Carlo Rubbia (Gorizia, 1934) fisico sperimentale, premio Nobel per la fisica nel 1984.
Nato a Gorizia, frequenta nella sua città tutte le scuole, dalle elementari alla media superiore. Partecipa poi al concorso per l’ammissione alla Scuola Normale di Pisa perché intende iscriversi al corso di laurea in Fisica. Causa certe lacune di base risulta primo dei non ammessi. Poi, però, uno dei vincitori rinuncia e lui viene ripescato, con «grande sorpresa e gioia», come scrive nel profilo autobiografico consegnato al comitato per il Nobel. Si laurea discutendo una tesi sui raggi cosmici. Ha per relatore Marcello Conversi.
Nel 1957 si trasferisce negli Stati Uniti e lavora alla Columbia University di New York. Diventa ricercatore presso il CERN di Ginevra e a partire dai primi anni Sessanta lavora presso il laboratorio europeo a una serie di esperimenti sulle interazioni deboli. Nel 1970 diventa professore alla Harvard University di Cambridge, nel Massachusetts.
È in questi anni che matura un’idea per cercare di rilevare i “bosoni intermedi” previsti dalla teoria elettrodebole di Glashow, Salam e Weinberg. Insieme a David Cline e a Peter McIntire suggerisce di trasformare un acceleratore esistente, l’SPS, in un “collisionatore” di particelle e antiparticelle. In definitiva, fa scontrare protoni e antiprotoni, un’idea che era stata realizzata con i leptoni a Frascati da Bruno Touschek e che viene considerata “la via italiana alle alte energie”.
Il problema affrontato e risolto dal gruppo di Carlo Rubbia è la produzione di antiprotoni e il loro confinamento in un fascio ben concentrato. Grazie alla collaborazione di Simon van der Meer il progetto viene realizzato. Le prime collisioni vengono effettuate nel 1981 e nel 1983 il gruppo di Rubbia è in grado di annunciare la scoperta dei bosoni vettoriali Z+, Z- e W0 che mediano l’interazione elettrodebole. La scoperta viene premiata subito, già nel 1984, con il Nobel, che Rubbia riceve insieme a van der Meer.
Collabora alla realizzazione di un nuovo acceleratore, il LEP e nel 1989 diventa direttore generale del CERN, restando in carica per 5 anni. Nel 1999 succede a Nicola Cabibbo alla direzione dell’ENEA. Ha diretto anche il Protosincrotrone di Trieste.
Dopo gli esperimenti del 1983 si è dedicato anche a studi sulla fusione nucleare e, poi, sul solare termodinamico.
Le ricerche e gli esperimenti concepiti da Rubbia aprivano nuove prospettive, come sottolineò il prof. Gösta Espong della Reale Accademia delle Scienze di Svezia nella conclusione del suo discorso in occasione dell’assegnazione del premio a Rubbia e a Van der Meer: «La scoperta di W e Z non è la conclusione – è l’inizio». Qualche anno dopo (1989), infatti, entrò in funzione il Large Electron-Positron Collider (LEP) al CERN. Nei suoi dieci anni di funzionamento LEP ha prodotto 17 milioni di Z˚ e centinaia di migliaia di W. Questa copiosa produzione di bosoni vettoriali ha permesso di comprendere meglio e di verificare la validità del Modello Standard della teoria elettrodebole (Emilio Picasso)
Mi chiedo dove andranno a finire le competenze italiane. Almeno quelle che oggi vi restano. La situazione è demoralizzante ed è chiaro che i giovani si rivolgano altrove. Gli enti di ricerca vogliono fare solo ricerca applicata, mortificando sempre più la ricerca di base. Ma la ricerca di base è paragonabile alle radici di un albero: se si vogliono i frutti bisogna alimentare le radici. In Italia invece si tagliano le radici. E allora, secondo lei, quali frutti potrà produrre domani quell'albero? (Carlo Rubbia)
Il tunnel di SPS al CERN