Sotto lo
sguardo attento di Leonardo Da Vinci e Galileo Galilei si è tenuta, oggi nella
sala Marconi del CNR, la cerimonia di premiazione del “Premio Giovani
Ricercatori Italiani”.
Il Premio, istituito dal Gruppo 2003 per la ricerca scientifica, è stato
assegnato quest’anno a Paola Santini
e a Gian Paolo Fadini.
E i
protagonisti della giornata sono stati proprio i due vincitori che hanno
raccontato, in maniera affascinante, i loro studi e trasmesso alla platea,
presente in sala, la propria passione nel fare i ricerca.
Mestiere — come ha spiegato Paola Santini — che le ha permesso di “guardare indietro nel tempo”. Sì, perché la
Santini è un astrofisico presso l’INAF di Roma e da anni studia i segnali
emessi dalle più antiche galassie che hanno popolato l'universo primordiale.
Un’archeologa delle stelle, insomma, che getta lo sguardo direttamente sul
passato remoto del nostro universo osservando la debolissima luce proveniente
da galassie che si trovavano in epoche differenti dell’evoluzione cosmica.
“Per anni ho fatto una doppia vita: al mattino in corsia con i pazienti e di
notte nel laboratorio a fare ricerca”. Non è una versione moderna di Dr Jekyll e Mr Hyde ma la storia di Gian
Paolo Fadini, ricercatore presso il dipartimento di Medicina del Policlinico
Universitario di Padova. Dal conseguimento della Laurea in Medicina nel 2004 si
è sempre occupato di malattie del ricambio, in particolar modo le sue ricerche
si sono rivolte, soprattutto, al diabete e alla sindrome metabolica.
Il diabete è una malattia in continua espansione: oggi circa il 6% della
popolazione italiana è affetta da tale malattia e si prevede che nel 2030 le
persone diagnosticate con diabete saranno 5 milioni. I suoi studi riguardano in
particolare il ruolo delle cellule staminali nelle complicanze cardiovascolari
del diabete come aterosclerosi e ulcere diabetiche.
L’obiettivo
del suo team è quello di far convergere competenze e attività di ricerca di
base con la ricerca clinica, sempre nell’ottica di identificare nuovi approcci
diagnostico-terapeutici a beneficio del paziente.
Parte della cerimonia è stata dedicata a un dibattito
sullo stato della ricerca italiano a cui hanno preso parte numerosi componenti
del Gruppo 2003 per la ricerca scientifica.
Ricerca che, probabilmente, con cinquecento cattedre e mille ricercatori in più
previsti per università e enti di ricerca nella nuova Legge di Stabilità non
riuscirà a uscire dalla sabbie mobili in cui si trova. “I governi che si sono
succeduti in questi ultimi anni — ha
affermato Luigi Nicolais, che presiedeva il premio in qualità di presidente del Gruppo 2003 per la ricerca scientifica — non ci hanno fatto che ripetere che la ricerca e innovazione sono i motori
dello sviluppo, ma nei fatti non si è visto molto. Bisogna decidere, insomma, se in Italia
si deve fare ricerca o meno". Gli altri paesi crescono mentre l'Italia resta al
palo. Forse è arrivato il momento — hanno riaffermato gli esponenti del gruppo 2003 — di pensare alla creazione di un’Agenzia unica
per la ricerca, che coordini e
programmi il rilancio del nostro sistema. Un rilancio che deve avere al centro il merito, un aumento netto dei finanziamento nella ricerca di base, e una architettura istituzionale che disgiunga la programmazione strategica della ricerca dalla valutazione e il finanziamento dei progetti.
“Bisogna stimolare l’opinione pubblica. Negli Stati Uniti i cittadini chiedono
ai candidati alla presidenza il loro parere sui cosa ne pensano su temi
scientifici, mentre noi siamo cosretti a battaglie come quelle su Stamina e la sperimentazione animale.
L’analfabetismo scientifico di questo Paese sta raggiungendo livelli
preoccupanti. Non abbiamo perso la speranza. D’altronde chi è ricercatore
ha sempre una nota di ottimismo e fiducia che porta sempre con sé”, ha concluso
Nicolais.