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La scienza presa sul serio

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Zoff era un grande centravanti della nazionale italiana»; «Giuseppe Garibaldi era un poeta del Trecento». Sono affermazioni che troveremmo impensabile leggere su qualunque giornale o sentire in qualunque conversazione fra persone colte.

Sfortunatamente quando si tratta di scienza ci succede di leggere e sentire affermazioni non meno paradossali e inesatte di quelle menzionate sopra. Viviamo in un paese analfabeta dal punto di vista scientifico, un paese che non investe in ricerca scientifica, ha scarsa fiducia nella ricerca scientifica, investe male quel poco che investe e ne trae ancor meno beneficio economico.

A questo quadro fa da contrappunto una comunità scientifica che, anche quando di qualità buona o ottima (i dati dicono che la produttività di chi fa ricerca nel nostro paese è molto buona), è incapace di far sentire la propria voce, di fare lobbing nel senso buono, farsi carico dei problemi. Scienza in rete nasce all’interno del Gruppo 2003. Scienza in rete si pone in continuità con l’attività svolta precedentemente dal gruppo stesso (http://www.gruppo2003.org). Scienza in rete nasce con l’ambizione di essere uno strumento di comunicazione scientifica agile e facilmente accessibile. In quanto prodotta dal Gruppo 2003 essa intende essere espressione, certamente non unica, del senso di responsabilità civile e sociale degli scienziati di questo paese.

Ancora, ambizione di Scienza in rete è di essere un luogo piccolo ma significativo di informazione e formazione della cultura scientifica di questo paese. Il metodo che seguiremo sarà costituito da una forte enfasi sui dati, e solo in base a questi sulle opinioni, anche radicalmente divergenti. Scienza in rete vuole anche essere quindi un luogo di confronto su opinioni, basate su una solida base di dati.

Intendiamo seguire con particolare attenzione la politica, o la non politica, della ricerca di questo paese, con un atteggiamento critico e costruttivo. Cercheremo di collocare questo nostro sguardo sul nostro paese nel contesto più generale della dimensione globale dei problemi e delle politiche della scienza. Nel contesto di una visione globale, porremo particolare attenzione a questioni che impattano sulla parte più povera e meno favorita del pianeta.

Infine, ci auguriamo di saper trasmettere a chi ci leggerà il senso della ricerca scientifica come avventura umana fatta di passione e stupore. Ci auguriamo che il materiale reso disponibile in questo primo numero sia coerente con la missione che ci siamo dati.


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Di latticini, biotecnologie e latte sintetico

La produzione di formaggio è tradizionalmente legata all’allevamento bovino, ma l’uso di batteri geneticamente modificati per produrre caglio ha ridotto in modo significativo la necessità di sacrificare vitelli. Le mucche, però, devono comunque essere ingravidate per la produzione di latte, con conseguente nascita dei vitelli: come si può ovviare? Una risposta è il latte "sintetico" (non propriamente coltivato), che, al di là dei vantaggi etici, ha anche un minor costo ambientale.

Per fare il formaggio ci vuole il latte (e il caglio). Per fare sia il latte che il caglio servono le vacche (e i vitelli). Cioè ci vuole una vitella di razza lattifera, allevata fino a raggiungere l’età riproduttiva, inseminata artificialmente appena possibile con il seme di un toro selezionato e successivamente “forzata”, cioè con periodi brevissimi tra una gravidanza e la successiva e tra una lattazione e l’altra, in modo da produrre più latte possibile per il maggior tempo possibile nell’arco dell’anno.