Qui in Italia erano le 4:03 del 13 agosto quando Rosetta e
la sua cometa sono transitate alla minima distanza dal Sole. Il termine
corretto è quello di passaggio al perielio, una scadenza che riguarda
ogni oggetto che orbita intorno al Sole, Terra compresa. Le caratteristiche
dell’orbita della 67P comportano che questo passaggio avvenga a una distanza di
circa 186 milioni di chilometri dal Sole, dunque 39 milioni di chilometri più
lontano della minima distanza che sperimenta la Terra in gennaio, al momento
del suo perielio.
Per tutte le comete il passaggio al perielio è un momento critico.
L’irraggiamento solare, infatti, è al massimo livello e questo comporta che,
nei giorni intorno al perielio e nelle settimane successive, l’attività della
cometa raggiunga il suo picco, rischiando persino di mettere a repentaglio la
fragile struttura del nucleo. Non è certo una novità che oggetti cometari
possano emergere dal perielio frantumati in più parti.
Nelle scorse settimane le osservazioni di Rosetta hanno già
evidenziato il graduale risveglio della cometa e il 29 luglio, da una distanza
di circa 190 chilometri, l’apparecchio di ripresa OSIRIS ha potuto
immortalare il getto più intenso fino ad allora osservato. La sequenza delle
immagini catturate da OSIRIS ha mostrato che l’apparizione di quel getto dal
“collo” della cometa, nell’aspra regione chiamata Anuket, è stata davvero
improvvisa e di breve durata. L’importanza di questi outburst è notevole; potrebbero infatti portare all’esterno -
permettendoci dunque di analizzarli - i materiali sepolti nel nucleo cometario,
quelli che ci possono svelare gli ingredienti della nube di gas, polveri e
ghiacci dalla quale emerse il nostro sistema planetario.
Una serie di
immagini raccolte da OSIRIS il 12 agosto (con Rosetta a circa 330
chilometri dalla cometa) e montate in sequenza permette egregiamente di
comprendere cosa si intende quando si parla di aumento di attività della
cometa.
Le misure compiute dalla sonda indicano che la Churyumov-Gerasimenko
sta riversando nello spazio qualcosa come 300 kg di vapore acqueo ogni secondo,
grosso modo l'equivalente di due vasche da bagno. Per meglio valutare questa
quantità, basti dire che si tratta di un valore mille volte più grande di
quello rilevato un anno fa, quando Rosetta arrivò dalle parti della cometa. In
quei giorni, infatti, venne registrato un flusso di soli 300 grammi al secondo,
l’equivalente di tre bicchieri da vino.
Oltre al gas, però, il nucleo espelle anche molta polvere. Si
stima che il nucleo di 67P perda circa una tonnellata di polvere al secondo,
una nuvola che potrebbe rivelarsi estremamente pericolosa per la navigazione di
Rosetta e per le sue strumentazioni. Sylvain Lodiot, responsabile delle
operazioni della sonda, ha confermato che nei giorni scorsi si è
provveduto ad allontanare ulteriormente Rosetta dalla cometa, collocandola a
una distanza compresa tra 325 e 340 chilometri. Più che dalla preoccupazione
per l’incolumità della sonda, l’operazione è stata imposta dalla necessità che lo
star tracker di Rosetta - il sistema
a puntamento stellare che permette l’orientamento della sonda - non venga messo
in difficoltà dall’eccessivo livello di polvere espulsa dal nucleo. Difficoltà
nelle quali la sonda era incappata in primavera a seguito della serie di
sorvoli ravvicinati del nucleo necessari per determinare nel modo più accurato
la topografia della cometa.
Questo aumento di
attività sta ovviamente facendo spuntare alla 67P/Churyumov-Gerasimenko la classica coda che caratterizza le comete.
Impossibile per Rosetta documentarla, ma perfettamente alla portata degli
osservatori terrestri. Da maggio, quando le posizioni orbitali hanno finalmente
permesso di riprendere le osservazioni anche da Terra, la cometa è stabilmente
nel mirino di numerosi telescopi, compresi il VLT, il Gemini South, il Canada
France Hawaii Telescope, il NASA Infrared Telescope Facility e il Telescopio
Nazionale Galileo sull’isola de La Palma. Proprio grazie alle immagini raccolte
nel corso degli ultimi mesi da questa campagna osservativa è stato possibile
stimare che la coda di 67P si estende già per oltre 120 mila chilometri.
Doveroso, in
conclusione, un accenno al modulo Philae, il lander posatosi sulla superficie della cometa lo scorso 12
novembre. Non era affatto chiaro dove gli imprevisti rimbalzi sulla superficie
di 67P lo avessero portato ad ancorarsi e la cessazione di ogni attività per
mancanza di energia avevano reso impossibile la sua localizzazione. Nella tarda
serata del 13 giugno, però, Philae ha contattato Rosetta trasmettendo
pacchetti di dati per circa un minuto e mezzo. Poca roba in sé, ma di un valore
immenso: era il segno che il lander
poteva essere ancora operativo. Un secondo contatto avvenuto il giorno seguente
alimentava ancor di più la speranza dei responsabili di missione di riuscire a
riportare la sonda alla piena operatività. Dal 9 luglio, però, dopo aver
inviato gli ultimi dati telemetrici, Philae è nuovamente scomparso.
L’avvicinarsi del passaggio al perielio ha purtroppo imposto un limite ai
tentativi di Rosetta di contattare Philae, anche se ormai si teme che il lander possa essere definitivamente
fuori controllo a causa del pessimo orientamento delle sue antenne.
Chissà che, quando
meno ce lo aspettiamo, non arrivi un’altra telefonata a Rosetta…