I giovani italiani che hanno conseguito un dottorato di ricerca trovano lavoro più facilmente di altri. Ricevono, in media, uno stipendio di ingresso simile o appena più alto di quello dei loro coetanei (circa 1.200 euro), ma la loro retribuzione cresce un po' più velocemente. Lavorano quasi tutti in strutture pubbliche di ricerca. Pochissimi invece trovano un'occupazione in imprese private che fanno industria o producono servizi. Sono piuttosto soddisfatti dei contenuti ricevuti, meno del contesto organizzativo nel quale hanno studiato. Potessero tornare indietro, a larga maggioranza rifarebbero il medesimo percorso di formazione.
È un quadro molto positivo, sia pure inframmezzato da larghe zone d'ombra, quello che emerge dal rapporto Il dottore di ricerca: un motore di innovazione per le imprese? realizzato da Nello Scarabattolo, Maria Francesca Romano e Luigi Ballardini nell'ambito dell'Iniziativa interuniversitaria STELLA (Statistiche sul Tema Laureati & Lavoro in Archivio on-line).
Lo studio riguarda il destino lavorativo dei giovani più qualificati prodotti dal sistema educativo italiano; coloro che hanno frequentato il più elevato dei tre diversi livelli di formazione (laurea breve, laurea magistrale e, appunto, dottorato di ricerca). Maria Francesca Romano, responsabile dell'indagine, e i suoi collaboratori hanno interrogato 3.980 giovani divenuti dottori di ricerca in 7 diversi atenei negli anni 2005, 2006 e 2007. Sebbene il campione non sia statisticamente significativo dell'intero universo dei dottori di ricerca italiani (e neppure dell'universo di coloro che sono diventati dottori nei tre anni citati) ci fornisce un quadro se non preciso certo interessante: riguarda infatti il 10% dei giovani italiani divenuti dottori di ricerca tra il 2005 e il 2007 in 7 università (Bergamo, Brescia, Milano Statale e Milano Bicocca, Università di Pisa, Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e Università di Palermo) distribuite un po' in tutta Italia.
Ecco i principali risultati: l'87,7% dei nuovi dottori di ricerca ha trovato un'occupazione al termine degli studi. Tra loro due su tre, il 66,9% per la precisione, come lavoro svolge un'attività di ricerca. Insomma, la percentuale dei giovani utilizzati al meglio delle loro capacità è piuttosto elevata. Il guaio è che tra questi ultimi solo l'8% svolge un lavoro di ricerca in un'industria o in una società di servizi private: la quasi totalità, il 72,2%, svolge il lavoro di ricerca nelle università pubbliche o negli enti pubblici di ricerca. Il 7,6% lavora in un'università o in un centro di ricerca privato; il 3,1% nella pubblica amministrazione e l'1,1% in organizzazioni internazionali.
L'indagine conferma in qualche modo l'"anomalia italiana": il sistema produttivo del nostro paese non si fonda sulla ricerca scientifica e lo sviluppo tecnologico. Cosicché non dà impiego ai nostri giovani più qualificati. Che trovano occupazione quasi esclusivamente nelle università pubbliche e nei centri di ricerca pubblici.
L'indagine non riguardato solo il destino di lavoro dei giovani dottori di ricerca. Ha misurato anche il loro grado di soddisfazione rispetto al percorso formativo. Ebbene, la grande maggioranza, Il 71,8% degli intervistati, si dichiara soddisfatta degli studi intrapresi tanto che, potesse tornare indietro, li ripeterebbe. Una maggioranza più limitata, ma piuttosto netta (il 56%) dice di aver imparato a fare ricerca negli anni di dottorato (la percentuale sale al 73% nel caso delle scienze dure).
La percezione cambia quando le domande invece che sui contenuti si spostano sull'ambiente. Se, infatti, il 45,1% dei giovani dottori di ricerca è soddisfatto dei contenuti dei corsi seguiti, la percentuale scende al 28,6% per l'organizzazione didattica.
I dati provvisori sono disponibili, in forma organizzata, sul sito dell'Iniziativa universitaria STELLA. In ogni caso saranno discussi sabato prossimo, 24 ottobre, a Pisa dove la Scuola di dottorato in informatica celebra il suo primo quarto di secolo di attività. La scuola è nata infatti 25 anni fa ed è la prima in Italia. L'occasione è certo quella della festa. Ma la festa non farà dimenticare, come sottolinea il suo attuale direttore, Pierpaolo Dogano, che dopo anni di costante aumento le scuole di dottorato in Italia hanno subito, nel 2008, un drastico taglio dei fondi pubblici a disposizione: - 50%.