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Le biotecnologie raccontate dai ragazzi

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Giovedì 22 settembre, al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci si è tenuta la tappa europea del World Biotech Tour 2016. Nato nel 2015 come progetto pluriennale, il World Biotech Tour (WBT) in questi due anni ha saputo coinvolgere musei scientifici e science centre di tutto il mondo con un solo obiettivo: avvicinare i ragazzi (e non solo) alla scienza per far scoprire, attraverso attività di laboratorio e incontri con ricercatori ed esperti, le importanti applicazioni delle biotecnologie.

Il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia per la tappa italiana del WBT ha coinvolto quattro scuole lombarde (il liceo classico San Raffaele di Milano, il liceo scientifico Casiraghi di Cinisello Balsamo, l’ITCS Primo Levi di Bollate e l’ITIS Facchinetti di Castellanza)
e avviato con esse un percorso cui hanno partecipato quattro classi di IV° superiore.  

«I ragazzi hanno lavorato assieme allo staff del Museo e a un ricercatore per approfondire alcune applicazioni delle biotecnologie, ad esempio in ambito ambientale, industriale o della salute. – spiega Sofia Florio, portavoce dell’area Sviluppo Attività Educative del Museo, - Abbiamo lavorato con le classi attraverso una serie di incontri che ha permesso ai ragazzi di confrontarsi non solo con realtà lavorative e scientifiche, ma con coetanei di studi differenti. Abbiamo sviluppato con loro l’idea di unire il fare, l’esperimento, alla comunicazione, cioè la diffusione al grande pubblico.  Stamattina i ragazzi potranno mostrare i loro progetti e quanto hanno appreso in questi ultimi mesi».

Pongo per le cellule staminali

Accanto a microscopi, vetrini, scatole Petri, pipette e Becker, a “colorare” e rendere più fruibile il messaggio scientifico ci sono oggetti di uso comune che non ci si aspetta di trovare in un laboratorio come il pongo, coloranti per dolci, bottiglie e sacchetti di plastica, pomodori, mele, riso, patate e arance.

«Per spiegare le cellule staminali e la loro plasticità, cioè la capacità di diventare quello che vogliono, abbiamo pensato al pongo: inizialmente è una pallina colorata senza forma, ma poi grazie a degli stampini assume dei tratti definiti come un fiore, una nuvola o un elefantino. Così fanno le cellule staminali: prima sono delle palline tutte uguali e poi si differenziano. Questo è il principio su cui si basa la medicina specializzata - Racconta Andra del Primo Levi di Bollate (corso Biotecnologie Sanitarie), mentre aiutata dai compagni mostra come la plastilina colorata assume forme differenti in base al contesto (stampino) in cui si trova. «Questa esperienza mi ha reso più consapevole sul mondo della ricerca e su come deve essere comunicata agli altri. I media ci bombardano di informazioni, ma non sempre sono chiare»

I ragazzi del Primo Levi sono stati seguiti da Gianluigi Condorelli e da Elisa Di Pasquale (Humanitas Research Hospital) e hanno realizzato un video di tre minuti in cui compare un’altra simpatica ed efficace similitudine: la medicina comune è paragonata a una radio pubblica che trasmette musica per tutti, mentre la medicina specializzata all’ipod dove ognuno può ascoltare la musica che preferisce in base a gusti ed esigenze.

Giochiamo con l'alginato

Mario e Francesca del Facchinetti di Castellanza (indirizzo chimico) sono alle prese con palline di alginato trasparenti, reazioni enzimatiche, colorati per dolci e batteri dalla sorprendete capacità di degradare il petrolio. Mario vuole fare il biologo e questa esperienza ha rafforzato le sue aspettative; inoltre ha capito come sia importante riuscire a comunicare la propria ricerca al grande pubblico e ha saputo unire l’attività scientifica a quella di intrattenitore, invitando i presenti a creare le palline di alginato armeggiando con pipette, provette e Becker. L’alginato deriva dalle alghe, risulta trasparente e per questo motivo Mario e Francesca seguiti da Sara Borin e Francesca Mapelli (DeFENS – Università degli studi di Milano) hanno pensato di utilizzare dei colorati per dolce per creare palline rosse, gialle, blu e verdi.

«Le palline di alginato hanno il compito di veicolare i batteri che degradano il petrolio in mare. Sono facili da realizzare e basta inserire all’interno i batteri. L’alginato è poroso e questo permette la reazione fra microrganismo e petrolio. - Spiega Mario - Abbiamo fatto tante domande ai nostri tutor e attraverso semplici esperimenti abbiamo avuto le risposte e capito il funzionamento di questo processo. È una tecnica utile per l’ambiente e non fa male ai pesci: abbiamo potuto osservare il loro comportamento in un acquario e capire che i pesci si alimentano seguendo un processo selettivo».

Acqua e plastica

Invece, il liceo scientifico Casiraghi e il liceo classico San Raffaele hanno affrontato due temi molto vicini anche alla realtà quotidiana: il consumo di acqua per la produzione di alimenti e l’impatto della plastica sull’ambiente, rispettivamente.

