze di età reddito, scolarità e luogo di residenza. Giustizia ambientale è una issue che meriterebbe di essere affrontata dalla politica, e non al modo liquidatorio del ministro Balduzzi in visita in Campania sul complicato tema del nesso rifiuti e salute (leggi qui).
La ricerca scientifica ha indubbiamente ancora molto da dire sui fenomeni dell'inquinamento, sia con una migliore caratterizzazione dell'esposizione attraverso nuovi progetti di biomonitoraggio umano e animale (leggi qui), sia con un'analisi più fine delle interazioni e trasformazioni chimiche degli inquinanti, come l'interessante progetto Supersito in partenza in Emilia Romagna.
Per farsi un'idea di prima mano di queste e altre novità suggeriamo di leggere il nuovo libro Aria da morire scritto a due mani da Margherita Fronte (coautrice di questo blog) e Piemannuccio Mannucci, in uscita fra qualche giorno per i tipi della Dalai. Ne parleremo ancora nei prossimi giorni. Un altro libro molto istruttivo sugli effetti (soprattutto neurotossici) dell'inquinamento sui bambini è Biberon al piombo, di Maria Cristina Saccuman (Sironi Editore). Per chi vuole ripassare chimica, epidemiologia, storia e attualità di piombo, mercurio, diossine e altri veleni ancora fra noi.
(luca carra)