Notizia d'agenzia: il 25 gennaio 2011, alla presenza del sottosegretario Gianni Letta è stato presentato a Ladispoli un progetto di ricerca scientifica concordato da sette Ministeri (Università e Ricerca, Agricoltura, Economia, Ambiente, Beni Culturali, Sviluppo Economico, Affari Esteri e Politiche Comunitarie). Si tratta di un progetto di ricerca nel settore agricolo che si propone, essenzialmente, di utilizzare la "nuova" tecnologia MAS ("Marker Assisted Selection ") per il miglioramento genetico delle piante coltivate. Per lo sviluppo del progetto vengono stanziati 20 milioni di euro per i prossimi 4 anni. E' anche prevista una sede prestigiosa: un castello nei pressi di Roma. Il progetto sarà gestito da una Fondazione Privata, la Fondazione per i Diritti Genetici, fondata e presieduta da Mario Capanna.
Bella notizia! Finalmente il Governo si rende conto dell'importanza della ricerca in genere, e della ricerca agricola in particolare, e riprende a finanziarla! E invece no! Niente di tutto questo. Il progetto, presentato come una importante apertura del Governo alla ricerca, rappresenta al contrario una grave offesa alla dignità della scienza e all'intelligenza della comunità scientifica italiana, come sostiene anche la Federazione italiana Scienze della vita (vedi articolo ). Ancor peggio, rappresenta un grave tentativo di asservire la scienza a una specifica lobby politica.
Perché? Essenzialmente per due motivi:
- Il progetto presentato dal sottosegretario Letta prevede lo sviluppo di non ben definite ricerche per il miglioramento genetico delle piante coltivate. Le ricerche si baserebbero sulle "nuove" tecnologie MAS che, si afferma, avrebbero ormai reso obsolete le tecnologie OGM. La comunità scientifica sa che questo non è vero. Le metodologie MAS sono già in uso nei laboratori di ricerca da più di 30 anni e possono essere complementari, ma non sostitutive, delle metodologie OGM. La sperimentazione di quest'ultime è invece strettamente bandita nel progetto della Fondazione.
- L'organizzazione e lo sviluppo del progetto prescinde dai parametro di meritocrazia e di competenza che sempre dovrebbero essere utilizzati per i progetti di ricerca in Italia e nel mondo: la proposta è stata preparata dalla Fondazione per i Diritti Genetici, una organizzazione privata, e il suo sviluppo verrà assegnato alla Fondazione stessa senza alcun controllo pubblico sulla scelta dei gruppi di ricerca e sulla distribuzione dei fondi. Il progetto accenna a un controllo "democratico" della ricerca, Il pericolo è che si tratti in effetti di un controllo "politico" attuato attraverso la Fondazione privata stessa.
Nella mia lunga esperienza di ricercatore universitario ho sempre dovuto passare al vaglio di severi referee per vedere approvate le mie proposte e ricevere i fondi per il loro finanziamento. Per decenni le mie ricerche sono state selezionate e finanziate dalla Comunità Europea, dalla Ministero dell'Istruzione italiano, dal Ministero dell'Ambiente e da quello dell'Agricoltura. Durante e al termine delle ricerche ho dovuto poi presentare dettagliati rapporti ed elenchi di pubblicazioni scientifiche, su riviste con referee, per descrivere i miei risultati e le rilevanti novità scientifiche.
Sino al 1999, il finanziamento della ricerca agraria ha sempre seguito queste regole rigorose. In quell'anno l'allora Ministro Pecoraro Scanio interruppe tutti i finanziamenti per la ricerca agraria. I successivi Ministri Alemanno e Zaia peggiorarono ulteriormente la situazione. I giovani ricercatori dovettero trovarsi un altro mestiere.
Il blocco della ricerca agricola in Italia dura ormai da più di dieci anni. Nel secolo scorso la nostra ricerca pubblica aveva raggiunto una elevata considerazione internazionale. Oggi questa è quasi tutta dissipata.
Non è certo il finanziamento senza referee di una fondazione privata presieduta da Mario Capanna che potrà farci recuperare il tempo perduto. Anzi, questo nuovo approccio al finanziamento della ricerca scientifica già ci espone a nuovi imbarazzanti e umilianti giudizi della comunità scientifica internazione, con cui siamo ancora in contatto. Confesso che di fronte alle scandalizzate domande dei miei colleghi europei, americani e anche cinesi, io mi trovo molto in imbarazzo. E' difficile arrivare a pensare che da noi l'anti-scienza sia arrivata a questo punto. Possibile che la nostra classe politica non voglia rendersene conto?
In questa contesto la memoria torna al caso Lisenko, il ricercatore che nell'Unione Sovietica degli anni '30-40 ebbe l'incarico politico di bloccare lo studio dell'ereditarietà dei caratteri basato sulle leggi di Mendel. Lisenko tentò quindi di imporre la teoria della plasmabilità dei caratteri. Questa teoria era più consona ai principi della rivoluzione russa (i caratteri genetici non sono ereditari; sono invece plasmati dalla società in cui si vive), ma non aveva alcuna base scientifica. I ricercatori dissidenti vennero depurati. Quelli consoni alla linea del Partito vennero premiati con ampi finanziamenti. Risultato: la ricerca genetica in Unione Sovietica rimase arretrata per diversi decenni. Sta accadendo lo stesso anche in Italia?