fbpx Anche per le epidemie meglio prevenire che curare | Scienza in rete

Anche per le epidemie meglio prevenire che curare

Fin dall'inizio dell'epidemia, le pubblicazioni sul nuovo coronavirus hanno avuto un picco quasi istantaneo. Ma non è una buona notizia: indica, piuttosto, la superficialità con cui ricerca scientifica e la sanità pubblica mondiale si preparano alle nuove minacce epidemiche. Come osserva un editoriale sul Singapore Medical Journal, “non era inaspettata la comparsa di nuovi coronavirus. […] In un mondo con cambiamenti significativi nel clima, nel commercio e nell'ecologia, c'è un rischio costante di nuove emergenze di malattie”.
Nell'immagine: un uomo, indossando una mascherina, usa una pompa per spruzzare una sostanza "anti-influenzale" sconosciuta. Regno Unito, 1920 circa. Hulton-Deutsch Collection/Corbis/Getty Images.

Tempo di lettura: 3 mins

Dati aggiornati al 4 marzo 2020.

Ma le pandemie sono proprio inevitabili? Non è possibile prepararsi prima? O addirittura prevenirle? Dal 31 dicembre dell’anno scorso, data ufficiale di inizio dell’outbreak di COVID-19, è uscito un numero di articoli scientifici mai registrato in precedenza. Nei grafici che seguono mostriamo come il picco quasi istantaneo di pubblicazioni su SARS-CoV-2 faccia impallidire l’andamento degli studi sulle precedenti infezioni da SARS e MERS. Ma non si tratta di una buona notizia, quanto del segno della superficialità con cui la ricerca scientifica e la sanità pubblica mondiale si preparino alle minacce epidemiche.

 

 

La grande maggioranza di questi articoli sono ovviamente concentrati su analisi epidemiologiche, biologiche e terapeutiche che inseguono spasmodicamente l’emergenza. Molto pochi sono, al confronto, gli articoli sui coronavirus precedenti l’epidemia. Eppure - come osservano in un editoriale sul Singapore Medical Journal i dottori Lionel Lum e Paul Tambyah, “non era inaspettata la comparsa di nuovi coronavirus. […] In un mondo con cambiamenti significativi nel clima, nel commercio e nell'ecologia, c'è un rischio costante di nuove emergenze di malattie. Nonostante questo, l'intero sistema medico sembra essere guidato da considerazioni commerciali. Quando la SARS è emersa, molte risorse in tutto il mondo sono state dedicate al vaccino e allo sviluppo terapeutico. La stragrande maggioranza di questi fondi è scomparsa con la malattia più di dieci anni fa. Gli scienziati stanno ora scongelando i vecchi isolati dai loro frigoriferi e riscrivendo i progetti di ricerca ripetutamente respinti negli anni passati, prima che l'attenzione delle agenzie governative e dei finanziatori in tutto il mondo scemi di nuovo quando questa epidemia inevitabilmente giungerà alla fine. […] Queste epidemie ci ricordano costantemente di rimanere vigili, resilienti e di adottare l'approccio One Health per preservare la vita su questo pianeta”.

Commenta Michel Specter sul New Yorker: “Non era inevitabile quanto successo. La prevenzione funziona per la salute cardiaca come per le epidemie virali. Possiamo essere molto più vigili sul miglioramento delle condizioni sanitarie e sulla regolamentazione degli animali nei mercati in cui è probabile che si verifichino epidemie. Devono essere resi prontamente disponibili test sufficienti e affidabili per le persone esposte. Ci sono decine di virus simili che si trovano nei serbatoi dell'ospite, in particolare nei pipistrelli. Molti di questi virus hanno una somiglianza genetica con questo coronavirus, e anche con SARS e MERS. È giunto il momento di usare i moderni strumenti della biologia molecolare e sintetica per produrre farmaci e vaccini che ci proteggano da essi. […] Perché non lavorare alla produzione di vaccini che proteggano in larga misura da questa intera classe di virus, piuttosto che aspettare che ognuno di loro ci attacchi e poi cercare di reagire? […] È ora di darsi una mossa”.

Nota
Il numero di articoli scientifici è stato calcolato interrogando il database di Pubmed attraverso le seguenti query:
- ((SARS[Title]) OR (SARS-CoV[Title])) AND ("journal article"[Publication Type])
- ((MERS-CoV[Title]) OR (MERS[Title])) AND ("journal article"[Publication Type])
- ((SARS-CoV-2[Title]) OR (2019-nCoV[Title])) AND ("journal article"[Publication Type])

 


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Generazione ansiosa perché troppo online?

bambini e bambine con smartphone in mano

La Generazione ansiosa. Come i social hanno rovinato i nostri figli (Rizzoli, 2024), di Jonathan Haidt, è un saggio dal titolo esplicativo. Dedicato alla Gen Z, la prima ad aver sperimentato pubertà e adolescenza completamente sullo smartphone, indaga su una solida base scientifica i danni che questi strumenti possono portare a ragazzi e ragazze. Ma sul tema altre voci si sono espresse con pareri discordi.

TikTok e Instagram sono sempre più popolati da persone giovanissime, questo è ormai un dato di fatto. Sebbene la legge Children’s Online Privacy Protection Act (COPPA) del 1998 stabilisca i tredici anni come età minima per accettare le condizioni delle aziende, fornire i propri dati e creare un account personale, risulta comunque molto semplice eludere questi controlli, poiché non è prevista alcuna verifica effettiva.