Davide del Casiraghi esortava i presenti con due semplici domande: “Secondo voi quanta acqua ci vuole per produttore 80 grammi di riso? E per coltivare una patata? Un pomodoro? Oppure una mela o un arancio?” Ecco le risposte: per 80 grammi di riso occorrono 240 litri di acqua; per una patata 25, per un pomodoro 13, per una mela 70 e infine per un arancio 50. Assieme al suo mentor Massimo Galbiati (Bioscienze – Università degli studi di Milano), Davide si è avvicinato al mondo delle biotecnologie in campo agricolo. La ricerca punta a selezionare stomi (parte della pianta che modula il rilascio di acqua) che rilascino almeno il 3% in meno di acqua con lo scopo di ridurre i consumi idrici in agricoltura.

Infine, Giulia del San Raffaele circondata da bottiglie, stoviglie e sacchetti di plastica, giocava con i visitatori facendo toccare loro gli oggetti e ipotizzando una possibile data di decomposizione. 

«Il PET è la plastica più diffusa, deriva dal petrolio e ci vogliono mille anni per il suo smaltimento. L’unico aspetto positivo? È riciclabile. Oggi si punta alle bio-plastiche. – spiega Giulia – un esempio sono le bottiglie o le stoviglie fatte in PLA (acido poliattico) che sono biodegradabili e ci vogliono circa tre mesi per eliminarle oppure il Mater-Bi derivante dal mais utilizzato per i sacchetti della raccolta dell’umido, sono compostabili e ci vogliono solo due mesi per degradarli. A casa si può creare il proprio Compost utilizzando terra e rifiuti organici. Col tempo si svilupperanno muffe e batteri in grado di decomporre anche i sacchetti di mais». Assieme ai tutor Paola Branduardi e Stefano Bertacchi (Galatea Biotech Srl – Università degli studi di Milano Bicocca), per i ragazzi è stato possibile affiancare agli studi classici attività scientifiche che studiano il comportamento dei batteri per produrre materiali bio-compatibili e acquisire maggior consapevolezza sull’importanza della comunicazione scientifica.

Guarda i video e vota

Le scuole partecipanti hanno realizzato un video di tre minuti che comunicasse il loro lavoro di ricerca al grande pubblico. C’è chi ha fatto ricorso all’idea dello scienziato di laboratorio per spiegare gli studi sugli stomi delle piante (Le piante che sprecone! – Liceo Casiraghi di Cinisello Balsamo); chi ha puntato alla bravura comunicativa della conduttrice che utilizzando un manico di scopa, delle mollette e delle scritte colorate ha saputo chiarire il concetto di bio-plastiche (Si fa presto a dire plastica – Liceo Classico San Raffaele di Milano); chi invece ha cercato di costruire un copione per creare una storia che raccontasse la vita dei batteri (Il circo dei batteri – ITIS Facchinetti di Castellanza) oppure chi ha giocato con cambi di ambientazione e contesto per parlare di medicina specializzata e cellule staminali (Staminali. Il medico in ciascuno di noi – ITCS Primo Levi di Bollate). Realizzare questi video ha permesso ai ragazzi di trasformare concetti scientifici in immagini e messaggi semplici, rendendoli partecipi e protagonisti di un piano di comunicazione, con tutte le difficoltà annesse. 

E' possibile guardare i video e votare online il progetto preferito. La classe vincitrice verrà premiata nel corso dell’opening event del World Biotech Tour al Museo, venerdì 30 settembre alle ore 18.00, nell’ambito di MEETmeTONIGHT.

Le tappe del World Biotech Tour 
Le prime tre tappe del tour si sono svolte nel 2015 e hanno coinvolto il Technopolis di Malines (Belgio), il Pavilion of Knowledge – Ciencia Viva di Lisbona (Portogallo) e il Miraikan, National Museum of Emerging Science and Innovation di Tokyo (Giappone). Per il 2016 sono stati invece selezionati oltre al museo milanese, il National Science Museum di Pathumthani (Thailandia), lo Scitech di Perth (Australia) e il Montréal Science Centre di Montréal (Canada). Il tour si concluderà nel 2017 a Tokyo con una conferenza internazionale cui parteciperà uno studente-ambasciatore selezionato dalle classi. Il WBT è un’iniziativa promossa da Biogen Foundation in collaborazione con ASTC (Association Science - Technology Centers). Adriana Karaboutis (EVP Public Affairs & IT di Biogen) saluta così i ragazzi partecipanti al progetto: «Credo nelle biotecnologie e in progetti che vogliono coinvolgere i giovani e so che un giorno avrò in mente i vostri volti grazie alle fotografie di oggi quando riceverete il Nobel».
La tappa italiana del World Biotech Tour, curata dal Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci per ASTC e Fondazione Biogen, in collaborazione con Biogen Italia, è inserita nell’ambito della European Biotech Week (26 settembre - 2 ottobre), coordinata in Italia da Assobiotec, Associazione Nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di Federchimica. La European Biotech Week è una settimana di iniziative ed eventi per raccontare la biotecnologia ad un pubblico vasto ed eterogeneo e per celebrare il ruolo chiave che il biotech ha, e sempre più potrà avere, nel migliorare la nostra qualità della vita.
In Italia sono oltre 50 gli eventi in programma.
Durante la Notte Europea dei Ricercatori e la European Biotech Week alcuni studenti delle classi verranno coinvolti nelle attività del Museo per il pubblico, presentando la loro ricerca. 

 


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