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Per un liceo (più) scientifico

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Il mondo della ricerca deve prendere atto di un dato ormai irreversibile: la società è retta da un crescente bisogno democratico, e persino da un nuovo assetto democratico. E' la società "dei più" non dei pochi. E "i più" oggi rivendicano diritti, nel passato sconosciuti, fra i quali l'accesso alla conoscenza. Ciò cambia le cose anche nel campo scientifico, perché postula che le conquiste della scienza siano socializzate in misura (e forma) finora inedite. Sono due i profili interessati: gli studenti e i cittadini, l'insegnamento e la comunicazione della scienza. Le dimensioni numeriche del fenomeno sono ormai macroscopiche, perché la domanda sociale di conoscenza è enorme rispetto al passato.

In tema di insegnamento scientifico abbiamo voluto assumere un simbolo: il liceo scientifico. L'Italia, da cento anni, non ne ha mai avuto uno adeguato. Ha avuto un liceo considerato di serie B, un "liceo classico senza il greco"! Ha rinunciato ad un impianto curriculare ed epistemologico coerente, una identità propria, terreno di incontro unitario fra le "due culture", fondato sulla investigazione scientifica, sulla curiosità sperimentale e insieme sul rigore della verifica, della costruzione razionale, linguistica formale.

E' singolare e importante che sui previsti 27 curriculi di scuola secondaria, il liceo scientifico da solo attragga oggi un quarto della popolazione studentesca.

Ebbene: questa ingente domanda sociale non è affatto soddisfatta dalla risposta dello Stato, che la sottovaluta a favore di una presunta primazia culturale universale umanistica. E così, si è lasciato il liceo scientifico con poche ore settimanali di scienza, senza esperienze di laboratorio, con un apprendimento linguistico-concettuale scientifico povero, con un'ipostatizzazione metastorica delle stesse formulazioni scientifiche oggetto di studio.

Per non dire dell'assenza di attenzione per la dimensione civica, per la potenziale capacità di responsabilizzazione sociale, di costruzione di una "cittadinanza scientifica" che un indirizzo di studi come il liceo scientifico è altamente in grado di stimolare e sollecitare, e che è invece lasciato finora totalmente in ombra. La situazione è intollerabile. Vogliamo un vero liceo scientifico, l'Italia ne ha diritto. Esso va rivendicato proprio oggi, in questi giorni, in cui si stanno adottando i regolamenti per cambiare la scuola secondaria superiore. A questo fine il "Gruppo di lavoro per lo sviluppo della cultura scientifica" ha organizzato un convegno, in collaborazione con un paio di centinaia di licei, per discutere la base culturale e la rilevanza sociale di un tale indirizzo di studi. E sono state avanzate delle proposte.

Si è partiti dall'analisi del modo in cui la rilevanza universale del metodo scientifico possa entrare nel curriculum scolastico e diventare asse formativo, education. Si è esaminato In che modo gli epistemi scientifici concorrono con la filosofia, la storia, i vari linguaggi (letterari, comunicativi, artistici, scientifici, multimediali), le scienze sociali -non come fredda sommatoria disciplinare parallela, ma come percorso unitario- a formare un alunno moderno.

La ricca complessità curriculare e la notevole dimensione numerica degli studenti comprendono al loro interno articolazioni e differenze che non si possono ignorare.

Per questo si affaccia l'idea che si crei il liceo scientifico, uno solo, con una sola maturità scientifica, ma con almeno due (o più) opzioni, o indirizzi, o percorsi, di pari dignità e coerenza culturali, che consentano ai ragazzi di scegliere e coltivare "pacchetti" curriculari organici, che evitino inutili enciclopedismi e favoriscano l'apprendimento del metodo e l'approfondimento. Rispettando i diritti "dei più" a sapere, a seguire le proprie inclinazioni, a individualizzare l'insegnamento,  non secondo un inesistente modello contenutistico unico. Si risolverebbe così la vexata e ideologica quaestio del latino, che può essere presente in un percorso e assente in un altro.

Una sola considerazione finale: aiutateci in questa battaglia, se la condividete. Purtroppo gli scienziati preferiscono (logicamnte) i propri laboratori ma rifuggono dalla polemica pubblica, in cui primeggiano invece altri intellettuali. Ma questo silenzio ha danneggiato la causa della scienza: in queste settimane di decisioni cruciali è invece indispensabile che ci si faccia sentire.


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