fbpx Alberi, spazzini dell'atmosfera | Page 6 | Scienza in rete

Alberi, spazzini dell'atmosfera

Read time: 2 mins

La vegetazione gioca un ruolo davvero importante nel ripulire l'atmosfera da alcuni agenti inquinanti: l'azione degli alberi è oltre il 30% più efficace di quanto non si sospettasse finora.
Lo studio, pubblicato nei giorni scorsi su Science Express, è stato condotto da Thomas Karl (National Center for Atmospheric Research) e collaboratori esaminando in numerosi ecosistemi i livelli della classe di agenti chimici inquinanti noti come oVOC (oxigenated volatile organic compounds). Prodotti in abbondanza sia dall'attività umana – per esempio dai motori a combustione – che da fonti naturali, questi agenti chimici hanno notevoli influssi negativi sia per l'ambiente che per la salute.
L'analisi di Karl ha messo in luce che le piante decidue, soprattutto quando sono sottoposte a stress per la presenza di agenti irritanti, riescono ad aumentare in modo significativo la loro capacità di sequestrare oVOC dall'atmosfera. La spiegazione sta nel ciclo metabolico che le piante attivano per proteggersi da alcuni irritanti che loro stesse possono produrre, per esempio per difendersi dagli insetti. Per non correre il rischio di essere intossicate da questi agenti chimici, le piante aumentano la produzione degli enzimi deputati a trasformare tali sostanze in prodotti meno tossici e con essa aumenta anche l'attività di assorbimento di oVOC.
I modelli matematici analizzati dal team di Karl hanno indicato che a livello globale le piante assorbono il 36% di oVOC in più rispetto a quanto valutato dai precedenti studi di chimica atmosferica.

UCAR

Autori: 
Sezioni: 
Indice: 
Ambiente

prossimo articolo

Perché le reti neurali hanno vinto i Nobel per la fisica e la chimica?

Quest'anno l'Intelligenza Artificiale ha fatto la parte del leone nei Nobel per la fisica e la chimica. Meglio sarebbe dire machine learning e reti neurali, grazie al cui sviluppo si devono sistemi che vanno dal riconoscimento di immagini alla IA generativa come Chat-GPT. In questo articolo Chiara Sabelli racconta la storia della ricerca che ha portato il fisico e biologo John J. Hopfield e l'informatico e neuroscienzato Geoffrey Hinton a porre le basi dell'attuale machine learning.

Immagine modificata a partire dall'articolo "Biohybrid and Bioinspired Magnetic Microswimmers" https://onlinelibrary.wiley.com/doi/epdf/10.1002/smll.201704374

Il premio Nobel per la fisica 2024 è stato assegnato a John J. Hopfield, fisico e biologo statunitense dell’università di Princeton, e a Geoffrey Hinton, informatico e neuroscienziato britannico dell’Università di Toronto per aver sfruttato strumenti della fisica statistica nello sviluppo dei metodi alla base delle potenti tecnologie di machine learning di oggi.