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Le nuove vie della scoperta scientifica

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Scienziati come surfisti, è questa l'immagine evocata da Michael Nielsen per riferirsi a chi oggigiorno fa ricerca. L'intento è quello di sottolineare l'incapacità di riconoscere le dimensioni dell'onda che gli scienziati stanno cavalcando: la Rete.

Internet è stato, ed è tuttora, oggetto di numerosi dibattiti, i quali hanno attraversato differenti fasi. Si è, ad esempio, passati dal confronto sulla gestione di una mole di informazioni del tutto inedita nella storia dell'umanità alle analisi delle conseguenze sulle relazioni sociali degli individui. Ciononostante finora in pochi si sono soffermati sulla Rete come strumento rivoluzionario per la scienza, una lacuna in parte colmata da Le nuove vie della scoperta scientifica. La tesi dell'autore del volume – un fisico e pioniere dell'informazione e computazione quantistica, che da qualche anno si dedica totalmente alla divulgazione scientifica – è piuttosto esplicita: la Rete ha cambiato non solo il modo in cui gli scienziati comunicano, ma soprattutto le loro modalità di produzione di conoscenza. Per difendere la sua posizione Michael Nielsen si concentra su due aspetti interdipendenti: l'intelligenza collettiva e la scienza collaborativa. Così facendo riprende il concetto reso celebre dal filosofo francese Pierre Levy, sostenendo che l'intelligenza collettiva grazie all'architettura della Rete sia nelle condizioni più adatte per esprimersi al meglio. L'amplificazione della cooperazione tra soggetti eterogenei, ma comunque con un patrimonio di conoscenze in comune, è legata in particolar modo a tre fattori favoriti dallo sviluppo di Internet: la modularità (la possibilità di suddividere progetti di ricerca in compiti più piccoli, eseguibili da singoli individui), la diffusione del microcontributo (le barriere per partecipare si sono via via abbassate) e il riutilizzo radicale dell'informazione (i dati diventano un bene comune, potenzialmente a disposizione di tutti). Uno scenario di questo tipo risulta quindi ideale per la proliferazione di modelli collaborativi nel campo della scienza. E non per nulla Nielsen afferma il passaggio da una scienza pre-Rete a una collaborativa: una scienza aperta. L'autore, delineando i tratti fondamentali di una simile transizione, fa appello a numerosi esempi pratici, evidenziando come i cambiamenti in atto non siano significativi soltanto per i professionisti della ricerca. La conoscenza scientifica coinvolge, infatti, anche altri attori e la novità principale probabilmente risiede nel rapporto tra scienza e società, dove si inseriscono i concetti di open access e di citizen science. I cittadini hanno quindi maggiori possibilità di accedere a contenuti scientifici e, talvolta, persino di partecipare nella produzione degli stessi.

Accessibilità, partecipazione e apertura si configurano come i tre tratti principali di un possibile futuro della scienza, una possibilità che per Nielsen appare già parte della realtà del presente. 

 


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vaccino HIV

Dalla metà degli anni '80, quando fu scoperto l'HIV e si dimostrò il nesso causale con l'AIDS, la ricerca per sviluppare un vaccino non si è mai arrestata. Ma nonostante l’impegno della comunità scientifica e una quantità ingente di ininterrotti finanziamenti, vi sono stati solo fallimenti (con un’unica, parziale eccezione): ora, però, la scoperta che una frazione di individui infettati produce anticorpi neutralizzanti ad ampio spettro ha portato allo sviluppo di nuovi vaccini sperimentali, attualmente in fase di sperimentazione clinica, con strategie innovative come il Germline Targeting.

Crediti immagine: Immagine di freepik

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