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Lettera degli scienziati e dei giornalisti scientifici russi contro la guerra in Ucraina

Pubblichiamo l'articolo di Rino Falcone uscito su Left sulla lettera degli scienziati russi contro la guerra.

Tempo di lettura: 6 mins

La lettera aperta degli scienziati russi di forte opposizione alla drammatica invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito del loro paese, ci offre uno spaccato dell’iperbole cognitiva che questa aggressione militare sta comportando. Gli scienziati russi sollevano questioni basilari contro questa azione di guerra, richiamando la radice comune delle popolazioni ucraine e russe, indicando i rischi di una escalation senza controllo, segnalando l’isolamento internazionale verso cui è destinato il loro paese. Allo stesso tempo sgombrano il campo dalle svariate giustificazioni con cui il regime sta accompagnando l’invasione ucraina, assegnando la totale responsabilità delle tragedie e delle distruzioni che stanno avvenendo e che, purtroppo, continueranno a succedersi, a Putin e al governo russo. Non sono credibili l’alibi del Donbass, né altre giustificazioni di equilibri geopolitici. Si tratta di una guerra “priva di senso”.

La durezza e determinazione con cui il documento affronta questa frattura della moderna storia europea evidenzia, senza dubbio, uno straordinario coraggio dei sottoscrittori che si trovano nel paese dove in questi giorni il dissenso verso l’invasione dell’Ucraina ha portato nel carcere migliaia di pacifici manifestanti. Dove è stata immediatamente approvata una legge per fare in modo che i media non parlino della guerra (che dovrebbe essere chiamata “missione speciale”) e che ha obbligato la stampa estera a lasciare il paese per evitare di incorrere in sanzioni che prevedono fino a 15 anni di carcere. Ma la durezza di questo documento degli scienziati russi ci evidenzia, oltre al coraggio e all’indignazione, anche due altri elementi particolari: una concreta previsione di pericolo apocalittico e una terrifica sorpresa sul capovolgimento dello sviluppo socio-politico del mondo.

I rischi di un conflitto che, per la prima volta dopo l’ultima guerra mondiale, mette in franca contrapposizione due schieramenti con armamenti nucleari, di cui viene anche richiamata la minaccia (Putin ne ha parlato esplicitamente nelle dichiarazioni pubbliche di questi giorni), non può essere certo sottovalutata dal novero di scienziati che sottoscrivono il documento. Si tratta quindi di una previsione profondamente ma scientificamente preoccupata, perché calcolabile è il danno immane che comporterebbe una tale genere di conflitto.

C’è poi un aspetto sorprendente che riguarda tanto più chi si occupa di scienza ossia chi con la conoscenza ha un rapporto di diretta confidenza. Mi riferisco al sorprendersi a scoprire che le guerre siano ancora uno strumento utilizzabile per risolvere i conflitti tra nazioni civilizzate. Non si tratta di ignorare che la violenza resti un problema drammatico anche nel nostro tempo, né che il mercato delle armi rappresenti un fattore assai rilevante per l’economia di molti paesi. Ciò che sembrava essersi esaurito nello sviluppo civile era che l’Istituzione massima di una comunità potesse decidere di assumere la guerra (per attaccare o difendersi) contro altri Stati come strumento di risoluzione dei conflitti. Che l’apparato articolato e complesso di infrastrutturazione degli aspetti di civiltà, messo in campo da decenni di sviluppo pacifico ed elicitato anche dalla logica della deterrenza, potesse saltare di colpo e farci ricadere nella peggiore delle situazioni di rischio belligerante.

Gli scienziati rappresentano da sempre un modello degli aspetti più avanzati della cooperazione e della integrazione delle culture. Essendo il loro fine l’accrescimento della conoscenza, risulta a loro fondamentale riconoscere l’utilità degli svariati contributi, del confronto tra metodi e contenuti. Da dovunque e chiunque vengano resi. Anche per questo le giuste azioni di isolamento verso la Russia dovrebbero rispettare questa zona franca (l’ambito scientifico) per far in modo che questo canale trasversale di comunicazione e collaborazione continui ad operare verso quanti, oggi perseguiti all’interno, possano non sentirsi abbandonati anche dai loro colleghi internazionali.

