Se volete capire subito qual è il filo conduttore e il senso profondo di Chimica!, il libro che Vincenzo Balzani e Margherita Venturi hanno appena pubblicato con l’editore Scienza Express, andate a pagina 22. Lì è chiaramente scritto, in un’unica frase che contiene i due concetti fondanti del volume e, probabilmente, della disciplina. Primo: «la chimica caratterizzerà sempre più il nostro futuro perché è una scienza centrale». Secondo: «il suo linguaggio è quello delle molecole» e questo suo peculiare linguaggio «invade e pervade numerosi altri campi del sapere».
Vincenzo Balzani è ben noto ai lettori di Scienzainrete: perché membro del Gruppo 2003 e collaboratore storico del nostro web journal. Ed è un chimico. Anzi, uno dei 100 chimici più citati al mondo. Margherita Venturi è una sua collega dell’università di Bologna. Lavora presso il Dipartimento dedicato a Giacomo Ciamician, insegna per l’appunto chimica e si occupa di nanotecnologie. I due hanno tre passioni in comune. La prima è lo studio della chimica supramolecolare grazie al quale hanno messo a punto alcune “macchine molecolari” giungendo a un passo dal concretizzare il sogno di Giacomo Ciamician: imitare la natura e realizzare la “fotosintesi artificiale”. La seconda riguarda la responsabilità sociale degli scienziati: non a caso hanno fondato e portano avanti presso l’università di Bologna dei corsi su “scienza e società”. La terza è la passione per la “cultura chimica”, che va ben oltre il semplice “fare chimica” (nel loro caso alla grande) in laboratorio.
Queste tre passioni innervano il libro Chimica!, che non a caso fa seguire un entusiastico punto esclamativo al nome della disciplina. Una disciplina che, dicono Balzani e Venturi, nel sottotitolo consente di «leggere e scrivere il libro della natura». L’immagine richiama quella, celeberrima di Galileo Galilei, secondo cui il «libro della natura» è scritto nel linguaggio della matematica. Vincenzo Balzani e Margherita Venturi sostengono che il libro della natura – almeno di quella parte della natura di cui abbiamo esperienza quotidiana – è scritto nel linguaggio della chimica.
Le due immagini, a ben vedere, non sono in competizione. Infatti le due scienze – le scienze matematiche e le scienze chimiche – sono per l’appunto scienze transdisciplinari o, se volete, centrali: utilizzate in una miriade di altre discipline. Apprendere la chimica e la sua grammatica è, dunque, importante quanto apprendere la matematica e la sua grammatica. L’idea della chimica come linguaggio della natura è qualcosa di più di una metafora. È fondata, infatti, su una vera e profonda analogia. O forse su una omologia. La chimica, spiegano infatti Vincenzo Balzani e Margherita Venturi, è una vera e propria lingua alfabetica. Le sue lettere sono gli atomi. Le sue parole sono le molecole. Con queste lettere e con queste parole sono scritti i libri della natura di cui abbiamo quotidiana esperienza. Compreso il libro della vita. La quale, a ben vedere, altro non è che un continuo leggere, trascrivere, tradurre un codice - il codice della vita, appunto – creando di tanto in tanto nuove parole ed elaborando spesso nuove opere.
Ebbene i chimici, scrivono Balzani e Venturi, non solo hanno imparato a leggere la gran parte dei libri della natura scritti in questo linguaggio molecolare. Ma stanno imparando sempre più a scrivere opere inedite. A creare prosa e, qualche volta, poesia chimica. Il che deve renderli non solo compiaciuti. Ma anche molto attenti e responsabili. Perché il linguaggio chimico deve essere utilizzato per fare buona e non cattiva letteratura. Infine l’idea della chimica come linguaggio può (deve, sostengono gli autori) essere utilizzato, con rigore e creatività, per insegnare questa disciplina, appassionando e non annoiando i giovani che la studiano a scuola. Non è solo una pur importante esigenza didattica. È una necessità sociale: perché, scrivono, la chimica non è solo alla base della vita è anche al centro della nostra vita quotidiana.