fbpx Gli impatti della climate policy sul riscaldamento globale | Page 7 | Scienza in rete

Gli impatti della climate policy sul riscaldamento globale

Primary tabs

Read time: 2 mins

Per la prima volta sono stati calcolati su scala globale i danni che si potrebbero evitare grazie ad efficaci politiche di contrasto al cambiamento climatico.
Lo studio è stato sviluppato da un gruppo di ricercatori dei principali istituti britannici e tedeschi che si occupano di clima e pubblicato su Nature Climate Change.

Gli scienziati hanno considerato diversi scenari, da una politica di riduzione delle emissioni attiva alla prosecuzione del “businness as usual” basato sul ricorso massiccio ai combustibili fossili, e hanno calcolato le conseguenze in termini di aumento della temperatura, inondazioni, siccità, produttività agricola. Dai risultati della ricerca è emerso che gli impatti evitabili da qui al 2100 sono fortemente influenzati dall'anno in cui le emissioni raggiungeranno il picco. 

Secondo le stime, solo le scelte più rigorose, con un picco delle emissioni nel 2016 seguito da una riduzione del 5% all'anno, permetterebbero di contenere l'aumento della temperatura media globale entro i 2°. Nell'ipotesi in cui il picco si verifichi nel 2030, la temperaturà salirà di 2,5° entro la fine del secolo. Se non verrà fatto nulla per limitare l'immissione di CO2 in atmosfera l'aumento sarà tra i 4° e i 5,6°.
I risultati che riguardano gli effetti negativi del riscaldamento globale seguono un andamento altrettanto progressivo. Le previsioni sull'innalzamento del livello del mare variano dai 30 cm, nell'ipotesi più favorevole, ad un massimo di 55 cm nello scenario del businnes as usual. La produzione mondiale del grano subirà una riduzione dal 20 al 60% entro il 2050. “Ridurre le emissioni di CO2 non permetterà di evitare completamente gli effetti dei cambiamenti climatici – ha precisato Nigel Arnell, climatologo e co-autore dello studio – ma un'azione rapida e decisa permetterà di guadagnare tempo”.

Tempo che sarebbe necessario a realizzare adeguate misure di adattamento nelle zone più colpite. Secondo gli scienziati, centinaia di milioni di persone potrebbero evitare i danni causati da inondazioni e siccità grazie a politiche di mitigazione rapide ed efficaci. I risultati della ricerca parlano di una cifra compresa tra i 139 e i 220 milioni. In assenza di misure che riducano le emissioni di gas ad effetto serra, le possibilità risultano dimezzate: tra i 70 e i 160 milioni.

Autori: 
Sezioni: 
Dossier: 
Indice: 
Clima

prossimo articolo

La difficile necessità di contare i morti in guerra

Gaza

Mentre il mondo si riempie di nuovo di immagini di bambini feriti e uccisi, bisogna rendersi conto che i conflitti armati hanno implicazioni indirette sulla salute che vanno oltre i danni diretti della violenza. Anche se la guerra dovesse terminare immediatamente, nei mesi e negli anni successivi continueranno a esserci molti decessi indiretti. Per questo i tre autorevoli autori di una lettera appena pubblicata sulla rivista Lancet stimano in 186.000 il numero dei morti collegabili al conflitto di Gaza. Sono calcoli difficili da fare, ma necessari per documentare il conflitto e per parlarne con onestà.

Crediti immagine: Mohammed Ibrahim/Unsplash

I tre autorevoli mittenti della lettera pubblicata sul numero del 5 luglio della rivista Lancet indicano in 186.000 la stima dei decessi attribuibili al conflitto nella Striscia di Gaza. Decessi diretti, quelli contemporanei alle azioni belliche, e decessi indiretti, quelli successivi attribuibili alla distruzione delle infrastrutture sociali e sanitarie, agli esiti invalidanti sulla popolazione, all’aumento delle patologie croniche e alle malattie infettive.