fbpx L’industria americana della conoscenza | Scienza in rete

L’industria americana della conoscenza

Tempo di lettura: 3 mins

Non c’è dubbio, con 303 miliardi di dollari spesi nel 2011 in ricerca scientifica e sviluppo (R&S), l’industria degli Stati Uniti d’America si conferma come il principale polo di innovazione al mondo. Basti pensare che la spesa delle imprese americane nel 2011 ha rappresentato il 71% degli investimenti complessivi in R&S degli Stati Uniti. E risulta di poco inferiore alla spesa totale dei due paesi che, dopo gli Stati Uniti, investono di più in R&S: la Cina (175 miliardi di dollari) e il Giappone (152 miliardi di dollari). I due paesi asiatici investono, complessivamente, 327 miliardi di dollari.

L’investimento di 303 miliardi in R&S da parte delle imprese rappresenta il 2,0% del Prodotto interno loro degli Stati Uniti. Molti economisti ritengono che un paese raggiunge un optimum nella capacità di innovare se investe almeno il 3,0% della ricchezza prodotta in R&S. E se questo 3,0% è rappresentato da almeno il 2,0% di investimenti in sviluppo tecnologico delle imprese e da almeno l’1,0% di investimenti in ricerca scientifica da parte dello stato. L’industria americana ha raggiunto, dunque, questo obiettivo considerato desiderabile. E la performance è tanto più significativa se si tiene conto che le imprese americane finanziano direttamente la maggior parte della spesa in R&S: su 303 miliardi di dollari spesi, infatti, ben 270 (pari all’89,1%) risultano di fonte propria e solo 33 miliardi (pari al 10,9%) di origine pubblica.

Le industrie Usa, dunque, continuano a credere che la loro capacità competitiva sia direttamente proporzionale alla loro capacità di innovare. E infatti, secondo gli esperti del R&D Magazine, nel 2012 porteranno a 311 miliardi la spesa in R&S, di cui 280 saranno di fonte diretta.

Quali sono i settori di sviluppo tecnologico in cui l’industria americana investe di più? Se diamo uno sguardo alla tabella qui sotto, verifichiamo facilmente che, in termini assoluti, i settori dove è massima l’investimento in ricerca e sviluppo è quello della biotecnologie rosse (i farmaci) e in quello dell’ICT, delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Tra le 20 imprese che nel 2010 hanno speso di più in ricerca, infatti, 9 sono specializzate nelle ICT e 7 in farmaceutica. Solo due appartengono al settore automobilistico (General Motors e Ford), una sola all’aerospazio (Boeing) e, infine, una (la Procter&Gamble) è una specializzazione variegata. Da notare che tra le prime 20 imprese per investimenti in R&S non c’è alcuna industria chimica e alcuna industria energetica.

Anche l’intensità di spesa in R&S (ovvero gli investimenti per unità di lavoro) porta ha il medesimo segno. Su 7 grandi aziende che nel 2010 hanno investito almeno 100 dollari per unità di lavoro, 5 sono del settore biofarmaceutica e due (Google e Microsoft) del settore ICT. Delle 18 aziende che hanno investito in R&S almeno 50 dollari per unità di lavoro, ben 13 appartengono al settore biofarmaceutica, 3 al settore ICT e 2 al settore telecomunicazioni.

Nessuna azienda del settore automobilistico, aerospazio, chimica o energia ha investito in R&S più di 40 dollari in R&S. È evidente, dunque, che – almeno negli Usa – i settori di punta dell’economia della conoscenza sono, in questo momento, le biotecnologie e le tecnologie IC (information and communication). Non è un dato privo di significato. Sebbene la Cina sia diventata il maggiore esportatore al mondo di prodotti hi-Tech, gli Stati Uniti continuano a essere il maggior produttore al mondo di beni ad alta tecnologia. Gran parte dei quali destinati al loro mercato interno.

Azienda

Spesa
in milioni di $

1.

Pfizer

9.402

2.

Microsoft

8.951

3.

Merck

8.669

4.

General Motors

6.962

5.

Johnson&Johnson

6.844

6.

Intel

6.576

7.

IBM

6.026

8.

Cisco

5.711

9.

Ford

5.000

10.

Lilly

4.884

11.

Boeing

4.121

12.

Oracle

4.108

13.

Google

3.762

14.

Abbott

3.724

15.

Bristol-Meyers

3.566

16.

Hewlett-Packard

3.076

17.

Amgen

2.894

18.

Qualcomm

2.624

19.

Procter&Gamble

1.976

20.

Apple

1.955

Tabella: Le aziende americane che investono di più in R&S

In giallo le aziende del settore biofarmaceutico; in azzurro le aziende del settore ICT; in marrone chiaro le aziende del settore automobilistico; in marrone scuro le altre.

Fonte: Elaborazione propria su dati R&D Magazine


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

La salute di giovani transgender in mani transfobiche?

A metà maggio il ministro della Salute e la ministra della Famiglia, natalità e pari opportunità hanno firmato un decreto che istituisce un tavolo congiunto sulla disforia di genere i cui 29 membri dovranno effettuare «una ricognizione delle modalità di trattamento». Un paio di giorni dopo la ministra ha esplicitato che per lei l’identità sessuale deve rimanere binaria, come vuole la biologia, dimostrando di ignorare quello che la biologia riconosce da tempo: un ampio spettro di identità di genere. Abbastanza per temere che l’approccio di lavoro di questo tavolo possa essere guidato più dall’ideologia che dalla ricerca scientifica.

Crediti: Foto di Katie Rainbow/Unsplash

Suona davvero un po’ beffardo. Solo pochi giorni fa il ministro della Salute Orazio Schillaci e la ministra della Famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Roccella hanno firmato un decreto che istituisce un tavolo tecnico di approfondimento sulla disforia di genere «per una ricognizione delle modalità di trattamento di tale condizione nel territorio nazionale».