I principi etici alla base della scienza sono la guida per gli scienziati di tutto il mondo. Questi principi rappresentano un caposaldo nella riflessione sociologica, anche oltre il ruolo della scienza stessa. Robert Merton ne definisce quattro: universalismo, scetticismo organizzato, comunitarismo e disinteresse. Questi principi risultano determinanti per comprendere la sviluppo avanzato nei rapporti di civiltà tra scienziati. L’universalismo, per cui i criteri di validazione della conoscenza scientifica sono indipendenti dalle caratteristiche personali o sociali di chi la proponeLo scetticismo organizzato, per cui la conoscenza va messa alla prova, sempre. Non può esserci un’ipotesi senza il vaglio del “metodo scientifico” con riscontro delle evidenze da sottoporre alla validità della comunità di riferimento. Il comunitarismo, per cui è fondamentale mettere a disposizione di tutti i risultati delle scoperte scientifiche. Il disinteresse, per cui l’attività scientifica non può essere corrotta dagli interessi personali.

Se gli umani fossero capaci di farsi ispirare dal senso profondo di questi principi nell’intero arco delle loro attività è verosimile che ci troveremmo in un mondo diverso: quello rappresentato, parallelamente anche nella nostra realtà, dalla comunità scientifica internazionale. Un mondo in cui i conflitti esistono e nella maggior parte dei casi sono elaborati in modo da far accrescere il potenziale complessivo di capacità e creatività. In fondo, la durissima denuncia degli scienziati russi e il loro considerare la guerra in atto “priva di senso” non è altro che l’urlo di ribellione verso questa insopportabile incapacità.

Lettera degli scienziati russi

Noi, studiosi, scienziati ed esponenti del giornalismo scientifico russi, esprimiamo una decisa protesta contro le azioni di guerra intraprese dalle forze armate del nostro paese contro i territori dell’Ucraina. Questo passo fatale comporta innumerevoli vite umane e mina le basi del sistema consolidato della sicurezza internazionale.

La responsabilità dell’avere scatenato una nuova guerra in Europa è tutta della Russia.

Per questa guerra non ci sono giustificazioni. I tentativi di sfruttare la situazione del Donbass come occasione per aprire un teatro di guerra non sono per niente credibili. È del tutto evidente che l’Ucraina non rappresenta una minaccia per la sicurezza del nostro paese. La guerra contro di essa è ingiusta e manifestamente priva di senso.

L’Ucraina è stata e continua ad essere un paese a noi vicino. Molti di noi hanno parenti, amici e colleghi che condividono le nostre ricerche scientifiche. I nostri padri, nonni e bisnonni hanno combattuto assieme contro il nazismo. L’atto di scatenare una guerra per le ambizioni geopolitiche del governo della Federazione Russa – mosso da dubbie fantasie storiche – rappresenta un cinico tradimento perpetrato alla loro memoria. Noi rispettiamo l’autonomia statale dell’Ucraina che si regge su valide istituzioni democratiche. Capiamo la scelta europea dei nostri vicini. Siamo convinti che tutti i problemi che riguardano i nostri due paesi possono essere risolti pacificamente.

Scatenando questa guerra la Russia si è autocondannata a un isolamento internazionale, allo status di paese- maledetto.

Questo significa che noi, studiosi e scienziati, non potremo più svolgere il nostro lavoro come abbiamo fatto finora in quanto la ricerca scientifica è impensabile senza la collaborazione con colleghi stranieri. L’isolamento della Russia dal mondo comporta un ulteriore degrado, culturale e tecnologico, del nostro paese e una totale mancanza di prospettive positive. La guerra con l’Ucraina è un salto nel buio.

Fa male riconoscere che il nostro paese, che ha portato un contributo fondamentale alla vittoria sul nazismo, è ora diventato la miccia di una nuova guerra nel continente europeo. Chiediamo l’immediata sospensione di tutte le azioni militari condotte contro l’Ucraina. Chiediamo il rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dello stato ucraino.

Chiediamo la pace per i nostri due paesi!


[In origine la lettera è stata pubblicata sul sito trv-science.ru alla pagina trv-science.ru/we-are-against-war ora irraggiungibile. L'account Facebook di tre-science.ru riferisce che il link alla lettera aperta con le firme si trova adesso alla pagina t-invariant.org]

 


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