Analisi spettroscopiche hanno fornito per la prima volta la diretta evidenza che le giovani galassie crebbero alimentandosi del gas che stava loro intorno, ingrediente essenziale per una intensa formazione stellare.
Oltre al meccanismo di merging – cioè di fusione tra galassie, drammatico epilogo di collisioni reciproche – la crescita delle galassie nel giovane universo avvenne anche grazie a un sistema di gran lunga meno violento: l'accrezione del gas primordiale dallo spazio circostante. E' questa la conclusione, pubblicata a metà ottobre su Nature, alla quale è giunto un team internazionale di astrofisici coordinato da Giovanni Cresci (Osservatorio Astrofisico di Arcetri).
La prova è venuta dalle osservazioni con lo spettrografo SINFONI di cui è dotato il VLT (Very Large Telescope), uno strumento in grado di studiare separatamente la luce proveniente da differenti regioni della stessa galassia anche se questa si trova nelle profondità del cosmo. Cresci e collaboratori hanno potuto rilevare come in tre galassie molto distanti, scelte con cura affinché non risentissero di effetti gravitazionali da parte di galassie vicine, le regioni centrali mostravano una vigorosa produzione stellare. Poiché i dati spettroscopici indicavano che quelle regioni erano povere di elementi “pesanti” - così gli astronomi definiscono gli elementi differenti da idrogeno ed elio - l'unica possibilità per spiegare un simile processo è quella di ipotizzare un intenso flusso di gas risucchiato dalle regioni circostanti.
ESO - INAF - Research paper