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La scienza al Photoshop

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Da alcune settimane riviste prestigiose come Science e Nature stanno dedicando molti  articoli al trafficato mondo delle pubblicazioni scientifiche.
Un caso di manipolazione della documentazione fotografica degli esperimenti (ancora da accertare) arriva dalle colonne del giornale tedesco Der Spiegel che racconta la storia di Alfredo Fusco, professore ordinario di Patologia Generale alla Facoltà di Medicina e Chirurgia della Federico II di Napoli accusato dai pm di aver manipolato al computer le foto delle cellule del cancro per ottenere maggiori fondi per la ricerca. Un caso scottante, come ha denunciato anche il Corriere della Sera qualche settimana fa, perché Alfredo Fusco è uno dei più rinomati ricercatori della facoltà di Medicina di Napoli e socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei oltre che membro della commissione scientifica consultiva di Airc.
“Io ho molti dubbi riguardo i dati sperimentali”, spiega Jörn Bullerdiek direttore del Center for Human Genetics dell’Università di Brema, “ogni esperimento dovrebbe fornire un’immagine unica. Eppure, alcune immagini sembrano identiche”. Dello stesso avviso sembrano i pm di Milano e Napoli che hanno avviato l’inchiesta.
Sono otto le pubblicazioni prodotte fra il 2001 e il 2012 dal gruppo di lavoro di Fusco a essere sotto esame. Fusco è molto citato, con circa 50 lavori citati almeno 100 volte secondo il la Thomson Reuters.
Effettivamente digitando sul motore di ricerca Pubmed il nome dello scienziato italiano, sui circa 500 lavori prodotti, alcuni di questi hanno suscitato perplessità da parte della comunità scientifica. In uno di questi, pubblicato dalla rivista The Journal of Clinical Investigation, il board della rivista ha chiesto di rettificare il lavoro perché “due figure del Northern Blot sono state inavvertitamente duplicate”. Dopo questa segnalazione gli autori hanno fornito la conferma sperimentale. Sorte peggiore, invece, quella toccata a un altro studio di Fusco che in questo caso il The Journal of Clinical Investigation ha ritrattato.
Al centro della disputa, il “copia e incolla” di un immunoblot. Gli autori però questa volta non sono stati in grado di confermare e replicare gli esperimenti e quindi l’editore si è visto costretto a ritrattare il lavoro “a causa della manipolazione evidente”.
Fusco dice che non può rispondere alle accuse, perché c’è un’indagine in corso. Ci tiene a precisare che non ha manipolato, né richiesto la manipolazione, di alcun dato.

Ma sotto la lente d’ingrandimento del settimanale tedesco ci sono anche altri scienziati come il ricercatore dell’Harvard Cancer Center Edward Whang.
Bullerdiek fa notare come in almeno in due suoi studi ci sono immagini sorprendentemente simili.
Molte di queste storie vengono raccolte e scovate dal blog Retraction Watch. In questo sito si possono trovare centinaia di articoli ritrattati per problemi di questo genere.
E’ il caso Rossen Donev ex ricercatore di Cardiff che ha manipolato le immagini in quattro giornali diversi o Dipak Das vero e proprio recordman con 19 ritrattazioni. C’è chi poi, non si limita al fotoritocco ma alza l’asticella più in alto, è l’esempio di Rodrigo JG Lopes e Rosa M. Quinta-Ferreira dell’Università di Coimbra che sono riusciti a produrre dei risultati senza essere provvisti nei loro laboratori dell’attrezzatura necessaria.
Il Journal of Cell Biology ha esaminato manoscritti già accettati per la pubblicazione e ha trovato che fino al 20% conteneva dati discutibili. Quasi il 34% degli scienziati e medici ha ammesso d’impiegare pratiche di ricerca discutibili.

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