Come scienziate preoccupate dall’ingerenza della politica nella ricerca, alcuni mesi fa abbiamo portato in tribunale la decisione del governo di escludere le cellule staminali embrionali umane da un bando di ricerca ministeriale [sulla biologia delle cellule staminali e il loro potenziale terapeutico]. Il nostro ricorso, ad oggi, non ha avuto successo (vedasi Nature, 460, 19, 2009; e 460, 449, 2009).
Ma intendiamo continuare questa battaglia, anche se dovessero essere necessari anni a confronto della rapida evoluzione delle conoscenze scientifiche in questo ambito. Riteniamo infatti che l’esclusione di questo tipo di cellule, legalmente utilizzabili e scientificamente importanti, costituisca un abuso di potere e che, pertanto, la nostra azione assuma una valenza sia sul piano politico che culturale di particolare rilievo nella situazione attuale del nostro Paese.
L’indifferenza generalizzata rende questa azione particolarmente difficile. Noi contiamo di sensibilizzare la comunità scientifica sia nazionale che internazionale sull’importanza di una discussione attenta su come viene destinato il denaro pubblico per la ricerca, allertando studenti, media, politici ed accademici sul rischio di qualsiasi tipo di condizionamento ideologico della scienza.
E’ già molto grave per la comunità scientifica cronicamente sofferente per la mancanza di finanziamenti, che il governo italiano abbia deciso di affrontare la crisi finanziaria tagliando i fondi per la ricerca, l’innovazione e l’istruzione e che il sistema di distribuzione dei finanziamenti pubblici usi modalità meno trasparenti di quelle che dovrebbero essere. Questo non solo per considerazione del lavoro dei ricercatori, ma anche (o soprattutto) di quello dei contribuenti da cui questi fondi derivano.
Auspichiamo che tutti gli scienziati italiani e coloro che si occupano di ricerca di base protestino per l’insostenibile atteggiamento del governo verso la ricerca. A nostro avviso, il rischio di essere posti al margine della scena scientifica internazionale è reale.
Leggi il testo della lettera pubblicata su Nature.
Elisabetta Cerbai
Facoltà di Medicina e Chirurgia, Dipartimento di Farmacologia Preclinica e Clinica, Università degli Studi di Firenze
Silvia Garagna
Biologia dello Sviluppo, Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali dell'Università di Pavia