fbpx Milla Baldo Ceolin, la signora dei neutrini | Scienza in rete

Milla Baldo Ceolin, la signora dei neutrini

Read time: 5 mins

Il 25 novembre scorso è morta a Padova Massimilla Baldo Ceolin, una personalità unica nel campo della cultura e dell’impegno civile. Milla, come tutti i suoi amici e collaboratori la chiamavano, era nata a Legnago il 12 agosto del 1924, figlia di un piccolo imprenditore proprietario di un’officina meccanica. Conseguita la laurea in Fisica a Padova nel gennaio del 1952, Milla ottiene nel 1963 la cattedra di Fisica Superiore, prima donna titolare di una cattedra nell’Università di Padova dalla sua fondazione. Tra il 1965 e il 1968 ha diretto la Sezione patavina dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), e tra il 1973 e il 1978 ha diretto il Dipartimento di Fisica. Le sue ricerche, iniziate subito dopo la laurea, hanno riguardato eminentemente la fisica sperimentale delle alte energie.

Fin dall’inizio la sua attività di ricerca è stata guidata dall’interesse preminente per le ‘interazioni deboli’, che non a caso sono state per anni l’argomento del suo corso di Fisica Superiore. Quella delle interazioni deboli è una linea di ricerca nella quale i fisici italiani sono stati protagonisti. La prima teoria delle interazioni deboli venne infatti proposta da Fermi nel 1933. E una quindicina di anni dopo, tra il 1946 e il 1947, due gruppi, rispettivamente quello di Conversi, Pancini e Piccioni e quello di Occhialini, Lattes e Powell, ottenevano importanti risultati che inauguravano la stagione delle ricerche sperimentali avanzate sulle interazioni deboli. Né vanno dimenticati i grandi contributi, sia sperimentali sia teorici, di Pontecorvo, il primo a introdurre nel 1957 l’idea di un’oscillazione dei neutrini. Non è un caso che Milla avesse come riferimenti fondamentali, nella sua vita e nella sua attività di ricerca sperimentale, proprio scienziati come Conversi, Occhialini e Pontecorvo, per i quali la “globalità” del pensare fisico e la fantasia nel disegnare soluzioni e apparati sperimentali si univa a una ricca sensibilità culturale e a una grande umanità. Sono la stessa linea di ricerca e lo stesso stile seguiti da Milla che, dopo un iniziale studio delle proprietà dei mesoni K (o kaoni) nei raggi cosmici, sviluppa le sue ricerche sui kaoni, sui neutrini e sulla stabilità della materia agli acceleratori del CERN di Ginevra, dell’ILL di Grenoble, di Berkley e di Argonne negli USA.

Ciò che delle interazioni deboli affascinava particolarmente Milla erano i risultati sperimentali che, nel corso degli anni, avevano mostrato la clamorosa violazione di alcune proprietà di simmetria: prima la violazione della parità P (P indica l’invarianza delle leggi fisiche per inversione delle coordinate spaziali, come in uno specchio, una proprietà violata nelle interazioni deboli) nel 1957, poi la violazione di CP (C, coniugazione di carica, è la simmetria che scambia una particella con la sua anti-particella) nei kaoni. Inoltre, sempre in quest’ambito, si era potuto studiare quei fenomeni puramente quantistici detti di “oscillazione” che, indagati inizialmente nei kaoni, sono poi stati estesi ai neutrini (sono questi fenomeni che oggi confermano l’ipotesi che i neutrini, inizialmente considerati alla stregua dei fotoni come particelle a massa nulla, abbiano massa diversa da zero). Proprio le conseguenze fisiche della violazione di CP e dei fenomeni di oscillazione permettono di far luce sulle prime fasi della storia dell’Universo, legando la fisica dell’infinitamente piccolo a quella dell’infinitamente grande, le particelle alla cosmologia. Tutti settori in cui Milla Baldo Ceolin ha dato contributi importanti fino all’ultimo, unendo alla sua attività di scienziata quella di infaticabile coordinatrice di collaborazioni internazionali e organizzatrice di incontri per fare il punto sulle ricerche svolte e discuterne le prospettive. Memorabile in questo senso la serie di “International Workshop on Neutrino Telescope” organizzati da Milla all’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti a Venezia dal 1988 fino al 2009.

Ma la sua attività, pur dominata dalla ricerca scientifica, non si esauriva in essa. Per lei, infatti, l’impegno militante di scienziata si congiungeva naturalmente con le altre molteplici espressioni della cultura, dalla letteratura alla poesia, dalla musica alle arti figurative. Sostenuta in questo dal marito Carlo, il compagno di una vita. Innumerevoli testimonianze di questa dedizione alla cultura nei suoi molteplici aspetti si ritrovano nelle attività svolte da Milla nell’ambito delle accademie di cui faceva parte, l’Accademia dei Lincei, l’Accademia Galileiana e l’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, ma anche nei suoi fondamentali contributi in qualità di membro della giuria di premi come il Premio Monselice per la traduzione letteraria e scientifica o il Premio Galileo per la divulgazione scientifica.

Tra i tanti riconoscimenti a lei tributati ricordiamo il “premio Feltrinelli” dell’Accademia dei Lincei (1976), la Medaglia d’Oro ai “Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte” (1980), e la Medaglia d’Oro ai “Benemeriti della Scienza e Cultura” (1993).

Per chi ha avuto la fortuna di conoscerla e frequentarla rimane l’immagine di una donna minuta ma piena di energia. Un sorriso che animava gli incontri nel salotto di casa dove si discuteva fino a notte fonda di scienza, lettere, arti e politica. Anni fa ebbi a chiederle se poteva riassumere in una battuta la sua visione del progresso della fisica. E lei rispose che a questo proposito gli piaceva ricordare un passo di Kleist: “Se tutti gli uomini avessero vetri verdi al posto degli occhi, dovrebbero giudicare che gli oggetti che vedono sono verdi: e mai sarebbero in grado di decidere se il loro occhio mostra loro le cose come sono e se non vi aggiunga piuttosto qualcosa che appartiene non a loro ma all’occhio”. E concluse dicendo che pensava che “noi vediamo il mondo fisico da una certa prospettiva. Questa prospettiva parziale, come dimostra il progresso della fisica, rimane sempre un buon punto di partenza, una buona approssimazione in quel contesto, a quel livello, anche se la nostra visuale via via muta e si allarga, se le ‘tonalità’ e i ‘colori’ si moltiplicano”. Un arcobaleno che ha caratterizzato la sua vita pubblica e privata.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Perché ridiamo: capire la risata tra neuroscienze ed etologia

leone marino che si rotola

La risata ha origini antiche e un ruolo complesso, che il neuroscienziato Fausto Caruana e l’etologa Elisabetta Palagi esplorano, tra studi ed esperimenti, nel loro saggio Perché ridiamo. Alle origini del cervello sociale. Per formulare una teoria che, facendo chiarezza sugli errori di partenza dei tentativi passati di spiegare il riso, lo vede al centro della socialità, nostra e di altre specie

Ridere è un comportamento che mettiamo in atto ogni giorno, siano risate “di pancia” o sorrisi più o meno lievi. È anche un comportamento che ne ha attirato, di interesse: da parte di psicologi, linguisti, filosofi, antropologi, tutti a interrogarsi sul ruolo e sulle origini della risata. Ma, avvertono il neuroscienziato Fausto Caruana e l’etologa Elisabetta Palagi fin dalle prime pagine del loro libro, Perché ridiamo. Alle origini del cervello sociale (il Mulino, 2024):