La Luna è il corpo celeste che sta attraendo di più società pubbliche e private, sia a fini di ricerca sia per le sue risorse, come, solo per fare un esempio, ferro e titanio. Ma non esiste una legge internazionale aggiornata che ne regolamenti l'uso, e questo può diventare causa di conflitti.
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Il cosmo non è più una meta per pochi. Accanto alle agenzie spaziali si fanno strada, infatti, società private che mirano alle risorse naturali dei corpi celesti del sistema solare: la Luna, in primis. Non esiste tuttavia una legge internazionale aggiornata che regolamenti come usare queste risorse: nel nostro satellite i luoghi di interesse scientifico e le regioni per insediamenti ed estrazioni si concentrano in aree limitate. La attività scientifiche e commerciali si ritroverebbero, dunque, in una difficile convivenza, aprendo la strada a controversie e conflitti. Un team internazionale di scienziati, guidato dall’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, ha affrontato la questione studiando i luoghi e le risorse di interesse nel panorama lunare e tracciando, su Philosophical Transactions of the Royal Society, un identikit delle risorse disponibili.
Quello che emerge è la necessità di un aggiornamento di norme di diritto aerospaziale, che intervengano prima della nascita di eventuali conflitti.
Regole e scappatoie
La nuova corsa alla Luna rende necessarie nuove regole: quelle in vigore risalgono al 1967 e sono raccolte nel “Trattato sullo spazio extra-atmosferico”. Firmato inizialmente da Stati Uniti, Regno Unito e Unione Sovietica, il trattato, di cui oggi fanno parte 110 nazioni, prevede l’esplorazione pacifica del cosmo da parte dei firmatari, con l’impegno a non rivendicare diritti sui corpi celesti. Il trattato ha gettato le basi per tutte le attività al di fuori della Terra, stabilendo il divieto di appropriazione dello spazio esterno a pianeti e satelliti, il controllo degli oggetti artificiali in orbita e la responsabilità sulle azioni di tali oggetti. Si vieta inoltre l’utilizzo di armi di distruzione di massa nel cosmo ed è sancito l’uso delle risorse a beneficio di tutta l’umanità. Il trattato è la base della diplomazia spaziale, non aggiornato tuttavia allo stato attuale dell’esplorazione cosmica.
«Non esiste una legge che regolamenti nel dettaglio l’uso delle risorse spaziali, ma c’è un numero significativo di enti pubblici e privati che mirano ad arrivare sulla Luna entro cinque anni. Questo creerà terreno fertile per i conflitti», commenta Martin Elvis, ricercatore dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics e autore dello studio.
Il problema principale è rappresentato da alcune clausole del trattato che stabiliscono i rapporti tra i firmatari. Ogni stato si impegna a non recare danno a sonde e avamposti altrui: in altre parole, uno stato non può far atterrare sonde nelle vicinanze di quelle di un’altra nazione. Questo rende di fatto esclusivo un sito su cui una nazione arriva prima delle altre: chi prima arriva meglio alloggia, dunque. Le zone della Luna scientificamente ed economicamente più interessanti sono, tuttavia, insufficienti per soddisfare gli interessi di tutti. Le tensioni internazionali e il rapido esaurimento delle risorse potrebbero mettere a repentaglio il futuro delle esplorazioni.
«Molto presto ci sarà l'affollamento sulla Luna. Questo motiverà tutti gli esploratori a lavorare insieme su come gestire questi luoghi. La speranza è che possano concordare su una serie di regole ragionevoli ed eque», spiega Martin Elvis.
A complicare il quadro si aggiungono le nuove collaborazioni che alcuni governi hanno stabilito con aziende private per l’estrazione di risorse. È recente la pubblicazione di un rapporto sulle priorità scientifiche stabilite dalla NASA per il programma Artemis. L’obiettivo a breve termine è di riportare il genere umano sulla Luna nel 2024 e di estrarre 85 chilogrammi di campioni, dalla superficie e dal sottosuolo del satellite. L’obiettivo a lungo termine è invece creare un campo base entro un decennio. La NASA ha per questo stretto accordi con quattro società private (Lunar Outpost of Golden, Ispace Japan, Ispace Europe e Masten Space System) incaricate di prelevare campioni, scattare foto che ne dimostrino la provenienza e portare i materiali sulla Terra.
