fbpx Intrappolati nell'ambra | Page 8 | Scienza in rete

Intrappolati nell'ambra

Read time: 2 mins

Un team internazionale ha individuato tre esemplari di invertebrati perfettamente conservati nell'ambra e risalenti a 230 milioni di anni fa. Si tratta dunque di esemplari almeno 100 milioni di anni più antichi di quelli trovati finora.

Non è certo una trovata degli sceneggiatori di Hollywood e neppure un evento così raro scoprire artropodi vecchi di milioni di anni conservati nell'ambra. Un tempo quell'ambra era la resina appiccicaticcia di alberi, generalmente conifere, che colava lungo il tronco e finiva con l'intrappolare i malcapitati insetti che incontrava sul suo cammino. Una volta fossilizzate e trasformatesi in ambra, quelle minuscole gocce di resina hanno conservato fino ai nostri giorni il loro contenuto.

Nella loro caccia a questi preziosi fossili, Eugenio Ragazzi e Guido Roghi, ricercatori dell'Università di Padova, hanno scoperto dalle parti di Cortina d'Ampezzo una gran quantità di minuscole gocce d'ambra e le hanno affidate al team di Alexander Schmidt (Georg-August University, Gottingen) per individuare eventuali inclusioni. L'analisi ha permesso così di scoprire tre artropodi di 230 milioni di anni fa: una mosca (l'esemplare peggio conservato) e due perfetti esemplari di acari appartenenti a due specie sconosciute.

Nello studio, pubblicato su PNAS, si evidenzia non solo come i due acari, benché risalenti al Triassico, siano sorprendentemente simili a quelli attuali, ma anche la grande capacità di adattamento di questi artropodi. Infatti, mentre ai nostri giorni la stragrande maggioranza degli acari trae nutrimento dalle angiosperme (le piante che fanno fiori), nel Triassico tali piante ancora non esistevano e dunque gli acari dovevano per forza nutrirsi di conifere. Abitudine alimentare prontamente cambiata quando hanno fatto la loro comparsa le angiosperme.

American Museum of Natural History

Autori: 
Sezioni: 
Paleontologia

prossimo articolo

Diagnosi di HIV in crescita dopo il COVID: i numeri del 2023

Dopo la pandemia di Covid-19, per la prima volta da quasi dieci anni, sono aumentate in Italia le infezioni da HIV, molte delle quali diagnosticate in fase già avanzata (AIDS), soprattutto tra le persone eterosessuali. Sono alcuni dai dati che emergono dal report del Centro Operativo AIDS (COA) dell’Istituto Superiore di Sanità e che, in occasione della Giornata mondiale contro l'AIDS che si celebra il 1 dicembre, riportiamo in questo articolo.

Le diagnosi di infezione da HIV continuano ad aumentare, invertendo la decrescita che, prima della pandemia di Covid-19, durava da quasi dieci anni. Secondo i dati pubblicati dal Centro Operativo AIDS (COA) dell’Istituto Superiore di Sanità, nel 2023 sono stati registrati 2.349 nuovi casi, che arrivano a circa 2.500 tenendo conto delle segnalazioni ancora da registrare.