Come ogni anno il World Food Day, la giornata mondiale del cibo, celebra l'anniversario della fondazione della FAO (16 Ottobre 1945), ma è soprattutto un'occasione per riflettere su temi che riguardano l'alimentazione. Il tema scelto quest'anno riguarda la sostenibilità dei sistemi alimentari (“Sustainable Food System for food security and nutrition”).
La produzione di cibo consuma ogni anno quantità crescenti di acqua, terreno ed energia. L'uso massiccio di fertilizzanti e la distribuzione globalizzata si basano prevalentemente sui combustibili fossili.
Secondo gli ultimi dati FAO, le emissioni di gas serra dal settore agricolo sono cresciute del 1.6% all'anno dal 2000. Nel 2010 le emissioni totali del settore sono state 5 miliardi di tonnellate di CO2e, il 10% delle emissioni prodotte dall'uomo. Un altro recente studio della FAO ha stimato che il settore dell'allevamento emette 7.1 miliardi di tonnellate di CO2e all'anno, un dato pesante per un settore per cui si prevede una crescita del 70% nel 2050. Secondo i dati raccolti dal programma di ricerca CGIAR-CCAFS su cambiamenti climatici, agricoltura e sicurezza alimentare, il ciclo completo del cibo (dalla produzione al consumo) emette da 9.8 a 16.9 miliardi di tonnellate di CO2e all'anno, quasi un terzo delle emissioni globali.
In un contesto internazionale dove la sproporzione nell'accesso al cibo crea sia fame che obesità, lo spreco ha raggiunto livelli anch'essi insostenibili. In uno studio pubblicato poche settimane fa, è stato stimato che la quantità di cibo sprecato (esclusi pesce e frutti di mare) è pari a 1.3 miliardi di tonnellate all'anno. Per produrre cibo che non verrà consumato ogni anno si sprecano 250 chilometri cubi di acqua e 1.4 miliardi di ettari di terreno, quasi il 30% del territorio agricolo disponibile. In termini di emissioni di gas serra, il cibo sprecato sarebbe il terzo produttore mondiale dopo Cina e Stati Uniti, con 3.3 miliardi di tonnellate di CO2e all'anno.
Se le parole “sostenibilità” e “sostenibile” sono state e vengono ancora abusate tanto da renderne difficile una definizione condivisa, le cifre che riguardano il modo in cui il cibo viene prodotto e consumato rendono l'idea di cosa sia “insostenibile”. Un rapporto del World Watch Institute pubblicato l'anno scorso ha analizzato diversi approcci per migliorare lo stretto rapporto tra cambiamenti climatici e agricoltura. Dal recupero della fertilità dei suoli all'agricoltura urbana, dal riciclo e conservazione dell'acqua allo sviluppo della biodiversità. A fronte dei bisogni di una popolazione mondiale in continua crescita e dei cambiamenti climatici che mettono a rischio la sicurezza alimentare anche nelle regioni più “ricche” del mondo, è indispensabile pensare a strategie innovative, su scala globale e locale, per coltivare, produrre e consumare cibo.