fbpx Il testosterone non rende aggressivi | Page 2 | Scienza in rete

Il testosterone non rende aggressivi

Primary tabs

Read time: 1 min

Il testosterone aumenta l’aggressività solo perché siamo convinti che questa sia la sua azione.

E’ giunto a questa conclusione Ernst Fehr, economista dell’Università di Zurigo, che ha pubblicato il suo lavoro su Nature: «L’ormone in realtà serve solo a difendere la propria condizione sociale» spiega il ricercatore. «Ciò può comprendere in alcuni casi atteggiamenti violenti, ma anche altri comportamenti, che in molte situazioni sono anche più appropriati».

Per dimostrare che l’ormone non merita la sua cattiva reputazione il ricercatore ha impegnato 120 donne in un esperimento in cui dovevano distribuire denaro. Le partecipanti avevano a disposizione una somma da dividere con un’altra persona: se la controparte accettava, entrambe ricevevano i soldi pattuiti, in caso contrario nessuna delle due guadagnava nulla. Un atteggiamento più equo favoriva così il raggiungimento del risultato. Le donne che ricevevano testosterone facevano le migliori offerte e avevano quindi maggiori probabilità di mettersi d’accordo con le altre. Quando però prendevano un placebo credendo che si trattasse di testosterone si mostravano molto più aggressive nella contrattazione.    

Published online 8 December 2009 | Nature | doi:10.1038/news.2009.1131

Autori: 
Sezioni: 
Psicologia

prossimo articolo

Il nemico nel piatto: cosa sapere dei cibi ultraprocessati

Il termine "cibi ultraprocessati" (UPF) nasce nella metà degli anni '90: noti per essere associati a obesità e malattie metaboliche, negli ultimi anni si sono anche posti al centro di un dibattito sulla loro possibile capacità di causare dipendenza, in modo simile a quanto avviene per le sostanze d'abuso.

Gli anni dal 2016 al 2025 sono stati designati dall'ONU come Decennio della Nutrizione, contro le minacce multiple a sistemi, forniture e sicurezza alimentari e, quindi, alla salute umana e alla biosfera; può rientrare nell'iniziativa cercare di capire quali alimenti contribuiscano alla salute e al benessere e quali siano malsani. Fin dalla preistoria, gli esseri umani hanno elaborato il cibo per renderlo sicuro, gradevole al palato e conservabile a lungo; questa propensione ha toccato il culmine, nel mezzo secolo trascorso, con l'avvento dei cibi ultraprocessati (UPF).