fbpx T-Rex cannibale | Page 3 | Scienza in rete

T-Rex cannibale

Read time: 1 min

L'accurata analisi delle incisioni presenti sulle ossa di numerosi T-Rex ha portato un team di ricercatori a concludere che quei segni furono lasciati dai denti di loro simili, prova incontrovertibile di cannibalismo.
Benchè il Tyrannosaurus rex sia stato uno tra i più grandi carnivori mai apparsi sulla scena terrestre, ciò che conosciamo della sua dieta e delle sue abitudini alimentari è davvero poco Alle prese con una ricerca sui segni di denti presenti sulle ossa dei dinosauri, Nicholas Longrich (Yale University) e i suoi colleghi si sono imbattuti in un osso con incavi particolarmente profondi. Vista l'epoca alla quale risaliva il reperto, l'unico carnivoro in grado di lasciare quei segni non poteva che essere il T-Rex. La cosa più sorprendente, però, era che anche quell'osso apparteneva a un T-Rex.
La scoperta ha spinto i ricercatori a indagare più a fondo, permettendo loro di individuare numerosi altri reperti della stessa natura. Stando a quanto i ricercatori sostengono nello studio pubblicato su PloS ONE, l'elevata percentuale di tali reperti è un chiaro segno che tra i T-Rex il cannibalismo fosse un comportamento piuttosto comune. Secondo Longrich e collaboratori, inoltre, un più attento riesame delle ossa fossili potrebbe rivelare che anche presso altre specie il cannibalismo fosse un comportamento alimentare molto più diffuso di quanto sospettato finora.

Yale University

Autori: 
Paleontologia

prossimo articolo

L’uso di ChatGPT rende pigri i ricercatori?

ricercatore pigro

Negli ultimi due anni, ChatGPT (e altri LLM della Generative AI) sono entrati a pieno regime sia nell’educazione universitaria che nei luoghi della produzione di conoscenza scientifica, che ha negli articoli pubblicati su riviste e giornali scientifici il proprio prodotto finale. Diverse opinioni sono state spese sull’avvento di questa tecnologia, ma pochi studi empirici se ne sono davvero occupati. Uno studio di Abbas e colleghi contribuisce a rispondere empiricamente alle mille domande che sorgono da un confronto con questo strumento, e solleva riflessioni urgenti sulle conseguenze del suo uso. Questo articolo è il primo di una serie di due articoli che si concentra su una particolare conseguenza – una negativa e una positiva – degli strumenti della Generative AI sulla ricerca accademica. In questo articolo, esploriamo quella negativa, la pigrizia.

Quando, dal 30 novembre 2022 e nei mesi successivi, abbiamo cominciato a sperimentare l’uso di ChatGPT, una delle prime considerazioni che ha fatto capolino nelle nostre menti è stata certamente l’imbarazzante facilità con cui si sarebbero potuti produrre dei testi scritti. Testi anche di una discreta qualità, e nei più svariati ambiti della scrittura.