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I gravissimi segnali della crisi del clima dovrebbero già da soli indurre a fermare subito la guerra in corso ed accelerare i provvedimenti necessari a ridurre drasticamente tutte le emissioni climalteranti.
L’ultimo rapporto dell’IPCC, l’organismo delle Nazioni Unite per le valutazioni scientifiche del cambiamento climatico, è «un terribile avvertimento sulle conseguenze dell’inazione. Dimostra che il cambiamento climatico è una grave e crescente minaccia per il nostro benessere e per la salute del pianeta».
Siamo di fronte ad interrogativi sempre più assillanti che riguardano la gravità dei fenomeni estremi già in atto (scioglimento dei ghiacciai, siccità estreme, incendi diffusi, alluvioni, carenze di acqua e cibo), la loro non prevedibilità e possibile irreversibilità.
Avrebbero meritato estrema attenzione le notizie recenti dall’Antartide, dove, nella base Dome Concordia, a 3234 metri di altezza, è stato registrato un valore di Temperatura massima di -11,5 °C, quasi 40 °C al di sopra della temperatura tipica di metà marzo e il valore più alto mai registrato dall’inizio delle rilevazioni. Vi è stato un caldo eccezionale anche al polo Nord, dove sono state registrate temperature 18-20 °C al di sopra delle medie tipiche del periodo, con conseguente fusione del ghiaccio intorno alle isole Svalbard (100.000 km2 in meno di una settimana!). L’anticiclone che ha bloccato l’aria calda e umida richiamata sulla Groenlandia da un’area di bassa pressione è lo stesso che ha interessato anche l’Europa occidentale e che è responsabile della grave siccità di molte città italiane ed europee.
A livello globale, tra il 2000 e il 2019, oltre 5 milioni di decessi ogni anno sono stati associati a temperature ambientali non ottimali e circa 12 milioni di persone sono costrette a sfollare ogni anno a causa di inondazioni e siccità mentre la redditività delle terre che danno prodotti base per l’alimentazione si sta riducendo. L’alto carico di mortalità associato ad inquinamento atmosferico e crisi climatica impone di predisporre immediatamente strategie per ridurre gli impatti attuali e per prevenire possibili aggravamenti della crisi.
Il gruppo di lavoro Minds for OneHealth ha già prodotto alcuni documenti di analisi della situazione sopra descritta ed ha redatto numerose schede tecniche con proposte operative su diversi temi supportate da dati scientifici e utili per i decisori. Le proposte che seguono sono incentrate sul tema dell’accelerazione della transizione energetica per attenuare gli effetti del conflitto in corso.
Vi sono due pilastri importanti per una transizione ecologica ed energetica efficace: il coinvolgimento delle persone, soggetti attivi fondamentali delle politiche di risparmio, e la “infrastruttura di sufficienza” nello scenario zero emissioni al 2050, sia fisica (riorganizzazione del territorio, piste ciclabili…) sia legislativa (regolamenti edilizi stringenti, limitazione di numero e peso dei veicoli individuali, ecc.).
Riduzione della domanda di energia attraverso sufficienza ed efficienza
L’indicazione ci viene direttamente dall’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), la quale ha calcolato che alcune azioni immediate nelle economie avanzate, che rappresentano circa il 45% della domanda mondiale di petrolio, ma estensibili a più Paesi, potrebbero ridurre la domanda di petrolio di 2,7 milioni di barili al giorno nei prossimi 4 mesi. L'IEA propone dieci azioni immediate nel settore dei trasporti, tra cui nove di sufficienza ed una di aumento dell’efficienza tecnologica.
Ricordiamo che azioni di sufficienza ed efficienza sono egualmente possibili in tutti i settori come quello dell’alimentazione/agricoltura, della produzione industriale, della sanità etc. e moltiplicherebbero i guadagni energetici già descritti.
Le dieci azioni sono state elencate e contestualizzate in questo articolo di Jacopo Mengarelli apparso nei giorni scorsi su Scienza in rete.
Fonti rinnovabili subito
Riteniamo che l’indipendenza energetica mediante la riduzione dei consumi ed il parallelo rapido aumento della frazione di energia rinnovabile sia l’unica via possibile per evitare il declino del sistema industriale e agricolo italiano, e con esso dell’intero sistema sociale del nostro paese.
La disponibilità di energia pulita sufficiente ai bisogni fondamentali e accessibile a tutti gli abitanti del pianeta è il fattore primario che rende possibile la creazione di una società armoniosa e pacifica, dove la libertà individuale e i diritti umani sono rispettati.
Riteniamo che l’eliminazione dei combustibili fossili dal sistema energetico italiano vada ora perseguita rapidamente e che ciò sia possibile in tempi relativamente brevi, specialmente se accompagnata dalla riduzione del fabbisogno di energia per riscaldamento e raffrescamento degli edifici, dall’elettrificazione del trasporto, sia pubblico che privato (per la parte ancora necessaria), come pure dal recupero e riciclo delle risorse minerali usate in tutti i processi, oltre che dall’educazione all’economia circolare in tutti i settori di attività.
È giusta la strada intrapresa dal governo di snellimento delle procedure burocratiche, garantendo comunque la salvaguardia dell’ambiente, del paesaggio e delle colture. Su questo è interessante segnalare il contributo di Jacopo Giliberto sul Sole 24 Ore, secondo cui le rinnovabili bloccate in Italia corrispondono a quattro volte il consumo energetico nazionale (qua un podcast con l'autore).
Chiediamo l’immediato allaccio in rete dei nuovi impianti di produzione energetica rinnovabile, con priorità per quelli su infrastrutture esistenti o terreni già degradati e non recuperabili, e la possibilità di recupero senza costi aggiuntivi dell’energia immessa in rete. Necessitano, inoltre, provvedimenti atti a facilitare gli impianti domestici, le cooperative e le comunità energetiche rinnovabili (CER) e gli impianti su scala industriale ad emissioni vicino alla zero. Soprattutto, chiediamo che venga data la priorità alla produzione di energia rinnovabile da tecnologie la cui efficienza è nota e provata, senza disperdere le risorse in tecnologie inefficienti, o ancora non provate su scala industriale, oppure nemmeno veramente rinnovabili.
Le azioni descritte, agendo positivamente sull’inquinamento atmosferico hanno anche il vantaggio di produrre co-benefici per la salute e la crisi climatica, e sono applicabili in tempi e con costi contenuti, per questo confidiamo che possano essere oggetto di seria valutazione.