fbpx Donne creative | Scienza in rete

Donne creative

Read time: 3 mins

Perchè un convegno su Donne e Scienza? La presenza delle donne in ambito scientifico non rappresenta più un’eccezione, come nel passato ancora recente. Per quanto in percentuali ancora basse, le donne ora sono presenti in tutte le aree scientifiche, anche in quelle tradizionalmente associate a una visione “maschile” del sapere, come l’ingegneria o la fisica. Ma questo non rende obsoleta la battaglia, certamente non ancora vinta, per abbattere i pregiudizi di genere sul rapporto donne e scienza, e per arrivare a una più equa rappresentanza delle donne in campo scientifico, specialmente agli alti livelli. E apre la strada anche ad altre riflessioni.

Che tipo di contributo le donne hanno dato, e stanno dando, nel campo della ricerca scientifica e tecnologica? E nel campo dell’imprenditoria? È sempre visibile questo contributo, o c’è ancora una parte nascosta, silenziosa, oggi come ieri? Cosa porta di nuovo lo sguardo femminile nella scienza? Quali novità possono portare le donne nello sviluppo scientifico?

Da questi interrogativi parte il VI Convegno Donne e Scienza, che si intitola infatti: “La creatività delle donne come elemento di innovazione in ricerca e impresa”. Il convegno, organizzato dall’Associazione Donne e Scienza con la collaborazione di associazioni e ricercatrici piemontesi, si terrà a Torino, come evento satellite di ESOF 2010. Una grande vetrina sullo stato della scienza del mondo, in cui non poteva mancare uno sguardo di genere.

Nelle intenzioni delle promotrici, il convegno non vuole essere né una rivendicazione di maggior presenza e visibilità delle donne in ambito scientifico, ma neppure una mera celebrazione del ruolo positivo delle donne in vari campi della scienza. In occasione della grave crisi economica che le società evolute stanno attraversando, si vuole riflettere sulla possibilità di alternative diverse all’attuale modello di sviluppo, e sul ruolo che le donne possono giocare per costruire uno sviluppo più armonico ed equo nel rispetto dell’individuo e della natura, fondato sulla valorizzazione di tutte le capacità intellettuali e le sensibilità disponibili. Il convegno propone quindi un’analisi, né trionfalistica né dimessa, delle conquiste e delle difficoltà delle donne operanti nel campo della scienza. Da questa analisi e dalla riflessione sulla situazione presente si potrà partire per interrogarci sulle possibilità del futuro.

Il convegno vuole avere un’articolazione fortemente problematica, evidente anche nelle relazioni invitate, che discuteranno dei pregiudizi con cui ancora si guarda alle donne in ambito scientifico (Anna Maria Testa), del problema della difficile conciliazione tra i tempi della vita pubblica e privata (Vicky Franzinetti), del contributo femminile nell’imprenditoria in Piemonte (Mariella Enoc).

Il lavoro si articolerà poi in sei sessioni, in cui si affronteranno temi politici (le politiche di genere in Europa), storici (recupero di contributi poco noti di donne alla scienza negli ultimi secoli), scientifici (scienza delle donne per le donne), sociologici (modelli di genere nella scienza), divulgativi (come si racconta la scienza? e come la raccontano le donne?). Un’ultima sessione sarà dedicata alla presenza femminile nelle imprese, una raccolta di esperienze inaspettatamente ricca.

Una tavola rotonda, dal titolo “Improving the gender diversity management in materials research institutions” inquadrerà la situazione italiana nel contesto europeo, in un settore in rapido sviluppo e dai notevoli risvolti applicativi. Il convegno si chiuderà con una discussione, moderata da Flavia Zucco, presidente dell’Associazione Italiana Donne e Scienza, che speriamo possa portare contributi positivi ai molti interrogativi da cui siamo partite.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

La COP29 delude. Ma quanti soldi servono per fermare il cambiamento climatico?

Il presidente della COP 29 di Baku, Mukhtar Babayev, chiude i lavori con applausi più di sollievo che di entusiasmo. Per fortuna è finita. Il tradizionale tour de force che come d'abitudine è terminato in ritardo, disegna un compromesso che scontenta molti. Promette 300 miliardi di dollari all'anno per aiutare i paesi in via di sviluppo ad affrontare la transizione, rimandando al 2035 la "promessa" di 1.300 miliardi annui richiesti. Passi avanti si sono fatti sull'articolo 6 dell'Accordo di Parigi, che regola il mercato del carbonio, e sul tema della trasparenza. Quella di Baku si conferma come la COP della finanza. Che ha comunque un ruolo importante da giocare, come spiega un report di cui parla questo articolo.

La COP 29 di Baku si è chiusa un giorno in ritardo con un testo variamente criticato, soprattutto dai paesi in via di sviluppo che hanno poca responsabilità ma molti danni derivanti dai cambiamenti climatici in corso. I 300 miliardi di dollari all'anno invece dei 1.300 miliardi considerati necessari per affrontare la transizione sono stati commentati così da Tina Stege, inviata delle Isole Marshall per il clima: «Ce ne andiamo con una piccola parte dei finanziamenti di cui i paesi vulnerabili al clima hanno urgentemente bisogno. Non è neanche lontanamente sufficiente.