La moderna era delle esplorazioni lunari sarà quindi ben diversa dal programma Apollo: le missioni private, che prevedono la raccolta di campioni per un valore compreso tra un dollaro e 15.000 dollari, raccoglieranno regolite, l’insieme di polveri e frammenti di materiali che compongono lo strato più esterno della Luna (e di altri corpi celesti). Tutti i materiali saranno proprietà esclusiva della NASA: questo creerà un precedente nell’esplorazione umana dell’universo.
Risorse lunari
Le risorse spaziali occupano l’intero cosmo ma sono tutt’altro che distribuite uniformemente, e la Luna è un esempio appropriato. Negli ultimi decenni gli scienziati hanno mappato il sottosuolo e la superficie del satellite, individuando le aree favorevoli per insediamenti e quelle ricche di risorse. Fra le regioni di interesse i cosiddetti “picchi di luce eterna” sono di grande importanza perché quasi ininterrottamente esposte al Sole: zone ideali per sfruttare l’energia solare, utile per ogni tipo di missione, e per l’osservazione del Sole stesso. Le grotte lunari, grandi e stabili cavità del suolo, sono una naturale protezione per gli astronauti dalle intense radiazioni che investono il satellite. Le risorse estraibili includono invece ferro e titanio, utili per la costruzioni di basi planetarie, elio-3, di potenziale uso in reattori a fusione, e la risorsa più importante: l’acqua, di recente scoperta e individuata nelle vicinanze del polo sud del satellite.
«Ciò che attira di più la nostra attenzione sulla Luna è concentrato in piccole regioni, non più larghe di pochi chilometri: abbiamo riunito tutte le informazioni a riguardo per avere un punto di vista chiaro. La maggior parte delle sonde pianificate per questo decennio andrà in alcuni di questi luoghi e questo potrebbe causare problemi, a cominciare dall’allunaggio dei veicoli che potrebbero danneggiarsi a vicenda, con ripercussioni sui delicati strumenti scientifici», commenta Martin Elvis.
Gli scienziati suggeriscono di muoversi su due fronti: da un lato costruire dei principi guida condivisi dalla comunità internazionale e dall’altro regolamentare i singoli esperimenti locali che si concentrano sulla stessa risorsa. Strategia, questa, che per funzionare deve basarsi sulla condivisione di obiettivi e interessi. Dato il livello di incertezza e imprevisti che caratterizzano l’esplorazione dell’universo, gli scienziati puntano anche sulla possibilità di creare regole in corso d’opera, che si adattino all’uso dei luoghi d’interesse, mantenendo una certa flessibilità.
Un punto chiave della questione è il tempo: gestire controversie future è possibile solo se la regolamentazione di esplorazione e risorse è stabilita prima che singoli stati o compagnie conquistino una posizione dominante. Ora, nel pieno dell’organizzazione dei futuri viaggi lunari, è il momento migliore: abbiamo infatti abbastanza informazioni per tracciare un quadro attendibile ma lo scenario non è così delineato da alimentare forti interessi dei singoli stati.
In questo panorama, qual è il ruolo della comunità scientifica? «La scienza fornisce i “fatti concreti”: le competenze necessarie per costruire sui fatti e trasformarli in una governance giusta appartengono ad altri - responsabili politici, avvocati, diplomatici - ed esperti di etica. Noi scienziati possiamo solo cercare di mantenere le discussioni radicate nella realtà. C’è in ogni caso, ancora molto da fare», conclude Martin Elvis. «Le risorse spaziali sono infatti molto, molto, più vaste di quelle presenti sul nostro satellite: ma la Luna creerà il precedente per il modo in cui governeremo il cosmo. Se riusciremo nell’intento, avremo buone possibilità di mettere a punto giuste regole in tutto il sistema solare: fallire sulla Luna avrà serie conseguenze». Il nostro satellite sarà dunque al tempo stesso base di partenza per future esplorazioni e per aggiornamenti delle norme di diritto spaziale.