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Combattere il fumo con l'etica

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Usare l’etica per contrastare l’invadenza dei produttori di tabacco

L’industria del tabacco e suoi alleati possono cercare di avvantaggiarsi imponendo l’idea di una loro superiorità morale, come protettori dei diritti individuali, affibbiando ai promotori della salute lo stigma dell’estremismo e del paternalismo. In tal modo la salute pubblica rischia di essere marginalizzata agli occhi dei decisori. Non si dovrebbe lasciare al commercio del principale fattore di nocività campo libero nella difesa dei diritti di libertà.

I promotori della salute che invocano le autorità pubbliche perché attuino le misure previste dalla Convenzione quadro per il controllo del tabacco, vogliono limitare la libertà personale dei fumatori? Benché il mondo professionale della sanità pubblica non utilizzi sistematicamente l’etica, sono stati messi a punto teorie e strumenti operativi per un’etica della sanità pubblica.

La difesa della popolazione dal fumo di tabacco trova il suo fondamento, oltre che sul valore della salute, sui principi dell’etica, per cui gli individui dovrebbero essere liberi di comportarsi come scelgono di fare, con due uniche limitazioni: fumare non deve danneggiare altre persone e deve essere un comportamento adottato con scelta volontaria.
Dal primo punto si può dedurre che le misure limitative della libertà di fumare sono giustificate nei casi in cui il fumo danneggia altre persone. Dal secondo punto si deduce che misure protettive (paternalistiche) sono eticamente fondate quando fumare non è un comportamento volontario.

Sotto questi due principi di etica sono state analizzate le basi delle misure di controllo del tabacco, tra cui molte di quelle incluse nella Convenzione quadro.

Comportamento che danneggia terzi

Ci sono alcune situazioni in cui fumare può provocare danno ad altri e le limitazioni del diritto di fumare sono giustificate.

-       Le misure come i divieti di fumare trovano giustificazione quando il comportamento può danneggiare gli astanti, per esempio nei locali pubblici, e sui luoghi di lavoro, sui mezzi di trasporto, mentre  non sarebbe giustificabile il divieto in luoghi aperti, come una strada.

-       se il divieto di fumare fosse emanato nel contesto di misure necessarie per “prevenire danni futuri ad altri”, in particolare ai bambini e ragazzi che, osservando continuamente adulti nell’atto di fumare, potrebbero essere a maggior rischio di iniziare a fumare, in tal caso potrebbe essere giustificabile porre dei limiti. E’ il caso dei divieti in spazi aperti destinati a minori:  parchi giochi, palestre, cortili ed altre aree aperte nelle suole, zoo, spiagge.

-       Sono giustificati i divieti per prevenire incendi, come vicino alle pompe di benzina o in aree a verde in siccità, oppure basati su motivi ecologici, come il divieto di fumare in spiaggia.

-       non sarebbero ammissibili invece misure coercitive limitanti il fumo nelle abitazioni in cui vivono bambini, perché intaccherebbero il diritto dei genitori di allevare i figli come desiderano, anche se la questione è stata  sollevata in conflitti tra coniugi per l’affidamento.

Comportamento volontario

La seconda dimensione riguarda la volontarietà, in quanto non sono giustificabili misure che coartino il diritto di comportarsi come si vuole, quando non si danneggino altri. Perché un comportamento sia giudicato volontario, chi lo adotta deve essere: (i) competente, (ii) adeguatamente informato, (iii) libero da condizionamenti altrui, (iv) inoltre il comportamento deve essere equi-determinato.

(i)      Soggetto competente a fare scelte volontarie

Si conviene che i minorenni non abbiano ancora acquisito la capacità di effettuare scelte pienamente volontarie, per cui devono aspettare di aver raggiunto la maggiore età, un punto condiviso dall’industria del tabacco. Pertanto sono giustificati i limiti di vendita e consumo ai minorenni ed i limiti ai distributori automatici accessibili ai minori. Per lo stesso motivo sono giustificati  politiche, programmi e campagne di informazione rivolti ai ragazzi (e  ai genitori). Più difficile è giustificare misure volte a limitare il fumo da parte di persone con disturbi mentali, in particolare se istituzionalizzate,  anche se sarebbero pienamente giustificati programmi che favoriscano la cessazione, rivolti a tali persone.

(ii)    Soggetto adeguatamente informato  

Prima di poter affermare che quella di fumare è una scelta consapevole, bisognerebbe essere certi che il fumatore abbia avuto a disposizione informazioni adeguate. In base a questo principio, sono  giustificate  le campagne informative sui danni del tabacco per fumatori, incluse le etichettature dei pacchetti che segnalano i danni del fumo, ma anche i limiti posti alla pubblicità, varie forme di promozione e sponsorizzazione di eventi, che per altro si rivolgono, tra gli altri, anche ai minori.

(iii)   Libertà da condizionamenti esterni

L’opinione che fumare possa essere un comportamento basato su una scelta consapevole e razionale non è accettata da tutti, perché la maggior parte dei fumatori vorrebbe smettere e fa tentativi di smettere, spesso senza successo. I fumatori, in gran parte, iniziano da adolescenti ma, una volta che essi sono diventati dipendenti, la loro scelta adulta può dirsi ancora volontaria? Si potrebbe dire che fumare è un comportamento volontario in alcune fasi e obbligato in altre, cosicché il fumatore sarebbe un volontario iniziatore e un involontario continuatore. Sulla base della libertà da condizionamenti esterni, le campagne educative sulla dipendenza da nicotina ed i programmi  per favorire il trattamento per chi intende smettere, appaiono giustificate sul piano dell’etica.  Non dovrebbero invece essere usati messaggi che suggeriscano che tutti i fumatori  sono vittime della dipendenza o della pubblicità.

(iv)   Equi-determinato

Man mano che migliorano le conoscenze sull’eziologia del fumo, emerge che il rischio di essere fumatore non è distribuito equamente. Esistono almeno tre fattori che rendono alcune persone più vulnerabili: predisposizione genetica, vulnerabilità psicologica e svantaggio sociale. Di conseguenza, è difficile  affermare che la scelta di fumare sia pienamente volontaria. In presenza di queste diseguaglianze, in particolare quella sociale, la sanità pubblica potrebbe assumere posizioni contro-discriminatorie. Ad esempio, misure che devolvono parte dei proventi dell’aumento delle tasse all’offerta gratuita o semi gratuita del trattamento per i fumatori, in condizione di svantaggio sociale, che intendono smettere, sarebbero giustificate in base al valore della salute, al principio della volontarietà delle scelte, ed al valore della giustizia sociale. 


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