fbpx Dottorato di ricerca: apprendisti per sempre? | Scienza in rete

Dottorato di ricerca: apprendisti per sempre?

Read time: 2 mins

Nella società della conoscenza i dottori di ricerca sono un lievito. Di giovani che dopo la laurea hanno speso almeno altri tre anni per addestrarsi all’indagine e a lavorare alla frontiera del sapere, hanno bisogno per crescere l’università, ma anche il sistema produttivo e la società nel suo complesso. Bene dunque ha fatto la Commissione Europea a elaborare e adottare i “Principi per una formazione dottorale innovativa”, auspicabile pietra tombale di una concezione del dottorato di ricerca che vedeva nel giovane dottorando un apprendista al servizio dell’accademico-supervisore, la cui migliore prospettiva era costituita dalla speranza di prenderne, un giorno, il posto. Non solo. Il dichiarato, ambizioso obiettivo dei “Principi” è anche quello di promuovere e diffondere nella società civile il valore del dottorato di ricerca e della ricerca tout court.

Questo nella ragionevole convinzione che tanti problemi di modernizzazione, internazionalizzazione, innovazione di imprese private ed enti pubblici possano essere risolti con la mentalità e l’approccio del ricercatore.

Purtroppo, quanto sta avvenendo in queste settimane in molte università italiane fa temere che stia prendendo piede un’interpretazione ‘pomodoro e basilico’ dei “Principi”. Liberato il dottorato da quell’aggettivo qualificativo (accademico) che ne rappresentava ormai un sempre più angusto letto di Procuste, si rischia adesso di privarlo anche del sostantivo che ne rappresenta l’essenza: ricerca. Il cosiddetto ‘dottorato industriale’ nel nostro paese sta nascendo spesso su progetti aziendali che nulla hanno a che vedere con la ricerca, nella mai sopita illusione che sia possibile fare innovazione senza ricerca. Si tratta di un equivoco potenzialmente letale. Nei paesi che hanno ‘inventato’ il dottorato industriale (Paesi Bassi, Svezia, Norvegia Danimarca, alcune università del Regno Unito), questo resta saldamente ‘di ricerca’, tanto che i dottorandi non conseguono il titolo se non hanno pubblicato i risultati del loro progetto di tesi in articoli scientifici. A questo punto è fondamentale che intervenga con rapidità e vigore l’Autorità ministeriale d’indirizzo del sistema universitario italiano, il MIUR, emani l’atteso Regolamento per il dottorato di ricerca. Non ci può essere spazio per i furbi. Se i giovani dottorandi, da apprendisti nell’accademia si trasformeranno in apprendisti nelle imprese, in “dottori senza ricerca”, non avremo fatto né l’interesse dei giovani, né quello delle imprese, né quello del paese.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Chiudiamo l'anno nel ricordo di Alessandro Liberati

Ritratto fotografico di Alessandro Liberati, epidemiologo

Zadig ha voluto ricordare, nel chiudere questo 2024, l'amico e collega Alessandro Liberati, medico e docente di epidemiologia, che ha impresso un segno importante nella cultura medica del nostro Paese e ha condiviso con Zadig molte iniziative culturali e scientifiche, che hanno profondamente contribuito a improntarne il metodo. Se non ci avesse lasciato troppo presto nel 2012, quest’anno Alessandro avrebbe compiuto 70 anni. Riprendiamo l'editoriale tratto dal sito di Zadig.

Per i collaboratori di Zadig il ricordo di Alessandro è quello di una persona stimolante, attiva, di intelligenza acuta, con un forte senso critico e una carica di energia che lo spingeva a innovare, a lavorare intensamente, ad avere la capacità di prevedere come si sarebbero mosse le cose in futuro e progettare sempre nuove iniziative… da quelle scientifiche fino alla famosa caccia al tesoro annuale, il Liber Trophy, che radunava colleghi e amici sguinzagliati a caccia degli indizi da lui disseminati per le strade di Forte dei Marmi, dove aveva una casa che per il suo compleanno si apriva