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Il nuovo statuto fa discutere

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Diversi commenti accompagnano la nascita del nuovo statuto del CNR, approvato il 19 gennaio dal CDA. Positiva Confindustria, chiosata da un editoriale di Gianni Riotta sul Sole 24 Ore. Non negativo il presidente Luciano Maiani che parla di uno statuto che rende il CNR più moderno e attento alla nuova frontiera del trasferimento tecnologico. Mentre qualche preoccupazione emerge sulla nomina dei componenti esterni del CDA. Negativi i sindacati. Preoccupato l'Osservatorio della ricerca, composto da centinaia di ricercatori universitari e degli enti pubblici.

Per l'Osservatorio il nuovo statuto è "una grande opportunità persa e uno scampato pericolo". Così l'Osservatorio della ricerca giudica ilnuovo statuto del CNR approvato il 19 gennaio dal Consiglio diamministrazione del CNR. Da un lato infatti – secondo l'Osservatorio – il rischio di un commissariamento di fatto dell'ente, con pieni poteri amministrativi e scientifici riconosciuti alla figura del direttore generale, sarebbe stato sventato dallo statuto. Dall'altro lato resta l'opportunità persa di riconoscere una reale autonomia all'Ente fondato da Salvini e Amaldi.
L'Osservatorio riconosce infine due punti a suo giudizio gravi contenuti nello statuto. Primo, 
il limite massimo di 10 anni per rapporti a tempo determinato da parte del personale precario (borse di studio, assegni di ricerca, etc.), che rischia di stabilire una finestra forzata d'uscita dal mondo della ricerca di studiosi che pure meriterebbero di continuare a lavorarci.
Secondo punto critico è l'imposizione di un limite del 75% delle spese di personale (tempo determinato piùtempo indeterminato) sul finanziamento ordinario (da ottenersi a tendere in dieci anni).

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Leggi l'Editoriale del direttore del Sole 24 Ore Gianni Riotta

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Il Fondo di finanziamento ordinario delle università italiane per il 2024 subirà un taglio di circa mezzo miliardo di euro: il provvedimento potrebbe mettere a rischio la crescita e la sopravvivenza delle università statali italiane, nonostante il progresso registrato tra il 2019 e il 2023. Il Piano Amaldi-Maiani propone di integrare i fondi del PNRR con 6,4 miliardi di euro aggiuntivi dal 2024 al 2027 per mantenere gli investimenti nella ricerca pubblica al livello attuale, pari a circa lo 0,7% del PIL. Senza queste risorse aggiuntive, terminato il PNRR, molti ricercatori si troverebbero senza lavoro e costretti come molti loro colleghi a prendere la via dell’emigrazione.

Immagine di copertina creata con DALL-E

Brutte notizie per le università italiane, che si vedono tagliare per decreto il Fondo di finanziamento ordinario 2024 (FFO), un taglio che secondo la Conferenza dei rettori ammonta a circa mezzo miliardo di euro. «Il provvedimento – spiega il documento dei rettori – presenta notevoli elementi di criticità che, se confermati, rischiano non solo di arrestare l'evoluzione virtuosa del sistema universitario nazionale ma anche di mettere a rischio la sopravvivenza stessa dell'università statale italiana».