E’ di questi giorni la “bocciatura”, così è stata definita, della Legge 40 da parte della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo di Strasburgo. Penso non sia più il caso di ricordare che cosa essa dica e quali vicissitudini abbia avuto fino a quest’ultimo parere di incoerenza con la Legge 194. Ha però senso ricordare alcuni fatti interessanti e bizzarri per un paese che vorrebbe dirsi democratico e dove dovrebbe esistere un Parlamento chiamato a legiferare per tutti i cittadini e non solo per quelli di una certa ideologia.
Come sappiamo, la Legge n. 40, promulgata il 19/2/2004, fin dal suo
apparire suscitò non poco rumore. Ciò che sollevò maggior dibattito furono
specialmente gli articoli 13 e 14 che riguardavano gli embrioni umani. E furono
proprio alcuni commi (1, 2, 3 e 4) di quest’ultimo articolo (assieme al comma 3 dell’art. 6) che furono dichiarati
illegittimi dalla Corte Costituzionale, con la sentenza n. 151 dell’1/4/2009. Ricordo anche che si tentò un referendum e che andò deserto per il fatto
che dei 49.794.704 (quarantanove milioni settecentonovantaquattro mila
settecentoquattro!) cittadini iscritti alle liste, e quindi aventi il diritto
di esprimersi attraverso il voto, praticamente quasi nessuno, il 12 e 13 giugno
del 2005, andò a dare il proprio parere democratico. Solo circa il 25% si recò
ai seggi e il referendum fu inefficace per mancanza di quorum.
Un popolo di anarchici, dunque? Non credo. Ma non mi
sentirei nemmeno di dare ragione al Cardinale Ruini che, dai microfoni della
Radio Vaticana (14/6/2005), commentò, peraltro con grande senso dell’ironia,
che l’astensione è "frutto della maturità del popolo italiano, che si è
rifiutato di pronunciarsi su quesiti tecnici e complessi, che ama la vita e
diffida di una scienza che pretenda di manipolare la vita”.
In effetti, l’intervento del Cardinale Ruini non è stato l’unico ad allietare quei pochi italiani
basiti da uno spettacolo sconcertante per un paese cosiddetto democratico. Mi
basta qui ricordare il dibattito fra E. Severino e G. Reale apparso nel ‘Corriere
della Sera’, rispettivamente del 1/12/2004 e del 6/1/2005. Qui, in una sarabanda di errori di
ragionamento, di oscurità lessicali e di totale assenza di una minima
conoscenza scientifica intorno a che cosa si stesse parlando, i due autori
discettarono, sulla base dell’interpretazione di testi aristotelici, se
l’embrione fosse persona o meno, e quindi se si potesse intervenire su di esso. Al di là di queste amenità, che potrebbero essere
divertenti se non fossero indicatrici di un costume a un cattivo dibattito, ciò
che desta perplessità non è tanto una legge mal fatta. Capita: le leggi sono
fatte dagli uomini e può accadere che qualcuna non riesca bene, specie se i
legislatori non sono così bravi (e noi, sicuramente, negli ultimi decenni non è
che abbiamo brillato per avere legislatori di grande levatura). Ciò che suscita
perplessità è che la Legge 40 è ideologica, che è stata fatta per dare
soddisfazione a una certa visione della vita e della scienza e non per dare
soddisfazione a tutti i cittadini, indipendentemente dalle loro credenze.
Chi
l’ha fatta sembra aver dimenticato che
l’art. 67 della Costituzione sancisce che “Ogni membro del Parlamento
rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.
Il Parlamentare è pagato da tutti cittadini per fare il bene di tutti i
cittadini, indipendentemente dal suo credo.
Ancora oggi, leggendo i commenti alla sentenza della
Corte di Strasburgo, si percepisce un dibattito viziato da partigianeria
ideologica, dove pare che a nessuno interessi il fatto semplice che la legge
dovrebbe regolare comportamenti e non sancire qual è la visione etica che si
deve adottare. Il guaio, in tutto questo bailamme di grida di destra e
di sinistra, in tutto questo accusarsi basato su slogan, è che il cittadino ne
soffre e ne sopporta le conseguenze negative. Quanti sono i cittadini italiani
che, come i coniugi Rosetta Costa e Walter Pavan (i due che hanno ricorso
alla Corte di Strasburgo), hanno dovuto patire solo perché chi ha fatto quella
legge ha voluto imporre le sue credenze? Tutto in nome di una verità che quegli
estensori si arrogavano di possedere. Ma quante sono state le
sofferenze inferte e il sangue versato dai possessori di verità lungo i millenni?
Pensiamoci. Forse sarebbe ora che chi afferma di avere la verità abbassi gli
occhi davanti allo sguardo degli uomini liberi che non accettano né dogmi né
imposizioni di visioni della vita e della scienza.