Osservato per la prima volta il moto degli elettroni in una
molecola complessa, un amminoacido per essere precisi.
Lo studio è pubblicato
sulla rivista Science, firmato da un
team che vede la partecipazione di una forte componente italiana, con
l'Università di Trieste, l'IFN-CNR e il Politecnico di Milano.
Si tratta di un lavoro finora inedito: la dinamica studiata dai ricercatori non
riguarda solo, o non semplicemente, il movimento di elettroni all'interno di un
sistema atomico più complesso, ma è l'osservazione di una fase rapidissima che
precede qualsiasi meccanismo di accensione di una reazione chimica o biologica,
come la formazione di un legame o il danneggiamento di un filamento di DNA.
Il risultato rappresenta inoltre il raggiungimento
dell'obiettivo di un progetto di ricerca iniziato cinque anni fa, che fa riferimento proprio alle strutture di PoliMi.
Mauro Nisoli si è
laureato in ingegneria elettronica al politecnico di Milano, dove ora insegna presso
il dipartimento di Fisica e conduce attività di ricerca nel settore
dell'interazione radiazione-materia, in particolare attraverso l'uso delle
sorgenti LASER al femtosecondo (ovvero con un'oscillazione temporale
dell'ordine di 10-15 secondi), ed è vincitore di un Grant ERC senior
che ha consentito l'avvio di questo studio.
"E' la prima prova sperimentale di una previsione
teorica formulata qualche anno fa", spiega Nisoli "e l'eccezionalità
del nostro lavoro si colloca in una scala precisa, quella degli attosecondi,
cioè 10-18 sec.
Questa è la durata di tempo estremamente breve degli
impulsi laser che sono stati finora utilizzati, proprio qui al Politecnico, per studiare al massimo sistemi
più semplici, come gli atomi di idrogeno".
Il gruppo guidato da Nisoli è
riuscito ora a superare questo limite, guardando quello che succede prima che
la molecola inizi a vibrare (movimento tipico dei femtosecondi) o ruotare
(picosecondi, 10-12 sec).
Come? Privando di un elettrone la molecola in questione, la fenilalanina, ovvero ionizzandola, e
studiando la velocissima trasformazione della configurazione elettronica
rimasta.
Questo era diventato un preciso obiettivo di gran parte dei centri
che svolgono attività analoghe a quelle di PoliMi già diversi anni fa, quando è
stata pubblicata la previsione sperimentale di queste specifiche dinamiche elettroniche.
Da questo punto di vista si tratta quindi di un record italiano.
"Il primo goal, di carattere tecnico, è stato quello di
aumentare l'intensità del fascio di fotoni usato per eccitare una molecola
d'interesse biologico", si tratta di una radiazione analoga a quella laser, nel range X-UV, quindi molto energetica, che
al Politecnico focalizzano con lenti speciali.
"Secondo passo, la misura, vale
a dire l'osservazione vera e propria del fenomeno. Questa la otteniamo grazie a
un processo di doppia ionizzazione:
strappiamo via un elettrone con la radiazione X-UV di durata agli attosecondi,
estremamente intensa, dopodiché il sistema molecolare tenderà a compensare
in modo naturale questa lacuna. Il movimento di elettroni conseguente lo osserviamo
poi con un secondo impulso, leggermente più lungo, ma comunque molto breve, ai
femtosecondi".
Quello del Politecnico è uno dei pochi centri a livello internazionale
dotato della strumentazione necessaria per generare impulsi agli attosecondi.
"Il nostro è un centro molto conosciuto per questa tecnica, in questo caso abbiamo
collaborato anche con colleghi dell'INFN e del CNR, il cui dipartimento ha sede
proprio a PoliMi, e che comprende alcuni degli stessi autori della
pubblicazione. Per la parte più strettamente teorica e di calcolo numerico è
stato invece essenziale il contributo dei colleghi spagnoli, con Piero de Cleva
dell'Università di Trieste. Loro si sono occupati della fase preliminare, di modellizzazione, in cui non è stato simulato l'esperimento vero e proprio
integralmente, ma per la prima volta sono state usate delle approssimazioni matematiche
molto buone di quello che accade realmente a quel livello della materia. Ci sono ancora molti
limiti, ma ad oggi è il massimo che si possa ottenere, andando anzi oltre lo
stato dell'arte nella modellizzazione di strutture atomiche".
Le applicazioni (possibili) della scoperta
Si tratta di un successo di ricerca di base, innanzitutto,
anche se è possibile già immaginare possibili sviluppi. "Bisogna certo
essere molto cauti", spiega Nisoli "perché il nostro lavoro ha
raggiunto per ora un importante obiettivo: osservare il primo passo di un
processo biologico, quello elettronico, che auspicabilmente potrebbe essere
controllato, validando i modelli teorici grazie agli attosecondi. Riusciremo a modificare i processi che portano al
danneggiamento del DNA o migliorare le tecniche di radioterapia? C'è ancora
molta strada da fare. Di certo le interazioni che intervengono anche in questi
casi sono molto rapide. Ora siamo in grado di osservarle e capirle meglio, ma siamo ancora allo studio di
molecole relativamente semplici".
Stessa cautela bisogna utilizzare per altri campi, come il fotovoltaico, un settore per il quale di
solito si sprecano le promesse di rinnovamento e per il quale gli impulsi agli attosecondi sono tenuti particolarmente
d'occhio, considerando che restringono molto l'area di osservazione dei materiali
utilizzati. C'è già una classe di dispositivi fotovoltaici innovativi - di "terza generazione", nello specifico - che fa uso di molecole singole, quella cosiddetta a coloranti organici, ma la struttura che
li sostiene è ancora troppo complessa "Se riuscissimo a usare una sola
molecola come dispositivo per il trasferimento di carica, potremmo avere un
generatore di corrente con potenzialità ben più alte, con una gestione meno
articolata di un sistema molecola organica - semiconduttore come il
fotovoltaico a colorante".
Il lavoro del progetto ELYCHE (Electron Scale dynamics in chemistry) continuerà anche dopo la chiusura del finanziamento European Research Council di quest'anno, mettendo a disposizione i risultati per lo studio di poolipetdidi e molecole ancora più complesse.