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La finestra dei due gradi

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 Limitare il riscaldamento globale entro la soglia dei 2° per la fine del secolo è possibile, ma diventerà sempre più difficile e costoso se non si riducono le emissioni di gas serra nel breve periodo. Queste le conclusioni dello studio di un gruppo di ricercatori svizzeri, austriaci e statunitensi, pubblicata su Nature Climate Change.

 

 Gli scienziati hanno esaminato le innovazioni tecnologiche e i cambiamenti politici e sociali necessari per evitare che la temperatura media globale superi il limite fissato dagli accordi internazionali sul clima. Nel testo finale della conferenza di Doha, conclusa l'8 dicembre, la soglia critica dei due gradi è stata mantenuta tra gli obiettivi principali. Gli Stati che hanno accettato di continuare a ridurre le emissioni anche dopo la scadenza della prima fase del Protocollo di Kyoto rappresentano però solo il 15% dei gas sarra prodotti nel mondo, circa 50 gigatonnellate all'anno.

 

 Le proiezioni mostrano che nel 2020 le emissioni supereranno le 55 gigatonnellate. Anche a questi livelli, scrivono gli scienziati, sarebbe possibile raggiungere l'obiettivo dei due gradi nel lungo periodo, ma solo mettendo in conto alti costi economici, alti rischi ambientali e sociali e affidandosi a previsioni estremamente ottimistiche sull'efficiacia delle tecnologie attuali e future. Secondo Joeri Rogelj, alla guida del progetto, per contrastare il cambiamento climatico “ci stiamo affidando completamente alla tecnologia di cattura e stoccaggio del carbonio, o a soluzioni ad alto consumo di suolo come la riforestazione e la produzione di biocombustibili. Se vogliamo ridurre la dipendenza dall'uso massiciccio di queste tecnologie, è necessario ridurre le emissioni entro il 2020 e usare l'energia in modo più efficiente”.

Con l'aumento delle emissioni, la finestra di opzioni disponibili per raggiungere l'obiettivo dei due gradi si restringe. “Se vogliamo tenere aperte più soluzioni – scrive Rogelj - dovremmo ridurre le emissioni globali tra le 41 e le 47 gigatonnellate di CO2 equivalente all'anno entro il 2020”. 

Lo studio sottolinea l'importanza di ridurre la domanda di energia e valorizzare l'efficienza al consumo finale, strategie già segnalate in diverse ricerche recenti. Nel frattempo, la produzione di energia da carbone dovrebbe essere rapidamente dismessa e sostituita con altre fonti meno inquinanti. “Se si volesse davvero raggiungere l'obiettivo dei due gradi – ha detto Kewan Riahi, responsabile del Programma Energia dello IIASA che ha partecipato alla ricerca – si dovrebbe chiudere una centrale a carbone ogni settimana per dieci anni”. 

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Auto elettriche: occorre ripensare il modello di mobilità

Vehicle battery pack ballistic shield, Tesla Inc 2011

Da un punto di vista sia economico sia ambientale, la parte più costosa di un’auto elettrica è la batteria, pertanto è bene sfruttare tutta la sua vita utile. Tuttavia, il modello di mobilità attuale, basato su molte auto private poco utilizzate, non è né efficiente né sostenibile per un parco auto completamente elettrificato: occorre passare verso un modello di mobilità basato sul car sharing di veicoli a guida autonoma.

Immagine: Patent US8286743B2, Vehicle battery pack ballistic shield, Tesla Inc 2011.

Nel 2023, in Italia le immatricolazioni di auto elettriche sono state 66.276, con una quota di mercato del 4,22%, contro le 49.053 del 2022 e una quota di mercato del 3,71%. Il parco circolante BEV si attesta così a 220.188 unità.

Su base regionale, le immatricolazioni sono così ripartite: in testa il Trentino-Alto Adige con 12.807 veicoli immatricolati, seguito da Lombardia con 12.509 immatricolazioni, Lazio 7.533 veicoli, Toscana con 6.410, Veneto con 5.327, Emilia-Romagna 5.025 veicoli e Piemonte con 4.299 veicoli.