Già dal titolo si intuisce l'impegno programmatico dell'autore: unire scienza e narrazione. Impegno ardito, ma in linea con la ricomposizione, da molti ormai auspicata, della tradizionale frattura tra le "due culture". Sulla copertina una foto affascinante di Edoardo Romagnoli ci ricorda che andando lungo la spiaggia in una notte di plenilunio la striscia luminosa che l'astro d'argento proietta sull'acqua punta decisa verso ciascuno spettatore, dandogli la convinzione di essere l'unico destinatario di quel sidereo messaggio: la luna si rivolge a ciascuno di noi, a ciascuno parla. Chiacchierona, ciarliera, a volte pettegola, la luna è sempre prodiga di notizie, suggestioni, miti.
Il libro - "L'astro narrante. La luna nella scienza e nella letteratura italiana", di Pietro Greco, pubblicato da Springer-Verlag Italia, Milano, 2009, pagg. 294, € 22,00 - è organizzato secondo un asse cronologico che va dal passato profondo al presente: dai Caldei ai Sumeri, dai Babilonesi agli Egizi, approdando ai Greci, dai filosofi presocratici ad Aristotele, e passando poi in rassegna i grandi astronomi e matematici dell'Ellenismo, in una cavalcata affascinante che offre all'autore il destro per fornirci da una parte una quantità di informazioni astronomiche rigorose sul nostro satellite e dall'altra per illustrarci le sue diverse facce presso i diversi popoli.
Quest'anno la luna è protagonista di due ricorrenze storiche importanti: nel 1609 Galileo Galilei punta il cannocchiale verso la luna e inizia la splendida avventura della scienza moderna; nel 1969 Neil Armstrong lascia la sua orma sulla polvere della luna e inaugura l'era avventurosa dell'esplorazione extraterrestre. Ma la luna è molto altro: ci parla del tempo e delle sue scansioni, dello spazio e delle sue coordinate. E, soprattutto, la luna è il punto d'incontro di letteratura, filosofia e scienza: da Dante a Galileo, da Bruno a Leopardi, da Ariosto a Calvino questo curioso e fecondo ménage à trois ha prodotto una messe di sogni, risultati scientifici, ipotesi filosofiche, teorie matematiche, chiavi di lettura del mondo.
E a ciascuno di questi grandi letterati, filosofi e scienziati Greco dedica un denso capitolo, intessuto di notizie biografiche, di citazioni e di considerazioni, dimostrando che la separazione forzosa di letteratura e scienza, di immaginazione e rigore, è più frutto di gelosie accademiche, di ritorsioni o risentimenti che di necessità culturale: anzi, la complessità incommensurabile del mondo postula una molteplicità di mappe, di descrizioni, di punti di vista, che magari non riescono a fondersi, se non nelle opere dei grandissimi, ma che certo si devono giustapporre per aiutarci a comprendere. Se l'uomo è una "macchina semantica" che va cercando il senso del suo essere in questo mondo, è bene che in questa sua ricerca si valga di tutte gli strumenti che ha a disposizione: mito, storia, filosofia, scienza e tecnologia. In fondo sono tutte forme diverse e complementari di narrazione. E questa ricerca di senso, presente in tutti gli autori visitati, si fa esplicita nelle eterne questioni esistenziali poste alla luna dal leopardiano pastore errante dell'Asia.
Tra i capitoli più interessanti di questo libro tutto interessante vi è l'ultimo, dedicato come quello precedente a Italo Calvino e intitolato "La Luna e la vocazione profonda della letteratura italiana". Greco afferma che 'la scienza può essere narrata' e sostiene questa sua tesi con le parole di Calvino, che trova in Galileo la fusione perfetta del grande scienziato e del grande scrittore. Non è un caso che Calvino sia stato, tra gli scrittori italiani contemporanei, quello che più si è impegnato a trarre ispirazione dalla scienza, ma, insieme, quello che più ha rivalutato il mito e apprezzato le fiabe e le leggende.
Nota della redazione: Pietro Greco, autore del libro recensito, è condirettore di Scienzainrete.