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Nelle cimici, gli scienziati vedono un modello di evoluzione

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Il sogno nel cassetto del biologo evoluzionista è poter studiare “in diretta” gli eventi di speciazione per comprenderne i meccanismi di base. Cogliere sul fatto l’origine delle specie è però difficile, in genere servono tempi lunghi, più lunghi della vita del ricercatore. Indagando nel mondo dei parassiti può essere più facile, non di rado infatti ci si può imbattere in efficienti fucine di nuove specie. In un recente articolo pubblicato su Molecular Ecology alcuni ricercatori avanzano l’ipotesi di una possibile speciazione in atto in un parassita dell’uomo, le cui infestazioni paiono sempre più difficili da combattere: la cimice dei letti (Cimex lectularius).

Gli organismi parassiti e patogeni umani si evolvono spesso da analoghi “sfruttatori” di altri mammiferi. Homo sapiens è un habitat interessante, una sorta di isola disabitata, pronta a essere colonizzata da specie parassite altrui. Se le condizioni sono favorevoli e il parassita si trova bene, fino al punto di riprodursi, può essere l’inizio di una storia di adattamenti al nuovo habitat. Dopo un po’ di generazioni, la discendenza può essersi così differenziata dai primi “coloni” fino al punto da rappresentare una nuova specie.

Prove genetiche e anatomiche suggeriscono che le cimici dei letti abbiano iniziato a parassitare l’uomo a partire dai pipistrelli. È probabile che la migrazione pipistrello-uomo sia avvenuta ai tempi in cui i nostri antenati abitavano nelle grotte. Le colonie di pipistrelli coinquiline dei primi Homo sapiens erano parassitate da insetti ematofagi, alcuni dei quali iniziarono a nutrirsi anche di sangue umano. Quando i cavernicoli scelsero di costruire altri tipi di rifugio notturno e di abbandonare le grotte, le linee filogenetiche delle cimici cominciarono a divergere, sebbene l’ibridazione tra cimici umane e dei pipistrelli sia ancora oggi possibile.

La nuova ricerca dimostra che le due linee evolutive di Cimex lectularius siano in procinto di dare origine a specie diverse; si stanno infatti accumulando notevoli differenze genetiche. Come è logico ipotizzare, gli alleli per la resistenza agli insetticidi sono molto comuni tra le cimici umane e praticamente assenti in quelle dei pipistrelli: la selezione naturale favorisce questi alleli nei geni degli insetti frequentemente esposti ai trattamenti con antiparassitari. Ma i ricercatori hanno scoperto significative differenze un po’ in tutto il genoma. Negli insetti delle due linee si riscontrano poi diversità fisiche. Le cimici umane, per esempio, tendono ad avere le zampe più lunghe, un possibile adattamento per fuggire dagli esseri umani o per muoversi nelle abitazioni.

Non sorprende che in queste due linee si stiano affermando così tante caratteristiche distintive. Ci sono poche prove di flusso genico (cioè di incrocio tra le due popolazioni) e i due “habitat” sono molto diversi: gli esseri umani sono quasi glabri e riposano di notte nei letti, i pipistrelli sono pelosi e dormono di giorno raggruppati in posatoi.

L’ipotesi della speciazione simpatrica, cioè della possibile origine di nuove specie in assenza di isolamento geografico, è stata a lungo dibattuta dai biologi evoluzionisti, ma ritenuta possibile, a livello teorico, già dagli anni sessanta del Novecento. Poi qualcuno ha cominciato a descrivere fenomeni riconducibili alla speciazione simpatrica proprio in alcune specie di insetti parassiti, chiamandola host-associated differenziation (differenziamento associato all’ospite). La storia delle cimici dei letti sembra proprio rispecchiare il copione; questi fastidiosi insetti hanno definitivamente invaso l’isola umana, si stanno adattando alle sue peculiari caratteristiche e purtroppo intendono restarvi.

di Anna Piseri

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