«C’è un concetto che corrompe e
altera tutti gli altri. Non parlo del Male, il cui limitato impero è l’etica;
parlo dell’Infinito.» A scriverlo è Jorge
Luis Borges, lo scrittore che forse più di ogni altro ha ricreato nella
propria opera il senso di inquietudine e di angoscia che la mente umana prova
di fronte al concetto di infinito.
Ma l’infinito non è soltanto quello
spettrale e claustrofobico raccontato dal celebre scrittore argentino.
Gli
infiniti sono tanti: c’è quello religioso e spirituale (pensiamo a
Sant’Agostino), quello dell’universo (vedi alla voce Giordano Bruno), quello
della filosofia (Nietzsche e il suo eterno ritorno), quello evocato dall’arte
(indimenticabili le opere di Escher), quello matematico (disvelato da Georg
Cantor)... e potremmo andare avanti ancora.
Ci sono, insomma, tanti “tagli” con
cui ci si può inoltrare nel concetto al tempo stesso affascinante e spaventoso
di infinito. E tutti sono presenti in Lo scienziato e l’infinito,
l’ultimo libro dell’astrofisico americano di origini vietnamite Trinh Xuan
Thuan. Come suggerisce il sottotitolo (Numeri, uomini e universi),
Thuan sceglie di raccontarci l’infinito attraverso le persone che hanno provato
a dominarlo, nella matematica come nella fisica, nell’arte come nella
filosofia.
Questo è probabilmente il pregio più
grande del libro: dalla prima all’ultima pagina, Thuan ci racconta non tanto
l’infinito, ma il suo rapporto con gli uomini e l’umanità. Un rapporto che,
soprattutto nel passato, non è stato facile né sereno. Se inserito in
ragionamenti “logici” e “sensati”, il concetto di infinito è in grado di
produrre una tale quantità di paradossi e incongruenze che già Aristotele lo
evitò come un abominio.
Giordano Bruno fu messo al rogo per aver proposto
l’esistenza di «infiniti mondi»; nel Novecento, il geniale matematico Georg
Cantor terminò la sua vita nella depressione e nella follia, respinto e isolato
dal mondo accademico per i suoi studi sull’infinito.
Thuan fa un ottimo lavoro nello
“sdoganare” l’infinito, dandogli la dignità di un argomento affascinante e
piacevole, ma soprattutto un argomento prettamente scientifico, che è possibile
indagare senza necessariamente circondarlo di un’aura mistica e trascendentale. L'autore ci racconta la storia di come,
a partire dai Greci, l’umanità abbia provato ad addomesticare l’infinito,
riuscendoci in buona parte. L’antipasto vede come protagonisti l’infinito
nell’arte e nella matematica, ma la portata principale (che occupa circa i due
terzi del volume) è la lunga dissertazione sull’oggetto che più di ogni altro
ci rimanda all’idea di infinito: l’universo.
«È finito o infinito? E se è finito,
possiede dei limiti? Se li possiede cosa c’è al di là? Se lancio una pietra
oltre i limiti dell’Universo, questa tornerà indietro o si perderà in una
regione sconosciuta?»: alzi la mano chi non si è mai fatto queste domande,
magari in tenera età, fermandosi ad ammirare l’immensità della volta stellata...
Thuan ci accompagna per mano lungo la
strada, a volte tortuosa, necessaria per arrivare alle risposte che la scienza
può dare attualmente. Risposte che, come si può immaginare, possono essere soltanto
parziali.
Ma il discorso non è fatto solo di ipotesi più o meno fantasiose: è
molto più ricco e strutturato di quanto si possa credere in un primo memento.
Nel dare le basi scientifiche per una trattazione rigorosa della possibile
infinità spaziale e temporale dell’universo, Thuan tirerà in ballo la
relatività generale, la meccanica quantistica, la radiazione cosmica di fondo,
l’inflazione, il problema della materia oscura e dell’energia oscura, la teoria
delle stringhe, il principio olografico: insomma, un riassunto di tutta la
fisica e la cosmologia più notevoli del Novecento.
Rivolgendosi a un pubblico di digiuni
della materia, l’autore racconta tutto questo come farebbe un vecchio zio, con
tono educato e formale, preoccupato forse più di calibrare chirurgicamente il
rigore del linguaggio e la precisione dei contenuti (entrambi inappuntabili)
che di stimolare l’interesse: cosa che gli riesce comunque benissimo, grazie a
una scelta del filo logico ideale per mantenere la curiosità sempre alta per tutta
la durata del testo.
Terminata la lettura si sarà venuti a conoscenza di
argomenti a prima vista bizzarri, come gli universi paralleli e il multiverso,
che conferiscono al termine «infinito» nuove sfumature di significato.
Da un punto di vista prettamente
divulgativo, vista la quantità di argomenti toccati il testo non può aspirare a
fornire più che una panoramica svelta e generale. Se da un lato questo appare
abbastanza inevitabile, dall’altro qualcuno potrebbe avvertire una lieve
frustrazione nel non vedere mai l’autore inoltrarsi nei perché profondi delle
questioni trattate. In questo passare rapidamente da un argomento all’altro
qualche lettore potrebbe trovarsi lievemente stordito di fronte ai tanti numeri
enormemente piccoli e grandi che l’autore sente il bisogno di snocciolare.
L’ultima parte del volume si dedica a riflettere sulle implicazioni di quanto appreso nel corso dei capitoli precedenti. Nonostante Thuan, da buon astrofisico, non sia altrettanto a suo agio nei temi filosofici come in quelli cosmologici, le sue considerazioni sono tutt’altro che banali: si pensi per esempio alle questioni etiche e morali legati alla possibile presenza di infinite copie di noi stessi, giustificata dall’eterno ritorno nietzschiano; oppure all’impatto che tutto questo potrebbe avere per alcune religioni o tradizioni spirituali; ma anche a questioni più “leggere” come l’ipotetica sociologia di un’umanità fatta di persone immortali...
Con garbo e discrezione, l’autore
manifesta le sue personali preferenze metafisiche riguardo all’idea di
infinito. Essendo buddista, sostiene per esempio la sua predilezione per un
universo finito nello spazio e nel tempo, creato da un’entità trascendente e
finalizzato allo sviluppo della vita cosciente.
Com’è naturale, queste idee
possono trovare in accordo alcuni e in disaccordo altri, ma è lodevole che
l’autore si sbilanci e fornisca degli spunti interessanti per riflettere
criticamente attorno alle complesse idee legate al vasto tema dell’infinito.