fbpx Neanderthal cancellati dai vulcani | Page 5 | Scienza in rete

Neanderthal cancellati dai vulcani

Primary tabs

Read time: 2 mins

Secondo un team di antropologi, a condurre i Neanderthal all'estinzione furono i cambiamenti climatici indotti da massicce eruzioni vulcaniche verificatesi in Europa e Asia.

La ricerca, pubblicata su Current Anthropology, è opera di Liubov Vitaliena Golovanova (ANO Laboratory of Prehistory di  San Pietroburgo) e collaboratori e si basa su quanto scoperto nella grotta di Mezmaiskaya, sulle montagne del Caucaso, una grotta è ben nota a chi si occupa dei Neanderthal per la sua ricchezza di utensili e ossa di quella civiltà. Dagli scavi è emersa la presenza di due distinti strati di cenere vulcanica risalenti a circa 40 mila anni fa il cui studio ha mostrato una notevole riduzione di pollini rispetto agli strati adiacenti, segno di drammatici cambiamenti climatici. Il più recente dei due strati, inoltre, sembra segnare il termine della presenza dei Neanderthal a Mezmaiskaya

I ricercatori ritengono che l'improvviso mutamento del clima indotto dalle eruzioni vulcaniche – la prima riconducibile all'evento noto come Campanian Ignimbrite responsabile della formazione dei Campi Flegrei in Campania e la seconda dovuta a un vulcano caucasico – abbia drammaticamente distrutto le nicchie ecologiche occupate dai Neanderthal decretando la loro scomparsa.

Gli antenati dell'uomo moderno coevi ai Neanderthal sopravvissero perché ebbero la fortuna di occupare regioni più meridionali e risentirono molto meno di quel repentino e drammatico “inverno vulcanico”. Secondo i ricercatori, dunque, il principale vantaggio dell'uomo moderno rispetto ai cugini neanderthaliani sarebbe stato una più fortunata distribuzione geografica.

Chicago Journals

Autori: 
Sezioni: 
Antropologia

prossimo articolo

Scoperto un nuovo legame chimico carbonio-carbonio

Un gruppo di ricercatori dell'Università di Hokkaido ha fornito la prima prova sperimentale dell'esistenza di un nuovo tipo di legame chimico: il legame covalente a singolo elettrone, teorizzato da Linus Pauling nel 1931 ma mai verificato fino ad ora. Utilizzando derivati dell’esafeniletano (HPE), gli scienziati sono riusciti a stabilizzare questo legame insolito tra due atomi di carbonio e a studiarlo con tecniche spettroscopiche e di diffrattometria a raggi X. È una scoperta che apre nuove prospettive nella comprensione della chimica dei legami e potrebbe portare allo sviluppo di nuovi materiali con applicazioni innovative.

Nell'immagine di copertina: studio del legame sigma con diffrattometria a raggi X. Crediti: Yusuke Ishigaki

Dopo quasi un anno di revisione, lo scorso 25 settembre è stato pubblicato su Nature uno studio che sta facendo molto parlare di sé, soprattutto fra i chimici. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Hokkaido ha infatti sintetizzato una molecola che ha dimostrato sperimentalmente l’esistenza di un nuovo tipo di legame chimico, qualcosa che non capita così spesso.