La notizia di oggi, lunedì 25 laggio, che la Corea del Nord ha effettuato un nuovo test nucleare sotterraneo, della potenza - sembra - di circa 10-20 kiloton, non ha stupito gli osservatori più attenti ed informati, ma potrebbe certamente gettare una brutta, bruttissima luce sul futuro del disarmo nucleare. Si è appena conclusa, ed in maniera molto promettente, la fase preparatoria della Conferenza di Rassegna del Trattato di Non Proliferazione che si terrà nel 2010 (cfr. Alessandro Pascolini su http://lascienzainrete.it/node/649) ed è auspicabile che questo fatto non riverberi negativamente sulla Conferenza stessa. Credo non si abbiano oggi elementi per fare ragionevoli previsioni, ma un elemento positivo in questo nuovo scenario può e deve essere colto: la posizione della Cina, che si è dichiarata "fortemente contraria" al test di oggi e che rimprovera alla Corea del Nord di aver "ignorato le obiezioni della comunità internazionale" al proseguimento del suo programma nucleare. Nelle prossime ore si conosceranno le conclusioni della riunione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, ma non credo sia plausibile aspettarsi reazioni significative da parte del regime di Pyongyang, così come non ci furono dopo il primo test dell'Ottobre del 2006.
Fuori discussione, mi sembra, che il test nucleare di oggi, che può essere percepito come ancora più minaccioso a causa del contestuale test di missili a corto raggio, possa ulteriormente isolare la Corea del Nord, con conseguente inasprimento delle tensioni internazionali. Se questo avvenisse e non si trovassero rapidamente strumenti efficaci per riaprire negoziati ed arrivare ad una palese rinuncia della Corea del Nord a perseguire programmi volti a rafforzare le proprie capacità nucleari di "autodifesa", la ratifica da parte del Congresso degli Stati Uniti del Trattato per il Bando Totale dei Test nucleari (CTBT) potrebbe essere ancora più difficile e tutto il cammino verso il disarmo nucleare reso ancora più impervio.
Nella prospettiva di mantenere comunque il dialogo ed il confronto, le prime dichiarazioni del Presidente Barack Obama appaiono saggiamente molto prudenti e momentaneamente rassicuranti: accanto alla giusta e scontata condanna, infatti, viene espressa la determinazione a continuare a lavorare con tutti del Gruppo dei Sei (Stati Uniti, Russia, Corea del Sud e del Nord, Giappone e Cina).
Vedremo quello che succederà nei prossimi giorni, con la speranza che, comunque ed in ogni caso, lo strumento del negoziato e della trattative sia quello privilegiato da tutti.